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Conversazioni sulla Psicosociologia della Genitorialità

Conversazioni sulla Psicosociologia della GenitorialitaConversazioni sul tema della maternità (e paternità) contemporanea ne abbiamo accese molte negli ultimi dieci anni.

Confronti, più o meno conflittuali, e condivisione di informazioni, di studi. Dialoghi a partire dalle nostre esperienze cliniche con le coppie genitoriali e con gli individui intenzionati a diventare madri o padri.

Soggetti desideranti, esseri umani ai quali, a volte, un ostacolo ha impedito più o meno temporaneamente di realizzare il sogno più naturale che esista.

Nel 2017, convergendo da più aree d’Italia e da più ambiti formativi, una trentina di professionisti hanno dato vita a uno spazio virtuale – un gruppo su Facebook – che si è rivelato in realtà assai concreto; un luogo di creazione (forse potremmo proprio dire di gestazione e sviluppo) di un libro: “Psicosociologia della genitorialità”, curato da Simona Adelaide Martini ed edito da Golem Edizioni per la collana “Psiconauti” e giunto alla prima ristampa nel 2018. In qualità di autrice ho partecipato con entusiasmo al progetto, scrivendo insieme alla stessa Martini e a Cinzia Guarnaccia l’introduzione al testo e, con la sociologa e antropologa Barbara Lattanzi, il sesto capitolo dedicato alla maternità surrogata.

Dopo un attento esame dell’esperienza genitoriale in ogni sua possibile tappa, attraverso l’analisi della letteratura clinica esistente – dalle origini a oggi – e, grazie all’apporto di un’avvocata esperta quale è Roberta Cervesato, gli ultimi due capitoli del libro sono interamente dedicati alla PMA e alla GPA. Se quest’ultima è una tecnica più o meno regolamentata nei vari paesi del mondo, accettata come tale oppure rifiutata in toto a seconda del contesto culturale, certamente in Italia la fecondazione assistita è oggi ampiamente utilizzata, seppure sia ancora un mondo sconosciuto per molte persone.

Il nostro intento è divulgativo, perché scrivere questo libro è stato anche un modo per dialogare con il pubblico. Un dialogo che continuiamo a portare avanti anche dal vivo, così come speriamo accada il 24 maggio a Bologna. Raccogliere nuovi spunti di riflessione, ascoltare le persone che portano dubbi, esperienze, domande – che sono spesso i nostri stessi dubbi e le nostre stesse domande. Lasciare aperte le possibilità di risposta, perché ogni percorso di genitorialità è unico, speciale, non giudicabile da coloro che non ne sono coinvolti. Naturalmente, per quel che riguarda noi psicoterapeuti, siamo portati alla ricerca di un equilibrio dinamico tra le diverse posizioni psicologiche, soprattutto quando si parla di nuove tecnologie abbinate al “desiderio” e al “diritto” delle persone, e alle difficoltà che si pongono di fronte al desiderio come mura apparentemente invalicabili.  

I temi esposti nei capitoli di cui sopra sono stati osservati, esplorati, coltivati, tracciati con grande attenzione da parte delle psicoterapeute che interverranno, a partire dalle ore 20.30, sul palco del Teatro San Salvatore in Via Volto Santo 1 a Bologna.

Simona Adelaide Martini (psicoterapeuta di Milano) ed io (che arriverò da Torino), insieme ad Amalia Prunotto (che giungerà da Padova) siamo state invitate dalla collega Letizia Rotolo, esperta di PMA. Insieme all’Associazione Francesca Centre, all’interno del ciclo di serate “Conversazioni”, la dottoressa Rotolo ha organizzato un incontro dedicato alla cicogna, la quale, occorre dirlo, a volte “smarrisce la rotta”. Il dialogo tra noi e il pubblico verterà dunque sulla “psicosociologia della genitorialità”: si evidenzieranno gli aspetti fondamentali atti alla comprensione dell’esperienza del divenire madre e padre, le genitorialità frutto di procedure medicalmente assistite e le complesse implicazioni inerenti la maternità surrogata, prendendo in considerazione il tema e osservandolo a più livelli. Ampio spazio verrà dato alla comunicazione e alle domande del pubblico presente.

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Tutte le relatrici sono anche autrici del libro. Amalia Prunotto ha scritto diversi paragrafi del quinto capitolo, relativo ai diversi accessi alle nuove genitorialità.Si è occupata, nello specifico, della generatività e del cambiamento epocale “nella costruzione e nello svolgimento delle funzioni nel sistema familiare, nonché dei ruoli all’interno della coppia”, con tutte le “pluralità di forme” e le “discontinuità” dei casi contemporanei. Quando la minaccia della sterilità afferra una coppia, impedendo alle persone di realizzare il desiderio del diventare genitori, le strade per affrontare l’ostacolo sono diverse. Non è detto, tra l’altro, che lo si voglia per forza superare, questo limite. Ci sono infatti persone che riescono a sentirsi realizzate anche senza figli. Nel caso in cui la maternità e la paternità concrete siano invece per alcuni imprescindibili, si aprono davanti agli individui strade non semplici da percorrere ma certamente oggi più sostenibili di un tempo.

Adozione, PMA: soluzioni che, in entrambi i casi, richiedono il sostegno della rete sociale di riferimento. Insieme ai colleghi Fabio Apolloni e Valentina Lunghi, la Prunotto descrive, all’interno del capitolo di cui sopra, le diverse procedure della procreazione medicalmente assistita ma anche traccia i passi più noti – emotivi e razionali – di coloro che accettano la sterilità e rinunciano. “I tempi attuali, ‘narcisisti’ per eccellenza, hanno portato a situazioni (sempre più diffuse attraverso i media) di ‘esibizione della gravidanza’ (e della maternità e/o paternità)” ma la genitorialità, quando viene vista come una possibilità non esaustiva della vita, uscendo dall’ideale ‘status’ al quale ambire, può essere ridimensionata come meta concreta e trasformata in altri modi di sentirsi creativi, in un far nascere altre relazioni vitali e progetti importanti per se stessi e per la/il partner.

Letizia Rotolo ci parla di lutto, perché la “mancata genitorialità” è un po’ come un lutto da elaborare. Così come densa di emozioni forti (belle e brutte) è la via della PMA, che sia eterologa o no (e ancora di più nel primo caso). Fare i conti con la rabbia e con la frustrazione. Restare coscienti a se stessi, attraversando crisi personali e di coppia. Un’avventura, senza dubbio. Almeno così appare chiaro al lettore quando si inoltra nei casi descritti dalla Rotolo. Dal racconto, dai racconti, si evince però che il piano di realtà è altrettanto importante di quanto lo sia il desiderio – che è spinta imprescindibile alla continuazione di ogni percorso. Un intero paragrafo è dedicato infatti al ruolo dei donatori nella PMA eterologa e alla narrazione della verità come base per una relazione cosciente con i bambini che vengono al mondo.

Questi “figli delle cicogne”, nati perché tanto desiderati, hanno il ruolo principale sulla scena della “psicosociologia della genitorialità” e noi non lo dimentichiamo. Dopo aver diffusamente esplorato e approfondito l’argomento dal punto di vista junghiano, con sguardo attento alla simbologia connessa al ‘fare’ contemporaneo, con le colleghe Silvana Graziella Ceresa e Simonetta Putti (“Utero in anima”, Lithos Ediziono 2017), ho infatti deciso di collaborare alla stesura del testo curato dalla Martini travasando le mie riflessioni con una certa dose di temperanza in un dialogo psico-sociologico ancora in fieri, lavorando insieme a Barbara Lattanzi per la stesura del sesto capitolo. Ne parlerò certamente a Bologna, anche alla luce delle nuove ricerche psicosociali sui figli della GPA. Lo ribadisco: le domande contano ben più delle risposte, e l’intento delle riflessioni lo si evince dalla parola stessa: riflettere… tra le luci e le ombre delle cose che accadono nel mondo. Un compito che oggi come oggi non può essere tralasciato né ignorato dai professionisti della psiche.

Vi ricordo dunque: ci vediamo a Bologna, in Via Volto Santo 1, alle ore 20.30 di giovedì 24 maggio. La serata è a ingresso libero, senza prenotazioni con un ricco buffet di benvenuto.
Per informazioni potete contattare la Dott.ssa Rotolo al 328/6852606 – Vi aspettiamo!

 

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