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Il colore della rosa

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Il colore della rosadi Valeria Bianchi Mian e Valentina Marra

Valeria Bianchi Mian

Tra le immagini simboliche più potenti e suggestive del procedimento ermetico c'è lei, la rosa, così importante che, nella accezione di mistero e silenzio sub rosa dicta velata est, e di bellezza, divenne icona ispiratrice di testi famosi, quali ad esempio il Rosarium philosophorum. Nel giardino segreto e meraviglioso della filosofica Ars, la protagonista floreale profuma dello stesso amore sacro e profano che si accende tra gli opposti, il Re e la Regina alchemici, ed è un abbraccio che va coltivato con cura affinché possa diventare perfetto come l'oro delle nozze alchemiche. La Natura si riflette generativa nei petali splendenti della rosa, la quale può mostrarsi del colore bianco, in Albedo, oppure rosa o rossa… e quando i suoi abiti tendono al magenta, al fucsia, al rosa carnale, il richiamo al corpo, soprattutto al corpo del femminile mistico, fecondo e trasformativo, è sempre più evidente. 

L'archetipo della rosa ci rimanda immediatamente alla pelle, al tocco leggero della dea Afrodite, così come viene presentata da Ginette Paris (La Rinascita di Afrodite, Moretti & Vitali).

È l'amore soave che si schiude, si dlatata per ricevere il piacere della pioggia; la rosa è pronta a darsi come soggetto poetico, non reificata bensì protagonista della coniunctio auspicabile, che unisce il rosso sulfureo al bianco lunare, salino, alla mulier candida - così la descrive Carl Gustav Jung in Mysterium coniunctionis.

Rosa è l'incontro, dunque. È realizzazione coniugale.

La rosa alchemica ha sette petali, ognuno dei quali si associa a un metallo rappresentante dell'Opus, si collega a uno dei sette pianeti.

Rosa acceso è anche il sangue mercuriale - il mestruo universale - quando la Luna crescente si avvicina alla propria pienezza rigogliosa e al contempo virginale. 

Attenzione però. Conoscete il detto. Non c'è rosa senza spine.

Il Romanzo della Rosa

Quando il professore di Francese del liceo ci raccontò attraverso immagini e versi Le Roman de la Rose, poema allegorico di Guillaume de Lorris, senza saperlo spalancò in alcune di noi uno spiraglio per far volare la poesia, aprì la finestra attraverso la quale sarebbero poi transitati, in un senso e nell'altro, i più bei versi e le più affascinanti ballate, nei secoli dei secoli, dandoci il La per conoscere autori cortesi e maledetti, malinconici e appassionati. La poesia prende vita nell'anima umana come giardino ricolmo di frutti succosi, bacche da cogliere senza indugio. Non è semplice entrare nel linguaggio poetico, addentrarsi nel profondo. La poesia è strana, è preziosa come una rosa che si lasci cogliere, annusare; il suo profumo sembra pervadere l'ambiente ma poi passa, a meno che ci si lasci ferire, squarciando il rosa carnale per vedere il rosso scorrere.

Leggere poesia antica, classica, moderna, modernissima, è un viaggio nel tempo più incisivo di quello fatto con il treno di una prosa o con la nave di un romanzo. La poesia scuote e percuote.

Che cos'è Il Roman de la Rose?

È un poema allegorico francese che si compone di due parti. La prima, di 4058 versi, è stata scritta da Guillaume de Lorris (Lorris 1200 ca. - m. 1240 ca.). L’autore compose intorno al 1235 questo testo dal carattere cortese e cavalleresco. In esso si narrano le prove dell’Amante per giungere a conquistare la Rosa, simbolo della donna, della dea amorosa e del sentimento. La seconda parte, di 17.722 versi, fu scritta da Jean de Meung (Meung-sur-Loire 1240 ca. - Parigi 1305 ca.), fra il 1268 e il 1285, ed è molto più arzigogolata, scritta con sfoggio di sapere enciclopedico e con intento satirico. 

E il colore rosa?

Chi si interessa di alchimia sa come il simbolo della rosa apra spiragli a più petali e molteplicità tonalità: compare al lettore lo sguardo dolce di Afrodite e, al contempo, l'amore di Maria animica sposa; si intersecano alla Rosa il rosa acceso erotico, la pelle, la carne tra sacro e profano. Il sangue sgorga rosa dalle sue ferite, mentre Afrodite cerca di soccorrere Adone e si punge a sua volta con i rovi. Un colore associato troppo facilmente al femminile, senza la riflessione necessaria: da dove viene l'intreccio - il fiore e il colore - tra il rosso e il rosa che diluisce il primo? Più delicato, quasi onirico, il rosa diventa Pink Madness per James Hillman, quando Afrodite non è resa in noi coscienza. 

E così via, tra fiore e colore, quante associazioni si possono fare... persino andare a guardare nel buio della rosa, perché ognuno di noi possa curare la sua, se malata (come quella citata nei versi di William Blake).

O Rosa sei malata.
L'invisibile verme,
che vola nella notte
nell'ululante tempesta:
Ha trovato il tuo letto
di gioia cremisi:
E il suo amore cupo e segreto
Distrugge la tua vita.

Per contro, Rainer Maria Rilke nel suo Le rose, dedicò 24 testi al fiore (con introduzione e un testo di Paul Valéry)

Se la tua freschezza a volte ci stupisce;
gioiosa rosa,
è perché in te, petalo contro petalo,
dentro te stessa, ti riposi.
Un corpo sveglio il cui centro dorme,
mentre innumerevoli si toccano
le tenerezze del cuore silenzioso
che culminano poi nella tua bocca.

Rose e poeti non sono mai stati lontani…

Fonti: 

  • Jung C.G., 1941, ed. 2017, Mysterium coniunctionis, Bollati Boringhieri
  • Michela Landi (a cura di), 2021, Letteratura francesce (vol. I,II) Le Monnier
  • James Hillman, Pink Madness, intervento su YouTube 

 

 

Valentina Marra

La Rosa del piccolo principe 

“Ti vedo, rosa, libro socchiuso, così pieno di pagine di gioia centellinata che mai si leggerà. Libro-mago che si apre al vento e che può leggersi ad occhi chiusi, da cui farfalle escono confuse di avere avuto quelle stesse idee.”

Rainer Maria Rilke 

“Era per alleviare la solitudine della rosa, che continuava a pensare a lei, anche da lontano”

Antoine de Saint-Esupéry

C’è una rosa che vive sull’asteroide B612, è delicata e molto esigente, le cure e la protezione del Piccolo Principe sono quelle che le permettono di sopravvivere e di splendere della sua bellezza.

Il Piccolo Principe, quindi, era responsabile della rosa e della sua vita, questo era ciò che la rendeva così importante per lui, ma era anche il motivo per cui alle volte “avrebbe voluto dimenticarla”. Proprio quando voleva scordarsi di lei, si rammentava “di essere tutto per la rosa” e se ne occupava nuovamente. 

Sul pianeta del fanciullo ci sono gli arbusti di baobab, tre piccoli vulcani e una rosa, che simboleggiano il livello istintuale, emotivo e spirituale dell'individuo. Il Piccolo Principe deve compiere un viaggio di conoscenza interiore per comprendere e conoscere la sua rosa

Il fiore richiedere dedizione e pazienza: “È molto complicato questo fiore” osserva il fanciullo/Puer. Come spiega la von Franz, nel racconto di Saint-Exupéry, il Piccolo Principe venuto dalle stelle simboleggia la parte infantile della personalità del Puer Aeternus che, fino a quel momento, non riconosciuta dall’Io, ha vissuto un’esistenza autonoma, slegata dal resto della personalità.

Nel momento in cui il bambino raggiunge la terra, tuttavia, possiamo ipotizzare che qualcosa internamente stia cambiando: atterrando sul pianeta Terra, seppur con difficoltà, egli inizia a prendersi cura della sua rosa. Il Piccolo Principe annaffia puntualmente il fiore e lo protegge dai venti “psichici” con un campana di vetro, un Temenos

Ricordiamo anche la celebre fiaba, La bella e la bestia. La prima versione edita della fiaba fu quella della scrittrice francese Madame Gabrielle-Suzanne Barbot de Villeneuve, nel 1740. Altre fonti suggeriscono che possa esistere una versione precedente, scritta da Giovanni Francesco Straparola nel 1550, ispirata ad una storia vera avvenuta nei pressi del Lago di Bolsena. Tuttavia, la versione della fiaba che tutti conosciamo in quanto presa come riferimento dagli sceneggiatori Disney fu quella scritta nel 1756 da Jeanne-Marie Leprince de Beaumont (a cui è ampiamente ispirato anche il film La Bella e la Bestia di Christophe Gans del 2014, con Vincent Cassel. ) Anche in questo caso, c’è una rosa da proteggere, una rosa posta sotto una campana di vetro, che nessuno dovrà mai toccare. Questa rosa ha un tempo limitato; il giovane principe, trasformato neòòa Bestia, dovrà incontrare se stesso e solo in questo modo avverrà la metaforsi e lo farà, attraverso l’incontro con Belle. 

Torniamo, ora, alla rosa del Piccolo Principe che richiede cura e dedizione così come il fiore d'oro degli orientali, incommensurabile bene interiore che è in ognuno di noi, una presenza misteriosa che chiede tutto perché dona tutto: è il simbolo del Selbst, della integrazione in unità delle componenti psichiche dell'individuo. La rosa è uno dei fiori preferiti dagli alchimisti, come precedentemente affermanto da Valeria Bianchi Mian. È, inoltre, un simbolo di rigenerazione, così come avviene nell’Asino d'oro di Apuleio. Il protagonista Lucio, infatti, riscopre la forma umana mangiando una corona di rose vermiglie che gli porge il gran sacerdote d'Iside.

Purtroppo il Piccolo Principe non capisce il valore del bene che possiede: “Avrei dovuto giudicarla dagli atti, non dalle parole. Mi profumava e mi illuminava” dice il fanciullo, struggendosi di nostalgia.

“Avrei dovuto indovinare la sua tenerezza dietro le piccole astuzie. I fiori sono così contradditori!” Il Piccolo Principe confida al suo nuovo amico, il pilota, il fatto di non aver compreso l’importantaza della rosa, ammettendo che era troppo giovane per saperla amare.  

Il nostro fanciullo interiore va aiutato a crescere e a separarsi per realizzare lo scopo cui tende. Così come afferma Neumann, bisogna liberare l’anima stessa: “liberare la prigioniera”. Si tratta, dal punto di vista psicologico, della separazione dell'anima dall'archetipo materno. Dopo l’incontro con la volpe, animale psicopompo che conduce, il Piccolo Principe si confronta con il pilota. Insieme si dirigono alla ricerca dell'acqua. Il pilota si lascia guidare dall'intuito del fanciullo, anch'egli impara a credere e finalmente capisce. Adesso i due riescono a intendersi. Torniamo, quindi, al rapporto Piccolo Principe-aviatore, senex et puer, ora essi procedono in armonia. 

“Guardate attentamente questo paesaggio per essere sicuri di riconoscerlo, se un giorno doveste viaggiare in Africa, nel deserto. E se vi capitasse di passare di lì, vi scongiuro, non tirate dritto, fermatevi un poco sotto la stella!”

Fonti:

  • Von Franz M.L., 2009,L'eterno fanciullo. L'archetipo del Puer aeternus, Edizioni Red,Milano.
  • Hillman J., Puer Aeternus, 2014, Edizioni Adelphi, Milano.
  • Neumann E., 1949, Storia delle origini della coscienza, Astrolabio, Roma.
  • Di Antoine de Saint-Exupéry, 1943, Il Piccolo Principe, 2019, Bompiani, Milano.

 

 

 

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