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Non starò autosabotando la mia vita? (1527438733351)

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on . Postato in Ansia, Stress, Panico | Letto 7182 volte

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le risposte dellespertoLuna313, 31

domanda

 

 

Salve, fra qualche mese compirò 32 anni e ciò mi atterrisce, mi crea un'ansia indicibile.

Ho iniziato ad avvertire la crisi anagrafica quando stavo per compiere 27 anni: mi sono resa conto che, da lì a poco, avrei compiuto 30 anni, senza aver realizzato nulla di ciò che mi ero prefissata di conseguire prima dei 30 anni. Da quel momento, il mio cervello è diventato un calcolatore umano e ho iniziato a calcolare l'età di tutti, confrontandola con la mia! Non riuscivo nemmeno a leggere un libro o a guardare un film, senza calcolare l'età dei protagonisti.

Tipo, a 28 anni, consapevole di avere 11 anni in più di un diciassettenne, pensavo che il genitore di quel diciassettenne potesse avere solo 7 anni in più di me, ma io mi sentivo ancora una diciassettenne, dato che la mia vita è identica, ancora oggi, a quella che conducevo da adolescente. Infatti, non ho ottenuto nulla né da un punto di vista professionale né nella sfera privata. Invero, mi sono laureata alla prima sessione utile a quasi 24 anni; ho seguito un corso post lauream di due anni, conseguendo il relativo diploma, con il massimo dei voti; ho conseguito l'abilitazione forense al primo tentativo, ma non ho ancora raggiunto il mio sogno professionale, che passa attraverso il superamento di un concorso che darebbe senso a tutti i miei sacrifici.

L'anno in cui avrei potuto partecipare per la prima volta, il concorso non è stato bandito e ciò ha creato in me una sensazione di smarrimento, dato che, in tal modo, avrei partecipato per la prima volta al concorso insieme ad altri partecipanti più piccoli di me di un anno o, addirittura, di due, nell'ipotesi di studenti anticipatari. Il ritardo, nel mio percorso di studi, non era contemplabile!

La partecipazione a questo concorso prevede un massimo di tre consegne, esaurite le quali, si deve dire addio al proprio sogno. La prima volta in cui ho partecipato, intimorita da mille paure, mi sono arresa e non ho consegnato e, quindi, ho partecipato per la seconda volta, l'anno successivo, a quasi 29 anni e ho consegnato, con la consapevolezza di aver scritto dei compiti orribili, dato che l'ansia mi aveva tolto qualsiasi forma di lucidità, ma dovevo consegnare, per questa maledetta età che incalzava e che non mi lasciava scampo.

Ovviamente, non è andata bene e, da quella volta, ho sempre partecipato al concorso, senza mai trovare il coraggio di consegnare per la seconda volta. Mi dico che non posso rischiare con compiti che sono inferiori alla perfezione o che riguardano argomenti dei quali non ho piena padronanza (ma, spesso, i vincitori superano il concorso con argomenti che non conoscono, semplicemente ragionando). A volte, penso che io abbia solo paura di fare il grande passo, che mi piaccia quasi crogiolarmi in questo limbo, in questa situazione di costante attesa. In realtà, però, questa situazione mi ferisce, mi fa svegliare la notte, in preda all'ansia, consapevole di aver sacrificato tutto per un sogno che, forse, non è destino che io realizzi, sebbene non sia impossibile da realizzare.

Giova precisare che il fulcro della mia esistenza è sempre stato lo studio. Fin da piccola, ho capito che, non avendo particolari talenti sportivi o artistici, per realizzarmi, per trovare la mia identità, per scegliere chi essere, avrei dovuto impegnarmi al massimo, che la determinazione mi avrebbe condotta al risultato. E, così facendo, ho procrastinato il momento in cui avrei iniziato a vivere la mia vita e ho rinunciato a tutto per lo studio. Proprio per questo, a volte, penso che lo studio sia uno scudo e che, quindi, non sia pronta ad abbandonarlo. In ogni caso, proprio perché ho sempre dedicato la mia vita esclusivamente allo studio, non mi capacito del fatto di non avercela ancora fatta.

Ho sempre avuto una bassa autostima e, pur completando i vari percorsi di studio in maniera brillante, ho sempre dubitato delle mie capacità, perché ho sempre visto studenti conseguire i miei stessi risultati o risultati leggermente inferiori, con il minimo sforzo, sebbene non si trattasse di individui geniali. In ogni caso, verso i 29, 30 anni, questi pensieri sull'età occupavano la mia intera esistenza, lasciando poco spazio anche allo studio.

Lo scorso anno, mi sono rivolta a uno psicologo con scarsi risultati, capendo, però, che avrei dovuto ritrovare la forza in me stessa, avrei dovuto ricominciare a credere nel potere invincibile della forza di volontà, avrei dovuto trovare la forza per venir fuori da questo. E, così, ho ripreso in mano la mia vita, mi sono iscritta in palestra (ovviamente, questa distrazione mi fa sentire in colpa), ho ripreso a frequentare un corso di preparazione al concorso e ho ripreso a studiare con più grinta, pur non avendo ancora raggiunto lo standard qualitativo a cui sono sempre stata abituata. Il bando del prossimo concorso non è ancora stato pubblicato e, proprio per questo, sono angosciata. Al prossimo concorso, avrò compiuto 32 anni e parteciperò insieme a ragazzi di 25 anni (ho scoperto che, in alcuni atenei, è possibile anticipare gli esami e la discussione della tesi), molto più piccoli di me.

Fatta eccezione per la palestra, non esco, non ho vita sociale e non voglio nemmeno averla. Nel mio paese, non ho mai avuto amici, i miei coetanei sono quasi tutti sposati e con figli e, soprattutto, non ho voglia di uscire anche nelle poche volte in cui avrei la possibilità di farlo, perché la mia mente è concentrata sul concorso e la compagnia altrui mi annoia, soprattutto se si stratta di gente che non conosce il mio percorso di studi e che non può comprenderlo. Ormai, la sensazione di essere una fallita è entrata in me, mi scorre nell'animo, mi sento quasi "assuefatta" al dolore del fallimento! Cerco di avere pochi contatti con la gente anche perché mi sento giudicata da tutti, sono sempre sulla difensiva. E questa non è solo un'impressione, tutti mi chiedono cosa faccia, cosa ne è stato del mio concorso.

L'altro giorno, una mia parente, in maniera subdola, ha detto che, secondo lei, ho difficoltà di apprendimento, perché gli altri si laureano senza problemi e trovano subito lavoro, mentre io, a 32 anni, non ho mai lavorato, non ho una vita economica e dipendo ancora dai miei. Lo so che una persona che ha solo un diploma non può avere contezza di ciò che rappresenta questo concorso in generale e, in particolare, per me, ma mi ha ferito lo stesso, perché, in fondo, penso abbia ragione. Se razionalizzo, so che non è così, che ho sempre conseguito risultati superiori alla media, fin dalle elementari, ma tuttavia, il tarlo della bassa autostima non scompare, continua a pungolare la mia mente, soprattutto quando ascolto commenti non rischiesti, provenienti da qualche parente di troppo e non deputato a dar consigli. Penso abbiano ragione, perché io non ho nulla. A 32 anni la mia vita dipende ancora da un concorso. Non sono l'unica, vero, ma gli altri, nel frattempo, riescono a vivere! Io no!

In attesa del bando, sto per affrontare altri concorsi, concernenti materie che non studio da anni. So già che non li supererò e questo mi agita ancora di più, perché dovrò render conto anche di questi fallimenti e, nel frattempo, per tentare di prepararmi, sottraggo tempo prezioso alla preparazione del mio concorso! Mi sento intrappolata e, mentre passo la vita sui libri, nel tentativo di superare il mio concorso, il tempo scorre e io non ho nulla e, magari, guardo con estrema ansia una ragazza di 30 anni che, nonostante abbia due anni in meno di me, ha già un figlio di 7.

Anche da un punto di vista affettivo, sogno di incontrare il principe azzurro, quello che mi faccia perdere la testa, ma, per essere all'altezza dell'uomo dei miei sogni, devo necessariamente realizzarmi e la mia realizzazione passa per quel concorso. Le pretese non posso ridimensionarle, perché credo che accontetnarsi sia peggio che non vivere. Cosa fare? Dove ritrovo la positività, se la forza di volontà non appare sufficiente come consolazione? Io sono ancora sicura di farcela, non mi sono ancora arresa, ma ho bisogno di pensare positivo, di superare questa situazione di stallo che mi logora l'anima. Vi ringrazio in anticipo per una Vostra eventuale risposta!

 


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risposta

 

 

Ciao Luna313,

mi dispiace per quello che sta provando e passando e capisco la frustrazione legata al non ottenere quello che tanto si desidera. Tuttavia è molto rischioso ridurre la nostra vita ad un solo scopo e ad un solo ruolo. Una persona è molte cose contemporaneamente. Per fare un esempio una mamma, non è solo mamma è contemporaneamente figlia, nipote, sorella, commessa, moglie, amante, amica, pittrice e sportiva. Avere più ruoli e più aspetti integrati nella nostra vita, aiuta a sopportare meglio le difficoltà che arrivano nella vita. Sempre per fare un esempio, se mio marito mi lascia, non sono più moglie ma, tutti gli altri ruoli non vengono meno, anzi si amplificano e sostengono.
Comprendo bene il desiderio di vincere questo concorso per realizzare tanti anni di studio, fatica e sacrifici, ma Luna313 non è solamente la ragazza che vincerà il concorso, dovrebbe essere anche tante altre cose.

Purtroppo nella vita le cose semplicemente accadono, sia a chi le merita, sia a chi non le merita. Ci sono molte persone buone, meritevoli e che sono state sempre oneste che vorrebbero tanto un figlio, ma alcune di esse non potranno mai averlo, perché sono sterili. Alcune volte la cosa più difficile da fare è accettare questa impossibilità, elaborarla, trovare il modo di reagire a questo ed andare avanti con altri sogni ed altre passioni.

Le dico questo non per distrarla dai suoi studi o per dirle che non avrà ciò che vuole ma, solamente per farle capire che nella sua vita avrebbe bisogno di fare spazio anche per altre cose, che sono allo stesso tempo importanti. I 30 anni fanno paura a tante persone, non per l’età in sé ma, perché si tirano le somme o perché si vedono i 30 come l’ingresso obbligato nell’età adulta e spesso non ci si sente pronti per questo. Crescere spaventa e fa paura!

Lei scrive che lo scorso anno,si è rivolta a uno psicologo con scarsi risultati, ma leggendo le sue parole, si intuisce il contrario. Ha capito che avrebbe dovuto ritrovare la forza in se stessa, ricominciare a credere nel potere della forza di volontà e trovare la forza per venir fuori da questo. Grazie a questo ha ripreso in mano la sua vita, si è iscritta in palestra, ha ripreso a frequentare un corso di preparazione al concorso e ha ripreso a studiare con più grinta.

Questi mi sembrano dei buoni risultati per un percorso appena iniziato. A volte trovare l’origine dei nostri problemi, richiede tempo e pazienza, dolore e sofferenza. Capire perché nonostante i fatti dimostrino che siamo capaci, noi ci sentiamo incapaci e non all’altezza, può essere più lungo e difficoltoso di quanto crediamo.

E’ come se lei non vedesse nulla dei suoi meriti e pregi, ma solo quello che manca ed i difetti. Occorre scavare a fondo nella sua storia, in ciò che le è accaduto per capire come è arrivata a questo punto. Cosa le è accaduto? Perché si è rifugiata nello studio, tagliano fuori tutto il resto dalla sua vita? Rapporti amorosi, amicizie, rapporti familiari come sono stati negli anni?

Per venire a capo di questo, richiami il suo psicologo o se non se la sente di riprendere con lui, contatti un terapeuta nuovo e riprenda il filo del discorso per andare a fondo del suo problema. Spesso quando ci si fissa solo su un particolare (esempio: voglio dimagrire) il vero problema sta tutto da un’altra parte ed il peso è solo un sintomo del malessere che si prova in quel momento.

Cordialmente

 

Pubblicato il 14/06/2018

 

A cura della Dottoressa Alessandra Carini

 


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Tags: ansia consulenza online gratuita insicurezza vita

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