Alimentazione (155856)
Donata, 30
Gentile Dottore,
Sono la mamma di un bambino di 2 anni. L'anno scorso, circa a 15 mesi,ho interrotto l'allattameto al seno, ormai esausta, si svegliava continuamente di notte per attaccarsi.
Questo è avvenuto qualche giorno prima l'inizio dell'asilo. A casa mangiava quasi tutto, non mi aveva mai dimostrato rifiuti di alcun genere nei confronti del cibo. Mangiava il piatto unico con vari tipi di carne, pesce e formaggio, tutti i tipi di verdura, ed aveva già iniziato a mangiare tortelloni con ricotta e maccheroncini.
Al nido si rifiutava completamente, non solo di mangiare, ma anche di sedersi a tavola, mentre a casa continuava a mangiare normalmente (Premetto che lo avevo lasciato precedentemente a mia madre e con mia suocera e mangiava abbondantemente con entrambe).
Successivamente si è spesso ammalato, una settimana si ed una no rimaneva a casa dal nido. Verso dicembre si è ammalato di faringite ed ha smesso di mangiare. Riuscivo solo a dargli yogurt.
Quando ha iniziato a stare meglio, non sono più riuscita a fargli mangiare il piatto unico che gli preparavo. Rifiutava categoricamente il piatto con la minestra dentro.
Quando si sporcava le manine con qualcosa di appiccicoso (cibo) inizia a strillare e piangere finchè ero costretta a lavargli le mani o a toglierli il piatto. Ora mangia di tutto come prima ma con il biberon, però sono già passati diversi mesi, speravo ricominciasse pian pianino a ricominciare a mangiare dal piatto, anche se qualcosa sta migliorando.
Per me il momento del pranzo o della cena sono frustranti. Mangia tanto pane, carota, un po' di mela, poi chiede il miele, la caramella (che naturalmente non dò) e poi beve metà del pappone nel biberon che finisce nel lettone tra mamma e papà prima di andare a dormire nellettino. Si alza da tavola e ci chiede di andare a giocare.
E' un bimbo solare, allegro, con tanta voglia di fare. Ho letto vari libri di psicologia, quando studiavo, e questa relazione madre-figlio e alimentazione mi assilla e mi preoccupa perchè mi chiedo dove ho sbagliato. Vi chiedo se sia neccessario rivolgersi ad uno psicologo dell'infanzia?
Cara Donata,
da quanto mi scrive riesco solo a dedurre che è avvenuto un cambiamento dal punto di vista alimentare, tale cambiamento si è verificato in seguito ad una serie di eventi forti che hanno influito sicuramente nella vita del bambino. Adesso non posso risponderle con esattezza, servirebbero maggiori elementi.
Quello che mi viene in mente è la possibilità che il comportamento alimentare veicoli la funzione di ricevere maggior accudimento ed attenzione. La prenda solo come ipotesi, come ripeto non posso essere più specifico altrimenti tirerei ad indovinare e questo non è positivo. Quello che le cosiglio è di consultare prima il/la Pediatra e poi nel caso interpellare uno/a Psicoterapeuta specializzato/a in età evolutiva.
La saluto, Mirko Dai Prà
(Risponde il Dott. Dai Prà Mirko)
Pubblicato in data 05/02/2013