Disturbo bipolare e disturbo del comportamento alimentare. Ipotesi di comorbidità
Una revisione della letteratura su Comorbidità, efficacia terapeutica, terapia farmacologica e psicoterapia in pazienti affetti da Disturbo bipolare e disturbo del comportamento alimentare
All’interno del presente articolo verrà presentata una revisione della letteratura in cui sono stati analizzati tutti gli articoli che indagano la comorbidità tra il disturbo bipolare e il disturbo del comportamento alimentare, senza tralasciare l’efficacia dei diversi trattamenti, farmacologici e psicoterapeutici associati a tali disturbi.,
E’ importante sottolineare che il termine comorbidità fa riferimento alla presenza e/o coesistenza di due o più problemi medici nello stesso paziente.
Riconoscere la comorbidità tra 2 disturbi può aiutare i professionisti della salute mentale a prendere le giuste decisioni e a progettare un corretto intervento.
Questo è il caso del Disturbo bipolare e il Disturbo del Comportamento Alimentare (DCA), in quanto la comorbidità tra queste due patologie è sempre più studiata per svariati motivi:
- Se la presenza di un DCA è più comune nella popolazione bipolare è importante valutare l’eventuale presenza di DCA soprattutto in funzione del trattamento da proporre;
- Trattare esclusivamente un disturbo potrebbe peggiorare la progressione dell’altro; è quindi necessario valutare gli effetti che un intervento ha sull’uno o sull’altro, così come se vi è un farmaco efficace o trattamento psicologico per entrambi quando coesistono o quando si verificano separatamente;
- In generale, quando due disturbi sono in comorbidità, ci possono essere altre comorbidità associate per ognuna delle due patologie: molti studi dimostrano infatti che elevati livelli di ansia, abuso di alcol e dipendenza da sostanze possono comparire separatamente ma quindi anche coesistere nel Disturbo Bipolare e nel Disturbo del Comportamento Alimentare.
L’obiettivo della presente review è quindi quello di comprendere innanzitutto l’esistenza della comorbidità tra queste due patologie, così come le implicazioni cliniche, e secondariamente esaminare l’efficacia di un trattamento psicologico o psicofarmacologico che potrebbe essere usato quando entrambe le condizioni coesistono.
La presenza di comorbidità tra i disturbi in asse I in pazienti con Disturbo bipolare è generalmente alta.
McElroy et al. hanno riscontrato un’elevata comorbidità tra il disturbo bipolare e i disturbi in Asse I, soprattutto in relazione alla presenza di abuso di sostanze e ansia che sono i principali disordini, seguiti dal Disturbo del Comportamento alimentare.
La prevalenza di punteggi inerenti la presenza di un DCA nel Disturbo bipolare è stato confermato da diversi studi negli ultimi anni, sottolineando che la percentuale inerente alla comorbidità si presenta comunque variabile in un range che va dal 6% al 31%.
In particolare il Binge-Eating Disorder era il tipo di disturbo più frequente nella popolazione bipolare; per questa ragione alcuni studi si sono focalizzati su questa specifica comorbidità.
In uno studio condotto da McElroy e collaboratori è stato riscontrato che il 9,5% dei pazienti con Disturbo bipolare presenta anche il Binge-Eating Disorder.
Sembra che la probabilità di un paziente con disturbo bipolare ha di sviluppare un disturbo del comportamento alimentare è associato con diversi fattori:
- gravità del disturbo bipolare: insorgenza precoce del disturbo bipolare (collegato all’anoressia nervosa), maggiori episodi di alterazione dell’umore (prevalentemente depressione), gravità della sintomatologia (collegato al Binge-Eating Disorder);
- aumento della possibilità di suicidio: i comportamenti suicidi sono comuni in entrambi i disordini e vi è un’associazione tra il disturbo del comportamento alimentare e la gravità del disturbo bipolare;
- aumento della comorbidità, in particolare nel Binge Eating Disorder, con abuso di sostanza e disturbi d’ansia;
- il rischio di essere bipolare incrementa quando è presente una diagnosi di bulimia nervosa.
Come detto precedentemente il trattamento di un solo disturbo potrebbe esacerbare i sintomi dell’altro, pertanto verranno presi in considerazione sia il trattamento farmacologico che quello psicoterapeutico per entrambi i disturbi.
Da un punto di vista farmacologico, tra gli stabilizzatori dell’umore, il litio è considerato uno dei più importanti farmaci con efficacia a lungo termine, soprattutto negli episodi manicali.
Diversi studi hanno riscontrato che il litio è anche un agente efficace per il trattamento o miglioramento di pazienti affetti da Bulimia o Anoressia nervosa, ma non tutti gli studi sono d’accordo sull’efficacia della monoterapia a base di litio specialmente per il Binge Eating Disorder, probabilmente perché l’aumento di peso è uno degli effetti collaterali di tale farmaco.
Pertanto, nonostante il litio si è dimostrato efficace nel trattamento sia del disturbo bipolare che per Anoressia e Bulimia nervosa, i professionisti devono comunque tenere in considerazione gli effetti collaterali che possono apparire nei pazienti.
Da un recente studio condotto su 237 pazienti trattati con litio, ¼ di questi presentava diversi effetti collaterali come tremore alle mani, sete eccessiva, aumento di peso superiore a 10 Kg, diarrea e edema al viso e alle gambe.
Tra gli altri farmaci, gli anticonvulsivanti cominciarono ad essere studiati come agenti per il trattamento dei disturbi del comportamento alimentare, soprattutto nella bulimia nervosa e nel Binge Eating Disorder, grazie agli effetti di perdita di peso che si osservavano nei soggetti con epilessia.
Sono infatti tra gli agenti più studiati per il trattamento dei disordini alimentari, soprattutto Binge Eating Disorder, sia quando questo appare singolarmente o quando invece è in comorbidità con il disturbo bipolare.
Questi farmaci si mostrano anche efficaci nel trattamento di questo disturbo dell’umore. A tal proposito molti studi hanno indicato che la combinazione del litio con alcuni agenti anticonvulsivanti come il topiramato potrebbe rivelarsi benefica.
In uno studio di Kotwal et al., in cui furono selezionati 12 pazienti obesi con una comorbidità tra il binge Eating Disorder e il disturbo bipolare, si osservò che l’assunzione di topiramato per il Binge Eating Disorder in aggiunta al litio come stabilizzatore dell’umore, risultava efficace nella riduzione delle abbuffate, perdita di peso e minori sbalzi di umore.
Per quanto riguarda invece i trattamenti psicologici gli autori ne sottolineano alcuni tra cui:
- il Trattamento Cognitivo-Comportamentale: efficace in pazienti con Binge Eating Disorder, soprattutto per quanto riguarda il senso di controllo durante le abbuffate, miglioramento dell’immagine del corpo, ed enfatizzando l’apprendimento di nuove modalità di assunzione di cibo, ristrutturazione cognitiva rispetto al proprio peso, forma e immagine del corpo;
- Terapia Interpersonale di Gruppo: si lavora su quegli effetti negativi associati a tutti quei problemi interpersonali che porterebbero alle abbuffate;
- Terapia comportamentale: utilizza strategie tradizionali di comportamento volte a modificare l’assunzione di cibo e promuovere uno stile di vita più sano, attraverso l’esercizio fisico, finalizzato alla perdita di peso;
Le terapie interpersonali e cognitive-comportamentali sembrerebbero associate a risultati positivi nel trattamento della comorbidità tra disturbi alimentari e disturbo bipolare.; è comunque raccomandato un lavoro di tipo psicoeducazionale.
Come per tutte le review, anche in questo caso, gli autori sottolineano che la limitazione del presente studio è che, nonostante il numero elevato di ricerche che sono state effettuate, sono state selezionate solo quelle corrispondenti ai criteri specifici della ricerca.
Di conseguenze non si possono effettuare delle considerazioni generali, estendendo tali risultati all’intera popolazione psicopatologica di entrambe le condizioni.
Allo stesso tempo, questo deve essere solo il punto di partenza per la ricerca futura al fine di strutturare trial clinici randomizzati per questa popolazione specifica di pazienti (aventi una comorbidità tra il disturbo bipolare e quello alimentare) allo scopo di valutare l’efficacia non solo del trattamento farmacologico, ma soprattutto il tipo di psicoterapia da poter proporre.
(a cura della Dottoressa Giorgia Lauro)
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