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Caos, cambiamento e conoscenza: le radici biologiche del Sé

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Definire il Sé appare una impresa titanica senza l’ausilio di questa o quella impostazione psicologica, vuoi di matrice analitica, cognitiva o quant’altro, che ne deriva la descrizione dai suoi presupposti teorici.

Caos cambiamento e conoscenza le radici biologiche del Sé - ciro ferraro"L'essere vivente, dal batterio all'homo sapiens, obbedisce a una logica particolare secondo la quale l'individuo, sebbene effimero, particolare e marginale, considera se stesso il centro del mondo. Tutti gli altri sono esclusi dal luogo ontologico del soggetto, inclusi i gemelli omozigoti, i familiari, i propri simili. In base a una legge d'esclusione che richiama alla mente il principio di Pauli, questo egocentrismo, che esclude da sé stesso tutti gli altri esseri, questa computazione, questo ethos per il sé fornisce la definizione logica, organizzativa ed esistenziale del concetto di soggetto." (Morin, 1981)

Qualsiasi tentativo di concepire le persone esclusivamente come un genere di cose del mondo che persistono nel tempo, finirà con l’imbattersi in questo ostacolo. Il Sé che appare al soggetto sembra scomparire all’analisi esterna.” (Nagel, 1979)

Definire il Sé appare una impresa titanica senza l’ausilio di questa o quella impostazione psicologica, vuoi di matrice analitica, cognitiva o quant’altro, che ne deriva la descrizione dai suoi presupposti teorici. L’emergere di una struttura altamente complessa, che appunto sfugge all’osservazione esterna ma non alla nostra percezione (“sentiamo” la nostra identità, complessità, autenticità), non può non ricondurci al mistero della “materia” di cui siamo fatti. Ed è proprio dallo studio della materia, dei sistemi complessi, dei meccanismi della conoscenza e dell'informazione che abbiamo qualche idea delle radici di quella struttura altamente organizzata che chiamiamo “Sé”.

Naturalmente, se associamo il Sé all’idea di identità, organizzazione, ordine, non possiamo non confrontarci prima con il significato del disordine, del caos. Infatti, con lo studio del caos emerge proprio quella qualità della materia che tende all’ordine, all’organizzazione “spontanea”, di quello che poi definiamo un “sistema”, semplice o complesso che sia.

Il Caos

Il caos non è distruzione, soltanto un rimescolamento delle carte in gioco; quando una partita finisce si riparte sempre da una nuova combinazione di carte.” (C.F.)

Insieme erano tutte le cose e l'intelletto, il nous, le separò e le pose in ordine.” (Anassagora)

In fisica, in particolare in termodinamica, il caos ha un suo nome ed è entropia. L’entropia (dal greco entropé, traducibile  con “cambiamento interno”) come misura, indicatore, nasce con la termodinamica, in particolare con il “secondo principio della termodinamica” che ci dice che non in tutte le trasformazioni si ottiene la conversione di tutto il calore utilizzato in lavoro; il calore infatti si disperde e, in altre parole, si dissipa, quindi parte dell'energia impiegata viene persa. Non solo ciò introduce l’irreversibilità dei fenomeni naturali in quanto indice della degradazione dell’energia (al crescere dell’entropia, diminuisce l’energia utilizzabile). L’entropia, quindi, cresce nel corso delle trasformazioni, fino a raggiungere un massimo. Lo stato di massima entropia segna il raggiungimento dell’equilibrio, e l’impossibilità per il sistema di compiere ulteriori trasformazioni.

L’entropia diventa così un indicatore di evoluzione, esprime il fatto che in fisica esiste una freccia del tempo (Prigogine). Boltzmann dimostrerà che, nel tempo, il sistema tende a raggiungere lo stato corrispondente alla massima probabilità, che coincide con il massimo disordine molecolare.

Ma in un universo che evolve verso stati di massimo disordine, come spiegare l’emergere di strutture altamente complesse ed organizzate, quali gli organismi viventi, come l'uomo stesso, che, dal punto di vista di Boltzmann, corrispondono a stati altamente improbabili?

Prigogine (scienziato russo di fama mondiale, padre dell’epistemologia della complessità, che formulò, nel 1967, il concetto di struttura dissipativa, e nel 1977 vinse il premio Nobel per la chimica) è convinto che il principio d’ordine di Boltzmann sia inadeguato per rendere conto non solo dell’esistenza dei sistemi viventi, uomo compreso, ma anche di una vasta classe di fenomeni che avvengono nella materia inanimata, e a cui egli ha dato il nome di “strutture dissipative”.

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In condizioni normali, come si è detto, un sistema termodinamico evolve verso una situazione di equilibrio, corrispondente ad un massimo di entropia, stato oltre il quale non sono più possibili ulteriori cambiamenti. In certe circostanze, tuttavia, il sistema può stabilizzarsi in uno stato dinamico assai lontano dal punto di equilibrio. Un esempio è rappresentato dalle cosiddette cellule di Bénard, quali strutture di forma esagonali che spontaneamente si formano in un fluido posto in mezzo a due superfici orizzontali, di cui la superiore è mantenuta a temperatura più bassa dell’altra. La differenza di temperatura tra queste due superfici crea un moto turbolento, caotico, ma le molecole del fluido non si muovono in modo disordinato. Piuttosto, agiscono secondo moti collettivi, che coinvolgono contemporaneamente milioni di elementi che determinano le cellule esagonali; siamo dunque di fronte ad una struttura organizzata, che si è creata spontaneamente a partire da uno stato caotico ed omogeneo. In questo caso, l’entropia del sistema diminuisce anziché aumentare, e si osserva con regolarità un fenomeno che nella teoria di Boltzmann sarebbe altamente improbabile. Quindi una minima perturbazione nel sistema (il gradiente di temperatura sopra e sotto il fluido esaminato) anziché smorzarsi nel giro di poco tempo, viene amplificato, generando turbolenze che, in casi come le cellule di Bénard, danno luogo a strutture ordinate.

Il cambiamento

L’instabilità detta “di Bernard” è un esempio lampante di come l’instabilità di uno stato stazionario dia luogo a un fenomeno di autorganizzazione spontanea e non solo anche di come il sistema agisca come un tutto, con la “collaborazione” (informazione condivisa) e coalizione tra le sue parti. “La cosa più affascinante è che, in qualche modo, ogni molecola conosce ciò che le altre molecole stanno facendo nello stesso tempo, ad una distanza relativamente macroscopica. Questi esperimenti ci danno esempi di come le molecole comunicano… Questa è certamente una proprietà da sempre accettata nei sistemi viventi, ma nei sistemi non-viventi è stata del tutto inaspettata” (Prigogine).

La conoscenza

Un’altra caratteristica osservata è quella della presenza di biforcazioni nei diagrammi della evoluzione di questi sistemi. Si tratta di punti di instabilità, in corrispondenza dei quali il sistema può imboccare due strade diverse in conseguenza di variazioni infinitesime nell’intorno del punto. I sistemi chimici esaminati da Prigogine presentano un numero notevole di punti di biforcazione, che danno al diagramma di evoluzione una forma ramificata o “a cascata”: questo fa sì che il cammino del sistema sia irriducibilmente legato alla sua “storia”, ossia alle “scelte” fatte in corrispondenza delle biforcazioni.

"Il Sé non è qualcosa di fisso nella mia testa. Se proprio esiste, allora il mio Sé è sicuramente un processo: il processo senza fine con cui trasformo nuova esperienza in conoscenza" (Bronowski, 1965)

Il Sé

La tendenza a riorganizzarsi, auto-organizzarsi, della materia fisica e non solo quella vivente, mostra di come il disordine, il caos, sia funzionale ad un nuovo ordine, di come l'entropia abbia come correlato antitetico una sua funzione opposta (in fisica si teorizza una vera e propria energia informativa denominata entropia negativa, neghentropia o sintropia) responsabile di quella dissipazione di calore nell'ambiente (struttura dissipativa) a vantaggio di un nuovo sistema ordinato. In questa ottica è facile dedurre che l'equilibrio di un sistema è sempre fluttuante, benché proteso in avanti, che le pertubazioni sono funzionali ad innescare disordine e cambiamento affinché il sistema trovi un nuovo equilibrio, più consono alle nuove condizioni ambientali e che il sistema stesso inoltre abbia esperienza del suo percorso, in modo tale che i cambiamenti pregressi, diremmo i "nodi narrativi", siano funzionali a quelli successivi.

"Il divenire è un passaggio dal futuro al passato, ed è situato nel presente" (Watanabe, 1972)

Siamo partiti dall'osservazione dei fenomeni naturali e delle forze che agiscono e sono insite nella materia (entropia, perturbazioni, cambiamenti e autorganizzazione) per arrivare ad avere un idea di un sistema complesso quale quello che struttura l'uomo e la sua identità e che chiamiamo Sé. Se nella materia vi è sia una tendenza ad involvere, al disordine come quella ad auto-organizzarsi a spesa dell'ambiente (alla “creazione” di nuovi ordini), come anche una capacità di “conoscere” l’ambiente stesso attraverso una vera processualità caratterizzata dalla somma delle scelte pregresse (storia) e da una direzione “attesa” dal futuro verso un nuovo equilibrio, le radici del Sé, che affondano nella materia e le sue leggi, non possono che comprendere questi stessi aspetti.

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E’ facile evidenziare, dunque, nella materia stessa quelle spinte organizzative e disorganizzative (pulsione di vita e pulsione di morte) che guidano i nostri istinti. Possiamo assimilare il caos all’inconscio, con le sue capacità ora distruttive (psicosi) ora necessarie a potenziali cambiamenti, o, ancora, nei punti di biforcazione, come quella “spinta sintropica” di conoscenza (diremmo più un “superconscio”, tra caso e necessità) diretta al futuro (esperienza istruttiva), frutto di scelte pregresse individuali o collettive (inconscio collettivo).

Per ultimo, infine, possiamo anche assimilare il controllo “coalizionale” di questi sistemi biologici, senza un vero centro, ma operato da tutte le sue sottoparti, come un grande e complesso “feed-back”, come il vero Sé, che non corrisponde mai alla sola vita cosciente: “Il Sé è il centro e l’intero perimetro che abbraccia coscienza e inconscio insieme, il Sé è il centro di questa totalità, così come l’Io è il centro della mente cosciente”(C.G.Jung, Aion: ricerche sul simbolismo del Sé)

Nascere, vivere, morire o trasformarsi sono i tre stadi d’un unico periodo che abbraccia tutta l’attività fisica”(Le Dimore Filosofali, vol. I, Fulcanelli)

 

 

Articolo a cura del Dottor Ciro Ferraro

 

 

 


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Tags: cambiamento Caos conoscenza

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