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L'acquisto compulsivo come oggetto transizionale

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on . Postato in La commercializzazione della genitorialità | Letto 5147 volte

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Sempre più sembra crescere l'esigenza sociale di una commercializzazione della nostra vita che ci renda omogenei ad un sistema condiviso dove ogni nostro gesto diventa merce. E' importante parlarne per capire e cambiare un sistema malato.

Dottoressa Simona Adelaide Martini

acquisto compulsivo e oggetto transizionaleDonald Woods Winnicott, pediatra e psicoanalista inglese, ha introdotto il termine oggetto transizionale (o esperienza) per descrivere un determinato fenomeno psichico, in una specifica fase dello sviluppo, tale per cui un oggetto, reale e/o simbolico, prende il posto di una figura di attaccamento particolarmente significativa, prevalentemente la figura materna.

L’oggetto transizionale possiede caratteristiche fisiche che rimandano all’altro “oggetto” mancante, permettendo un ricongiungimento psichico rassicurante, un ponte tra l’assenza e la presenza, tra l’immaginario e la realtà. Grazie a questo processo il bambino potrà sperimentare per gradi l’assenza della madre, senza vivere l’angoscia della separazione, fino a quando sarà in grado di farne a meno, dal punto di vista della costante presenza fisica.

L’oggetto è caricato di significati affettivi e relazionali e diventa parzialmente sostitutivo. Riempie il vuoto dell’assenza, del distacco, della solitudine. L’oggetto transizionale rappresenta, appunto, una transizione tra il dentro e il fuori, tra l’oggetto esterno e quello interno. Grazie ad esso l’oggetto d’amore può lentamente essere interiorizzato e diventare parte della propria psiche, quindi esserci anche in sua assenza.

Secondo Bauman, la formazione dell’identità nell’epoca moderna dipende da ciò che consumiamo. Tutto viene trasformato in merce. Gli oggetti desiderati, acquistati e consumati rappresentano una chiave di accesso alla realtà e si sostituiscono ai legami, alle relazioni e all’affettività. Complice il marketing che promette e garantisce, già attraverso reclame rumorose e colme di parole e colori, gratificanti e immediate emozioni e soddisfacimenti pulsionali.

Unendo le due teorie possiamo affermare che gli attuali oggetti transizionali non sono altro che gli oggetti di consumo di cui parla Bauman. Spesso i genitori, impegnati a tempo pieno in attività extra-familiari, si affidano con fiducia a oggetti esterni pubblicizzati in ogni dove, proposti come tartine su un vassoio d’argento, sempre più tecnologici e quindi effimeri, senza corpo, carenti di quella fisicità e delle caratteristiche che potrebbero realmente rimandare a un oggetto affettivo mancante. Forse, “l’oggetto mancante” dimentica di essere tale e si illude di presenziare con oggetti di consumo richiesti dagli stessi figli.

Gli oggetti di consumo proposti, inoltre, si presentano già carichi di attribuzioni identitarie stereotipate, alleggerendo così il difficile lavoro di ricerca della stessa identità da parte dei piccoli consumatori, e quello di osservazione attenta dei propri figli da parte dei genitori. Le bambine sono gentili, belle, empatiche e accudenti o, comunque, quello è il loro destino identitario, per cui gli oggetti regalati dovranno corrispondere a quelle caratteristiche. Così nel reparto giochi “femminile” troviamo bambole, animaletti di peluche, trucchi, profumi, scope e panni per pulire i pavimenti, come, del resto, l’essere una buona, brava e bella donna di casa prevede.

Nel reparto “maschile”, invece, il target è il piccolo maschio alfa, bisognoso di esprimere e dimostrare fisicità e potere, attraverso ruggiti di leoni, spaventosi dinosauri, armi micidiali e autovetture sfreccianti.

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Il kit per la totale delega educativa è al completo. I genitori non devono più preoccuparsi di niente, se non di possedere abbastanza denaro per acquistare l’educazione commerciale dei propri figli. Chiunque si opponga al meccanismo innescato viene considerato un eversore, un pericoloso anarchico o, quando va bene, un fastidioso intellettuale che non ha nulla da fare tutto il giorno se non pensare a inezie del genere (e il termine genere non è utilizzato casualmente).

Ricapitoliamo: il bambino nasce e passa la maggior parte del tempo con una o più figure di attaccamento. Le suddette figure di attaccamento cominciano a far percepire al bambino che non potranno essere sempre presenti, tramite brevi allontanamenti. Il bambino, carico di angoscia per la separazione, elegge un oggetto come sostitutivo della figura mancante. Questo oggetto funziona come ponte e traghetta il bambino verso l’accettazione di sé in assenza dell’altro.

Tutto funzionava benissimo, fino a quando il sistema economico capitalista ha intuito che anche brevi momenti di angoscia e infelicità, così funzionali alla crescita individuale, fossero tuttavia disfunzionali nell’ottica della consapevolezza e della capacità di starci, ma molto utili in quella del riempimento immediato.

E torniamo a Bauman il quale, incontrando la mia approvazione, sostiene che il mercato non può permettere che i desideri (e i bisogni, aggiungo io) abbiano mai una fine e che la gratificazione sia mai totale. Non può in definitiva permettere che nessuno stia a contatto con essi ed elabori una strategia sana e funzionale per il loro appagamento, quindi trasforma l’homo sapiens in homo consumens. La saggezza e la capacità di stare nelle emozioni e viverle fino in fondo viene sostituita dalla compulsività a riempire i vuoti attraverso oggetti di consumo, come accade per l’alcolista e il tossicodipendente con le sostanze o per il giocatore d’azzardo con le macchinette e il poker.

Il finale di questa storia non è ancora stato scritto. Per ora ci troviamo nel punto in cui i genitori, incapaci di stare nella frustrazione personale e dei propri figli, invece che farne un uso sapiens di crescita e di scoperta educativa, decidono di intraprendere la scorciatoia del riempimento immediato, tramite acquisti (ormai sempre più rapidi, vedi acquisti on-line).

Ci troviamo a un bivio, al punto di partenza di due strade: quella verso l’acquisizione della consapevolezza di sé e dell’origine dei propri desideri e bisogni e quella del progressivo riempimento, sempre più immediato, di tutti gli spazi vuoti. Ciascuno sappia che è sempre in tempo per scegliere.

Pillola rossa o pillola blu?

 


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Tags: genitorialità acquisto compulsivo oggetto tansizionale

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