Le "reazioni da anniversario": il vissuto depressivo delle festività
Dott.ssa Marcella Dittrich - Psicoterapeuta - Milano
Il periodo che comprende le festività natalizie e di fine anno e i giorni in cui fervono i preparativi, acquisti, organizzazione degli inviti, progettazione dei menù ecc. di cui i media puntualmente rimandano un'mmagine idilliaca e buonista, provocano in molte persone l'insorgenza di sentimenti di tristezza e di umori depressi, con forte inibizione della vitalità. Chi vive questo fenomeno non riesce a capire cosa gli succede e perché; razionalmente la cosa non si spiega: finalmente ci sono le ferie tanto attese, ci si può riposare, dedicarsi agli hobbies prediletti che la mancanza di tempo della routine lavorativa obbliga ad accantonare, si possono vedere amici e parenti con più agio e godersi i regali che sono arrivati. Insomma quando si è molto occupati dalle incombenze quotidiane da avere a malapena del tempo per sé, si creano forti aspettative rispetto ai periodi di festa e di riposo: ci si aspetta relax, divertimento, benessere.Contrariamente alle aspettive può accadere di sentirsi giù, tristi, abbattuti, insolitamente svogliati e delusi, perché "l'isola felice" così attesa non si rivela affatto tale. Che cosa sta accadendo?Un prima considerazione,
può essere fatta sul senso del tempo che passa: le festività e
le ricorrenze scandiscono le stagioni da sempre, da quando eravamo bambini,
sono come dei "giri di boa" nel dispiegarsi dell'anno, ma ogni anno
che passa non ci trova uguali all'anno precedente ed il confronto con noi stessi
rispetto a come eravamo un anno prima è facilitato. Un esempio mi aiuterà
a chiarire meglio: una giovane paziente viveva un profondo malessere rispetto
alla propria famiglia poiché si sentiva avviluppata in relazioni affettive
che in qualche modo le impedivano di proiettare all'esterno della famiglia la
propria carica affettiva ma dalle quali nello stesso tempo era molto dipendente,
perché alcuni aspetti di sé non erano cresciuti e si sentivano
bisognosi di quella dipendenza. Ritrovarsi ogni anno con la propria famiglia
alla cena di Natale, in qualche modo a ripetere quella ritualità che
scandiva i suoi anni fin dall'infanzia, le acuiva la sofferenza derivante da
un misto di impotenza ed insoddisfazione e di incapacità di rispondere
a bisogni più autentici. In questo caso la psicoterapia è riuscita
con successo a connettere gli affetti (il senso di impotenza e insoddisfazione)
alle sue determinanti inconsce, dando modo alla paziente nel tempo di fare scelte
diverse, più autocentrate.
Capodanno poi è
per eccellenza tempo di bilanci, di ciò che si è fatto e di ciò
che si avrebbe voluto fare alla luce della considerazione che il tempo scorre
indipendentemente da ciò che riusciamo a farne; a volte si percepisce
che il tempo non è una variabile costruttiva, che "lavora"
a nostro favore, nonostante le migliori intenzioni. Le ricorrenze festive equivalgono
allora a "scattare un'istantanea" un ritratto psicologico, affettivo:
ecco come eri allora (che vuol dire anche con chi eri, cosa facevi, cosa desideravi
ecc?) e come sei oggi...
Gli autori di lingua tedesca
hanno studiato approfonditamente questo fenomeno, sia a livello clinico che
di ricerca empirica, dandogli il nome di "reazione da anniversario".
Il primo ad occuparsene
fu Freud nei suoi Studi sull'isteria scritto tra gli anni 1892-1895; lo fa raccontando
il caso clinico di una donna, da lui personalmente seguito, che a livello sintomatico
presentava una forte depressione dell'umore che si accentuava in concomitanza
di determinate date o eventi. Il corso dell'analisi permise un'approfondita
conscenza degli eventi di vita della paziente ed in particolare dei diversi
eventi luttuosi della sua famiglia che aveva vissuto da vicino essendo coinvolta
nell'assistenza ai familiari malati. Però alla loro morte non aveva fatto
seguito un periodo di lutto che le consentisse di elaborare tutte le impressioni
e le sofferenze emotivamente vissute nel dare assistenza ai propri cari malati.
Dice Freud: "Chi ha la mente occupata dalle centomila incombenze dell'assistenza
a un malato, (…) da una parte si abitua a reprimere i segni della propria
commozione e dall'altra è presto distolto dal prestare attenzione alle
proprie impressioni, perché gli mancano sia il tempo che la forza di
soddisfarle". (p. 314)
L'autore narra di come
questa paziente avesse inconsciamente individuato due modi per riuscire a contenere
questi affetti dolorosi legati ai lutti da lei vissuti: rivivendo quotidianamente
con una sorta di "film mentale" tutti i momenti legati alla malattia
e alla morte dei propri cari, in perfetto ordine cronologico; e con vere e proprie
commemorazioni messe in atto in concomitanza dei periodi che le ricordavano
il lutto. Il risultato è che la paziente viveva prevalentemente in un
clima emotivo legato ad eventi trascorsi e a persone defunte, in una sorta di
dissincronia tra passato e presente. Ma ancora più interessante è
la narrazione del caso di una giovane che aveva rotto il suo fidanzamento e
del suo "abreagire di recupero" (una sorta di reazione posticipata
nel tempo). La donna aveva lasciato il fidanzato seguendo soprattutto le argomentazioni
pratiche della madre, senza che evidentemente ci fosse stata una vera elaborazione
da parte sua; per cui arrivò in cura dall'illustre analista, a distanza
di tempo dalla rottura, continuando a vivere i dubbi e gli stati d'animo di
quando era ancora legata sentimentalmente. A livello sintomatico, lamentava
una profonda apatia, un disinteresse rispetto a cose e persone del presente.
Dopo Freud questo fenomeno
clinico cadde nell'oblio e si è dovuto aspettare fino al 1960 perché
Hilgard, Newman e Fisk richiamassero l'attenzione su queste reazioni, pubblicando
un libro sull'argomento e coniando, un termine specifico, che da allora restò
tale: "anniversary reaction" (ovvero reazione da anniversario). Gli
autori sulla base di un lavoro di ricerca sottolineano soprattutto come le reazioni
da anniversario siano connesse a separazioni traumatiche risalenti all'infanzia,
da intendersi come causa originaria nell'affrontare poi in età adulta
ulteriori separazioni (da persone, ma anche da situazioni; da non dimenticare
l'angoscia di morte come separazione dal sé e dagli altri per eccellenza).
Da ultimo vorrei citare
Mintz (1971) ancora un autore di lingua tedesca che ha condotto un'interessante
lavoro sulle reazioni da anniversario; egli ne distingue due tipi in base al
fatto che gli eventi che le hanno causate siano o meno consci, ovvero accessibili
all'ordinario stato di coscienza dell'individuo sotto forma di pensieri, emozioni.
Ad esempio: la ricorrenza del compleanno del fidanzato che ci ha lasciato può
essere un accadimento attuale che ogni anno si ripete e può ravvivare
il dolore per la perdita perché non lo si è mai completamente
accettato. In questo caso il terapeuta potrà aiutare ad affrontare il
"lutto" da separazione ma le cause sono evidenti. Ma se una persona
nota su di sé una strana oscillazione dell'umore, semmai accompagnata
da un peggioramento di sintomi somatici che non sa spiegarsi (e può essere
il caso della giovane donna turbata in concomitanza delle feste natalizie in
famiglia di cui parlavo all'inizio dell'articolo e che comprese dopo una psicoterapia
i motivi del suo malessere), in questo caso le determinanti sono inconsce e
quindi non accessibili a chi ne soffre. Per cui si nota uno stridente contrasto
tra l'atmosfera festosa ed il proprio stato d'animo abbattuto.
E qui mi fermo per non
dilungarmi troppo, ma lascio eventuali approfondimenti ai singoli e ad eventuali
richieste di chiarimento.
Le reazioni da anniversario sono una sorta di pellicola che opacizza il senso
di coinvolgimento nel presente e quindi hanno un retrogusto amaro; la loro funzione
è di puntare il dito su qualcosa che non va, segnalando da dove partire
a lavorare su di sé.
Bibliografia
- Freud Sigmund Opere
vol. 1, Bollati Boringhieri
- HigardJR, Fisk F, Newman
M, (1960) Strenght of adult ego following childhood bereavment Am J Orthopsychiatry
- Higard JR, Fisk F ,
Disruption of adult ego identity as related to childhood loss of mother through
hospitalisation for psychosis. J nerv ment Dis 131:47-57
- MintzJ (1971), The anniversary
reaction: a response to the unconscious sense of time. J am psychoanal Ass
19: 720-735
- Thomae H, Kaechele H, Trattato di terapia psicoanalitica, vol. 2, Bollati Boringhieri