Può la terapia "Second Life" aiutare l'autismo?
Second Life ha avuto negli ultimi tempi un incredibile sviluppo sul web e anche la psicologia e la psicoterapia si sono avvicinate a questo nuovo strumento utilizzandolo per la terapia di soggetti autistici.
Per persone affette da sindrome di Asperger, l’interazione sociale può provocare condizioni ansiogene.
Infatti tale sindrome è un disordine pervasivo dello sviluppo, implementato con l’autismo, caratterizzato da difficoltà di ordine sociale, ma allo stesso tempo, il paziente presenta spiccate capacità di apprendimento.
La Dott.ssa Sara Bond Chapman, direttore del Center for Brain Health, dell’Università del Texas Southwestern Medical Center, ha sviluppato un progetto, assieme ad altri colleghi, come Daniel Krawczyk, specializzato nello studio delle Brain- immaging, e Carlo Tamminga, Dirigente del Dipartimento Universitario di Psichiatria, in Dallas.
Recentemente hanno creato una piattaforma virtuale in Second Life, un luogo che permette di esplorare i pazienti e la loro malattia, in un ambiente sicuro, non aperto al pubblico, dove le persone che soffrono di autismo possono, virtualmente, utilizzare la pratica della comunicazione, del gioco e della negoziazione, in un setting realistico. Uno dei problemi principali dell’autismo, è proprio la capacità di comunicare con le altre persone ogni giorno.
Ma che cos’è Second Life?
Ovviamente significa “Seconda vita”. Questa, è però costruita in una realtà virtuale, on-line, creata da una società americana, Linden Lab, la quale è costituita da una comunità virtuale alternativa, che esiste sui server dello sviluppatore del gioco on-line, nel quale ognuno può collegarsi via internet, creare il proprio “avatar” (personaggio), e condurre un’esistenza parallela, insieme con migliaia di persone.
Infatti la popolazione di Second Life ha appena superato i 300 mila abitanti. E come ogni società, o meglio, città virtuale che si rispetti, ha iniziato ad ospitare conferenze, dibattiti politici e mostre d’arte; ed anche negozi e servizi di ogni genere. Perfino psicoterapeuti, dove al posto del dialogo in prima persona, c’è il dialogo in chat, e al posto del lettino reale vi è un lettino virtuale.
Ciò ha portato allo sviluppo di una vera e propria terapia psicologica, attraverso un mondo virtuale, che prende il nome di Avatar Therapy. Si svolge più o meno come una sessione di chat terapeutica, ma in questo caso l’ambiente in realtà virtuale di Second Life, offre indicazioni aggiuntive che non sarebbero disponibili in chat. Infatti il paziente, e il terapista, forniscono indirettamente un gran numero di informazioni sulla loro personalità, in base al design del loro avatar, al nome scelto e agli abiti. Inoltre, l’uso di gesti, ed emoticon, introduce la possibilità di ricevere piccole informazioni non-verbali aggiuntive, durante la terapia.
La Dott.ssa Sandra Chapman, sostiene l’uso di chat ed emoticon, sviluppi un linguaggio simbolico che può aiutare molto gli autistici a sentirsi più a loro agio nel comunicare. A differenza di altri modelli di intervento, le esperienze del mondo virtuale, forniscono un potente strumento per apprendere modi nuovi di comunicare in situazioni simili a quelle fornite dalla vita di tutti i giorni. Si è scoperto che, investire sulla creazione di un proprio “avatar”, il quale può o non corrispondere al soggetto nella vita reale, mette in gioco diversi aspetti della costruzione peculiare della personalità di un paziente.
L’interazione in tempo reale con persone, in scenari sorprendentemente realistici, dove, con la presenza e il supporto di un esperto di psicologia e di realtà multimediali, permette al paziente di apprendere e gestire problematiche, come la comunicazione. Infatti ciò gli aiuta a superare i blocchi, da prima in un mondo virtuale, attraverso l’apprendimento con tecniche di simulazione virtuale, e in seguito, essere applicate al mondo reale.
Tale studio ha portato a definire Second Life un ambiente virtuale che ha una forte valenza interattiva, e si è dimostrata una terapia efficace per chi è affetto non solo da sindrome di Asperger, ma anche da soggetti con disturbi come la fobia sociale debilitante, agorafobia, disordine ossessivo compulsivo, ansia.
Grazie a Second Life, i ricercatori del Dallas Center for Brain Health, da tempo utilizzano questo ambiente a forte valenza interattiva, per svolgere esercizi come, simulazioni di colloqui di lavoro, di incontri con avatar di uno psicoterapeuta. Tutto ciò, al fine di educare i pazienti a superare gli abituali scogli emotivi, spostando le applicazioni delle azioni, che devono essere reali, sul mondo virtuale, per poter in seguito affrontare le stesse nel mondo reale.
Tratto dall’articolo: “Can Second Life Therapy with autism?” – Monitor on Psycology, Settembre 2009.
(a cura della Dott.ssa Liotino Marianna)
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