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Dinamiche psichiche delle madri di pazienti con anoressia nervosa

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Desiderio e paura di fusione con la madre: la principale fantasia del paziente anoressico è che, controllando rigidamente l’assunzione di cibo, sarà anche in grado di controllare le rappresentazioni interne  dei suoi genitori, nonché la loro relazione.

anoressia madriL’anoressia nervosa è un disturbo alimentare caratterizzato da una costante paura di ingrassare, eccessiva restrizione alimentare e un comportamento di controllo estremo nei confronti del cibo.

Ovviamente partecipano allo sviluppo e mantenimento del disturbo fattori di natura biologica, sociale e psicologica. La letteratura evidenzia che vi è una rilevante differenza di genere per quanto concerne l’incidenza del disturbo: il 90% di questi casi sono infatti diagnosticati nelle donne.

La Guida dei Disturbi Alimentari, pubblicata nel 2004, dal National Institute for Clinical Excellence (NICE) ha evidenziato come vi sia una scarsità di informazioni disponibili rispetto al lavoro e trattamento con soggetti affetti da Anoressia Nervosa.

La Guida ha infatti sottolineato che il solo trattamento farmacologico non è risolutivo, e ritiene che il focalizzarsi su un trattamento individuale e familiare, in tali disturbi, debbano divenire parte integranti della terapia.

La dinamica psichica dell’anoressia nervosa è prevalentemente femminile; gli elementi centrali sono infatti rappresentati dal cibo, il corpo, la sessualità e il rapporto madre-figlio.

Da un punto di vista psicodinamico, ragazze o donne con anoressia nervosa esprimono, oggi, i sintomi di “antiche patologie”, incorporando nei loro corpi, in un modo originale, singolare e moderno, storie di vita compromesse e appartenenti alle generazioni precedenti.

Le madri di pazienti con anoressia nervose sono donne la cui femminilità è stata svalutata, che offrono un modello di identificazione disfunzionale, che può portare le figlie a ricorrere all’anoressia come mezzo per cancellare dal proprio corpo tracce di femminilità.

Lawrence ha sottolineato come le ragazze con Anoressia nervosa vivano in un impasse tra il desiderio e la paura di fusione con la propria madre.

La principale fantasia del paziente anoressico è che, controllando rigidamente l’assunzione di cibo, sarà anche in grado di controllare le rappresentazioni interiorizzate dei suoi genitori, nonché la loro relazione.

Attraverso l’impedimento di un rapporto interno con i genitori, la configurazione edipica diviene impossibile, e la costruzione di uno spazio di simbolizzazione fallisce.

Un problema comune nei pazienti con anoressia nervosa è l’invasivo desiderio della madre, che si impone e prende possesso del corpo e del desiderio della figlia.

Inizia così una lotta fatta di amore e odio, in cui madre e figlia sono confinate fino a fondersi completamente.

Come risultato di questa dinamica, molti genitori, in particolare le madri, esprimono un’ansia profonda, che può divenire clinicamente grave, con preoccupazioni negative, ostilità, critiche e un atteggiamento iperprotettivo verso la figlia.

Questa risposta emotiva è stata descritta come un’esacerbata espressione emotiva, la quale produce un impatto negativo sulla prognosi dell’anoressia nervosa.

Pertanto, si ritiene indispensabile prendere in considerazione le caratteristiche delle dinamiche familiari e coinvolgere i familiari nel trattamento di tali disturbi; quando infatti, all’insorgenza del disturbo, si intraprende anche una terapia familiare, i risultati sono maggiormente positivi rispetto ad altri approcci terapeutici.

L’iniziale reazione dei genitori come schock, confusione, rabbia, tensione, può favorire una percezione distorta della malattia che porta a sottostimare il problema e a rifiutare la diagnosi.

È proprio da questa percezione distorta che può dipendere la ricerca o meno di un professionista.

Tra gli stati emotivi identificati nei familiari di pazienti anoressici, quello più ricorrente è l’impotenza, ossia la percezione che qualsiasi azione essi possano intraprendere produrrà pochi risultati sul trattamento.

I genitori si sentono manipolati e controllati, il che riflette le dinamiche alla base dell’anoressia nervosa; solitamente sono nuclei familiari fusionali, con tratti iperprotettivi, caratterizzati da un’urgenza del controllo e difficoltà ad accettare i normali processi di separazione e indipendenza dei propri membri.

Alla luce di tali considerazioni, la tendenza corrente è quella di proporre un approccio di trattamento integrato, in cui l’aumento di peso, la gravità e severità del disturbo psichiatrico, gli interventi terapeutici, le caratteristiche del singolo e della famiglia hanno tutte le stesso peso e importanza.

Questo studio si è posto quindi l’obiettivo di estendere le conoscenze focalizzandosi sulle caratteristiche psicologiche delle madri di pazienti con anoressia nervosa, cercando di approfondire la loro relazione con le figlie.

Questo articolo contiene le riflessioni derivanti dall’osservazione clinica di un gruppo di terapia aperto durante il trattamento psicologico delle madri di pazienti con anoressia nervosa.

Il gruppo era composto da 7 partecipanti, le riunioni si tenevano ogni settimana ed era guidato da psicologi esperti di disturbi alimentari.  Il gruppo è stato seguito e osservato per 1 anno.

L’analisi del materiale emerso spontaneamente durante le sessioni di gruppo, ha consentito di individuare alcuni fenomeni che costituiscono la realtà psichica della madri di pazienti con anoressia nervosa, nonché della loro dinamica all’interno della famiglia.

Sulla base dell’osservazione clinica e dei riferimenti psicodinamici sono emersi alcuni tratti comuni del rapporto madre-figlia.

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Più nello specifico sono stati approfonditi il problema del controllo reciproco, la dialettica tra onnipotenza e impotenza, il rapporto di devozione, la passione e l’ostilità tra madre e figlia.

Gli autori ritengono che ognuno di questi fenomeni costituiscano la base delle strutture interne ed esterne di pazienti con anoressia nervosa, che vanno a influenzare la gravità, il decorso e il successo del trattamento.

Le parole virgolettate e corsivate che verranno presentate successivamente, sono state trascritte dai conduttori della terapia di gruppo, come affermazioni compiute dalle madre ed enucleanti le dinamiche che sono state individuate.

Il controllo reciproco

Il problema del controllo rappresenta il cuore della dinamica psicologica in pazienti con anoressia nervosa e nelle loro relazioni con la famiglia e l’ambiente.

L’incidenza di un disturbo ossessivo-compulsivo è elevata nella famiglia di queste pazienti. In aggiunta, il perfezionismo e l’inflessibilità sono tratti di personalità frequentemente riscontrate in queste pazienti.

Gli autori ritengono che la dinamica psicologica dei tratti di personalità menzionati siano strettamente correlati alle dinamiche di controllo. Una continua tensione tra impulsi e bisogno di controllarli si esprime in una lotta costante tra madri e figlie.

“Ora, con questa malattia, devo aspettare un po’ prima ‘plasmarle’ nuovamente la testa; dobbiamo essere più intelligenti di loro, altrimenti ci dominano”.

Le madri mostrano la necessità di controllare le loro figlie, sostenendo che non credono che queste siano in grado di badare a se stesse.

Negano la loro individualità e cercano di porsi come tutrici delle azioni delle figlie; tuttavia, l’imposizione di un tale modello di controllo, le rende confinate e controllate dalle figlie, creando un circolo vizioso di sfiducia reciproca e violazione della privacy.

Dopo vari tentativi di controllo reciproco, tale “movimento” termina con l’indifferenziazione, e tra madre e figli si stabilisce una perdita dei confini psichici ed emotivi. Ciò che appartiene alla madre e ciò che appartiene alla figlia non sono più distinguibili.

“Si attacca a me.. sembra essere la mia ombra. E’ simbiosi!”

Le madri ritengono inoltre che, in un certo senso, le loro figlie usano l’anoressia come una strategia per controllare la loro vita e le vite degli altri.

Come Viglietti fa notare, è possibile pensare che queste madri tendano sottomettersi alle esigenze delle figlie. Inoltre, esse sono predisposte ad un rapporto sadomasochistico con le loro figlie, quindi sono incapaci di comprendere la sofferenza che sta alla base dei sintomi, così come le loro difficoltà ad essere madri.

Le relazioni divengono così permeate dal senso di colpa; le madri mantengono l’illusione del potere e della protezione, senza rendersi conto che esse sono profondamente coinvolte e paralizzate dalla malattia delle loro figlie o, per essere più precisi, dalla malattia che segna il rapporto tra di loro.

 

La dialettica tra onnipotenza e impotenza

L’impotenza è il sentimento predominante di queste madri, che non riescono, nei loro numerosi tentativi, ad aiutare/controllare le loro figlie; la sensazione di impotenza è accompagnata da intensi sentimenti di colpa, come se fossero responsabili del disturbo delle loro figlie.

“Mi sento in colpa perché mi ha fatto la promessa che non avrebbe vomitato più, ma poi ha smesso di mangiare completamente.”

L’impasse rivelato nelle parole di questa madre circoscrive chiaramente il gioco stabilitosi tra le due, una situazione di stallo in cui la perpetuazione della malattia è inevitabile.

Secondo gli autori, vi è una collusione che non può essere rotta dalla coppia, in quanto legata ad un “patto” il cui finale obiettivo è mantenere la fusione psichica.

Vi è inoltre una fantasia onnipotente frequente in queste madri le quali sono convinte che possono cambiare il mondo intorno alle loro figlie.

Quando successivamente si rendono conto che non possono cambiare realmente il mondo, sperimentano un forte senso di impotenza, con periodi di intensa angoscia, che a sua volta rafforza il loro bisogno di controllarle.

Esse non riescono a capire che è proprio il fatto di essere madri iper-controllanti ad allontanarle dalle figlie.

“A volte è tutta sorrisi, poi appena arrivo lei cambia… sono così inquietante?”.

Secondo Gorgati, l’alleanza e la lotta che si è formata tra madre e figlia le esclude dal resto del mondo; in questo scenario il padre è vissuto come un intruso che disturba la fusione madre/figlia.

Si è osservato che la madre cerca di allearsi con la figlia contro il padre, sostenendo che madre e figlia hanno bisogno l’una dell’altra, al fine di rendere il padre come non molto comprensivo e quindi da escludere.

L’atteggiamento di onnipotenza che mantiene il rapporto fusionale tra la madre e la figlia fa sì che il padre non appaia come una figura importante nella dinamica familiare.

“Ha solo me. Sto lottando da sola con questa malattia.. oh, e lei, naturalmente”.

Devozione, passione e inibizione

La devozione che queste madri dedicano alle loro figlie nasconde l’aspetto centrale di queste relazioni: l’annientamento dell’altro come essere, come individuo. La figlia cessa di esistere come individuo, è come se venisse distrutta.

“Faccio tutto per lei.. ho dormito con lei nello stesso letto, con la porta chiusa e la chiave in tasca. Se le viene il mal di pancia e vado anche in bagno con lei”.

 I ricercatori ritengono che la reazione, espressa attraverso i comportamenti anoressici, è motivata dall’invito di annientamento materno all’individualità della figlia.

Tuttavia, la collusione stabilita è doppiamente distruttiva, per la madre e per la figlia, e il risultato finale di questo processo di dipendenza e controllo è la perdita della loro identità e autonomia.

Il risultato finale di questo processo è uno svuotamento dei sentimenti e impoverimento delle rappresentazioni interne. La vita di entrambe si riduce ad uno stato di passione e devozione che polarizza tutte le loro possibilità.

Data la complessità dei fattori coinvolti nell’anoressia nervosa, diventa estremamente importante riflettere sui diversi approcci terapeutici disponibili per i familiari di queste pazienti.

L’obiettivo di questo studio è stato quello di sviluppare un quadro concettuale per interventi terapeutici in grado di migliorare e ridurre i fattori che influenzano la prognosi e il decorso del disturbo.

I dati raccolti evidenziano aspetti importanti della dinamica psichica di base della patologia. L’individuazione di caratteristiche frequenti in madri di pazienti con anoressia nervosa, configura una particolare struttura psichica che influenza la patologia delle figlie.

Sulla base dei fattori analizzati nel presente articolo, si ritiene che il trattamento psicoterapeutico delle madri sia fondamentale per il successo del trattamento delle figlie.

Vigliatti sottolinea come sia indispensabile la necessità di disarticolare rapidamente il nucleo del controllo reciproco all’interno della relazione terapeutica.

Il controllo andrebbe infatti a regolare la relazione tra terapeuta e paziente anoressica, mantenendo la stessa dinamica, rigidamente consolidata in famiglia, il cui principale scopo è quello di prolungare i sintomi.

Si evince che sotto il travestimento di un atteggiamento di devozione appassionata si cela un annientamento psichico dell’altro e questo, in casi estremi, può portare alla morte fisica della paziente con anoressia nervosa.

L’assistenza fornita ai pazienti dovrebbe quindi includere sessioni con i membri della famiglia dal momento della diagnosti fino alla fine dell’intervento proposto, con un particolare focus sul rispondere alle richieste dei membri della famiglia, fornire spiegazioni e informazioni di carattere generale sulla malattia, e analisi delle complesse strutture psicologiche sia dei pazienti che dei membri familiari.

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I temi legati all’esacerbazione dell’espressione emotiva come iperprotezione, atteggiamento critico e ostilità, devono essere identificati ed evitati sia dalla famiglia che da parte del personale medico.

Solo un team di salute mentale che è addestrato a riconoscere la dinamica emozionale di questo gruppo di pazienti potrà operare efficacemente e promuovere un intervento terapeutico adeguato all’interno di un trattamento multidisciplinare.

L’esperienza descritta, attraverso l’osservazione delle madri, evidenzia il ruolo complesso della relazione madre-figlia e permette di suggerire alcune linee guida per il lavoro di gruppo multidisciplinare.

Tali risultati, concludono gli autori, devono essere quindi letti come degli stimoli per la ricerca futura mirata ad ampliare questo importante settore della sanità, che ha gravi conseguenze non solo per le pazienti ma anche per le loro famiglie.

 

Articolo tratto da “Trend Psychiatry Psychotherapy”

 

Bibliografia

  • Campos LK, Sampaio AB, Garcia C, Magdaleno R, Battistoni MM, Turato ER. Psychological characteristics of anorexic patients’ mothers in the Southeast Brazil: Implications for treatment and prognosis of anorexia nervosa in a public service. Proceedings of the 19th European Congress of Psychiatry. Eur Psychiatry. 2011;26:735.
  • Fairburn CG, Harrison PJ. Eating disorders. Lancet. 2003; 361:407-16.
  • Gorgati SB. O feminino congelado na anorexia. In: Alonso SL, Gurfinkel AC, Breyton DM, editors. Figuras clínicas do feminine no mal-estar contemporâneo. São Paulo: Escuta; 2002.
  • Kaplan AS. Psychological treatments for anorexia nervosa: a review of published studies and promising new directions. Can J Psychiatry. 2002;47:235-42.
  • Viglietti GV. Os pais na anorexia nervosa: uma abordagem psicanalítica. Rev Bras Psicanal. 2001;35:97-106.
  • Whitney J, Murray J, Gavan K, Todd G, Whitaker W, Treasure J. Experience of caring for someone with anorexia nervosa: qualitative study. Br J Psychiatry. 2005;187:444-9.

 

Traduzione e adattamento a cura della Dottoressa Giorgia Lauro

 


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Tags: psicologia disturbi alimentari psicopatologia anoressia nervosa

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