I malati oncologici lottano, raccontano, insegnano. Sono eroi
La malattia oncologica e la sua cura si dispiegano in un tempo relativamente lungo per assistere a delle fasi in cui possiamo osservare tanti cambiamenti...
Sono un po' rattristata ed anche, lo ammetto, un po' irritata.
Per un buon periodo di 8 anni ho visitato 'persone' con patologie e sofferenze oncologiche, 5 giorni su 7. Ne vedevo almeno 7 al giorno. Continuo ancora oggi ad ascoltarne altri.
Ascolto loro, i loro familiari. A volte anche i loro figli. Vi assicuro che non uno ha mai smesso di lottare con forza e coraggio, col sorriso e con le lacrime, con la voglia ancora di accompagnare i figli a scuola, di continuare a fare con le proprie mani e gambe quanto sarebbe stato opportuno delegare, sottacendo o rivelando a seconda dei gradi percepiti di possibile migliore adattamento per sé e per gli altri, facendo delle sedute di chemio dei momenti migliori in cui condividersi con gli altri le proprie storie, decidendo di occuparsi di un animale domestico, continuando cioè a cercare un dialogo e un contatto fisico diversi dove i primi fossero venuti meno, aderendo alle terapie con slancio e senza angosce per i postumi.. -addirittura qualcuno mi riferiva : 'non vedo l'ora di operarmi..prima comincio più a lungo resto' -o potendo chiedere bibliografia scientifica per informarsi meglio.
Chi tenta di aprirsi dedicando parole, componendo poesie, ispirati da rigogliose e fiorite immagini bucoliche, canzoni scritte su note, lettere a volte da destinare al mittente solo dopo la propria consapevole sobria attesa dipartita.
Chi consegna speranze in una confidenza che ha per taluni del segreto proposito. Quando li si percepisce 'deboli' con poca voce ed entusiasmo, poche perle di saggezza in bocca, non è legittimo pensare ad una debolezza morale caratteriale. Non lo è per nessuno di loro.
È il corpo che si aggrava, si affatica e lotta ancora senza esuberanza. E' la sofferenza che chiede di non essere vista come la prova di una lotta, di una sfida tra la vita e la morte, tra vincere e perdere, ma di essere legittimata per quello che è, perchè quello è il suo momento nel tempo della cura che si desidera abbracciare in un terreno neutro di riposo e pace.
Quella è la stanchezza e la sofferenza di star lottando ancora e aver lottato senza per questo dover riferire di un bollettino di guerra, è il corpo provato che però ti racconta di non essere rassegnato al fatto che un coniuge li abbia abbandonati o un figlio stia evitando il solito abbraccio o un fratello si vergogni di sopravvivere verosimilmente al suo gemello quando questo ti chiede di convocare l'altro perchè l'altro smetta di sentirsi in colpa.
La malattia oncologica e la sua cura si dispiegano in un tempo relativamente lungo per assistere a delle fasi in cui possiamo osservare tanti cambiamenti...dalla forza allo sconforto dal silenzio al grido dalla distruzione alla creatività, dalla rabbia alla pietas dalla negazione all'accettazione, dall'abbraccio alla distanza al sorriso, dalla guarigione alla recidiva alla guarigione o la morte.
Tutti lottano. Tutti raccontano qualcosa, tutti insegnano, tutti sono eroi.
È che non li incontrate in TV. Se non li avete a casa e non li incontrate alla scuola di un vostro figlio o al supermercato, li trovate in ospedale. E quello che trovate, lo trovate per un momento soltanto.
E se non avete un loro libro che abbiano scritto e da citare, li dovrete saper leggere negli occhi in quel momento e provare ad azzeccare il tono giusto per farvi rispondere al buongiorno con cui salutereste se entraste in una stanza in cui alloggino malauguratamente con un vostro conoscente.
Se lì avete il coraggio di guardarli senza offendere la loro condizione con l'indiscrezione di chi guarda ma non vuole davvero vedere o guarda e indugia troppo sul particolare, saprete che è da una vita che ciascuno di loro lotta per qualcosa di importante per loro senza passare per grandi e senza farsi mancare un sorriso. Nel tempo del sorriso. Di un pianto nel tempo del pianto.
E poi..se anche uno non riuscisse o non volesse lottare, avrà le sue ragioni che noi tanto mi sa non vorremo né conoscere né riconoscere.
Essere forti fino alla morte ..sti cavoli...
(articolo a cura della Dottoressa Liuva Capezzani)
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