Con il Multitasking la qualità del lavoro peggiora
Una ricerca dimostra che il Multitasking sovraccarica il cervello e peggiora sia la produttività che la qualità del lavoro.
Il cervello lavora in modo più efficiente, quando può concentrarsi su un singolo compito, per un periodo di tempo più lungo: è questa la conclusione di un nuovo studio.
Difatti, una ricerca precedente aveva già dimostrato che il multitasking, ovvero lo svolgere diversi compiti contemporaneamente, riduce la produttività di oltre il 40%.
Ad oggi, un gruppo di ricercatori ha trovato che cambiare mansioni troppo frequentemente interferisce con l’attività cerebrale.
Questo potrebbe spiegare perché con il multitasking si ottengono risultati peggiori di quando, invece, una persona si concentra su un compito alla volta.
Lo studio
“Abbiamo usato la Risonanza Magnetica Funzionale per misurare l’attività di diverse aree cerebrali dei soggetti della ricerca, mentre vedevano brevi segmenti dei film ‘Star Wars’, ‘Indiana Jones’ e ‘James Bond’”, ha spiegato il Dott. Iiro Jääskeläinen, professore associato della Aalto University.
Lo studioso ha aggiunto che è stato scelto di suddividere i film in segmenti di circa 50 secondi perché questo interrompeva la loro continuità, ricalcando l’effetto che si ha quando si cambia velocemente la mansione da svolgere.
I risultati
Nello studio è emerso che ci sono determinate aree cerebrali, coinvolte in questi processi: la Corteccia Temporale Posteriore, la Corteccia Prefrontale Dorsomediale, il Cervelletto ed il Precuneo Dorsale sono quelle regioni responsabili del combinare i singoli eventi in sequenze coerenti.
In altre parole, esse permettono di trasformare i segmenti in entità complete.
I dati hanno rivelato, inoltre, che queste aree funzionavano senza intoppi quando i partecipanti vedevano dei segmenti che duravano 6,5 minuti.
Al contrario, nell’altra condizione sperimentale, in cui gli spezzoni duravano solo pochi secondi, anche l’attività cerebrale risultava frammentata e meno proficua.
Conclusioni
Secondo questo studio, dunque, le regioni cerebrali precedentemente citate lavorano in modo più efficiente quando possono affrontare un compito alla volta.
Il Dott. Jääskeläinen raccomanda, quindi, di completare una singola mansione, piuttosto che lavorare ad una dozzina di compiti contemporaneamente, faticando a giungere alla loro conclusione.
“E’ facile cadere nella trappola del multitasking. Quando vi si è immersi, sembra che non ci siano grandi progressi nella nostra produttività e questo porta ad un sentimento di inadeguatezza. La concentrazione, allora, diminuisce e ciò causa stress. Lo stress prolungato, infine, ostacola il pensiero e la memoria”, ha spiegato il Dott. Jääskeläinen.
Il neuroscienziato vede anche i social media come una sfida.
“I social media non sono altro che una forma di multitasking, con diversi trame e problemi paralleli. Potreste finire, senza accorgervene, per leggere una notizia, o giocare ad un gioco raccomandato da un amico.
Dalla prospettiva del cervello, però, in questo modo non si fa altro che aumentare il lavoro a suo carico”.
Il Multitasking è ciò che oggi ci permette di stare al passo con il lavoro e la società.
Un concetto molto positivo ed innovativo, se visto da un punto di vista esterno.
Ma, a quanto pare, è anche un processo negativo ed oneroso per il nostro cervello, che addirittura riduce la nostra capacità produttiva!
Si può parlare, dunque, di innovazione e progresso, oppure sarebbe opportuno fare un passo indietro e rivedere i mezzi a nostra disposizione?
Ciascuno dia la propria risposta!
Fonte: Aalto University
(Traduzione ed adattamento a cura della Dottoressa Alice Fusella)
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