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Adolescenze spinose. Come comunicare senza fare (e farsi) del male

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on . Postato in Le interviste di Psiconline® | Letto 1584 volte

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Intervista a Giuseppe Maiolo, autore di "Adolescenze spinose. Come comunicare senza fare (e farsi) del male" - Editore: Erickson - Trento - pp.180, cm 17x24 - Prezzo: € 15,00

Incontriamo Pino Maiolo, psicologo, psicoterapeuta, condirettore della Rivista "Psicologia e psicologi" e vecchio amico di Psiconline.it, mentre è in procinto di partire per un un viaggio in Madagascar dove ha avviato con l’Ass. "Psicologi per I popoli" e la "Fondazione Exodus" di Milano un progetto di cooperazione internazionale per realizzare un progetto di formazione socio sanitaria per operatori locali, educatori, insegnanti e anche psicologi che dovranno operare in una struttura che si sta costruendo e che vede un orfanatrofio, un centro professionale e di servizi per bambini e adolescenti, oltre che un consultorio per giovani.

Costantemente impegnato a livello professionale e personale e continuamente "in viaggio", ha trovato un momento per noi e per i visitatori del nostro sito, sempre attenti ai problemi dell'adolescenza e del rapporto genitori/figli e desiderosi di conoscere meglio il suo ultimo lavoro.

Pino si è fermato un attimo, ha tirato il fiato ed ha parlato con noi: ecco cosa ne è venuto fuori. Seguiteci nello svolgersi delle domande e delle risposte: l'intervista è una preziosa fonte di informazioni sul mondo dei giovani.

Psiconline
“Adolescenze spinose” è il tuo ultimo lavoro uscito qualche mese fa per le edizioni Erickson di Trento. A chi è destinato il libro?

Giuseppe Maiolo
Il libro è stato pensato per i genitori e gli insegnanti e in ogni caso per quegli adulti che svolgono funzioni educative e si trovano ad affrontare oggi i problemi evolutivi dell’adolescenza e i percorsi della crescita che sono divenuti più complessi. E’ un tentativo, mi auguro utile, di aiutare chi sta accanto ai giovani e li accompagna nel percorso della crescita e in una delle fasi più delicate della vita.

Psiconline
Per questo il registro linguistico che utilizzi è di taglio decisamente divulgativo…

Giuseppe Maiolo
Sì, da sempre scrivo con l’intenzione di dare al lettore un aiuto alla comprensione delle vicende umane e psicologiche. Facendo oltre che lo psicologo anche il giornalista pubblicista e collaborando come commentatore su alcune testate mi sono allenato a usare un linguaggio narrativo per trasmettere informazioni e interpretazioni relative all’ambito della psicologia. A mio avviso parlare con un linguaggio semplice è assolutamente importante quando si affrontano questioni delicate come quelle evolutive, dove gli educatori non devono diventare psicologi ma hanno bisogno di provare a fare delle riflessioni per poter interagire meglio con i bambini e i giovani. Chi opera, ad esempio, con gli adoloscenti deve essere aiutato a leggere i loro comportamenti senza troppi intellettualismi.

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Secondo te, l’adolescenza di oggi è diversa da quella di un tempo?

Giuseppe Maiolo
L’adolesenza è sempre stata una fase particolarmente delicata perché epoca di cambiamenti radicali e di sviluppo. Tuttavia oggi questo “viaggio” si è fatto più complicato, più lungo e più rischioso.
L'infanzia ad esempio si è contratta mentre l'adolescenza si è allungata. In particolare i grandi cambiamenti fisici, psichici e relazionali iniziano molto prima di un tempo e non si concludono più attorno ai 18-20 anni quando una volta con gli esami di maturità il giovane entrava a far parte del mondo degli adulti. Ciò produce ad esempio quel fenomeno nuovo che chiamiamo famiglia lunga caratterizzato dal fatto che i figli rimangono fino a tardi dipendenti e continuano a vivere tutte le problematiche tipiche degli adolescenti. Molte sono le ragioni che determinano questo fenomeno ma tra queste vi è anche una tendenza nuova: la famiglia di oggi è più orientata a soddisfare i continui bisogni materiali e a iperproteggere i figli piuttosto che sollecitarne l'acquisizione dell’indipendenza e del senso di responsabilità. Di conseguenza i giovani faticano molto a farsi carico di loro stessi e diventare autonomi. Si rivelano più insicuri e timorosi di sbagliare e tollerano sempre meno le frustrazioni.

Psiconline
Per questo allora affermi che la famiglia è più dominata da un esteso"mammismo" ….

Giuseppe Maiolo
Sì, come dice Umberto Eco il "maternismo" la fa da padrone e il mammismo imperante rende difficile l'esperienza della separazione e del distacco che in adolescenza sono centrali al processo di maturazione. Sono dell'avviso che la famiglia continui ad essere un'istituzione fondamentale per lo sviluppo di un bambino e di un adolescente ed è determinante il modo con cui essa assolve le funzioni educative. Non si tratta di colpevolizzarla ma di essere consapevoli che questa tendenza non favorisce il processo di individuazione di un giovane. Siamo passati dalla famiglia legiferante o normativa a quella affettiva e negoziale. Ciò significa che prima a dominare erano le regole e i divieti e ora invece tutto si negozia e si contratta. Un passo avanti certo, ma in questo ambito il codice affettivo prevalente è quello materno.

Psiconline
A questo proposito in “Adolescenze spinose” ti soffermi molto sulla mancanza del padre…

Giuseppe Maiolo
Si, perché ritengo che sia una figura centrale nel processo di crescita soprattutto in adolescenza. Invece questa nostra epoca vede un'assenza di funzioni paterne. I padri di oggi sono diventati più affettuosi e sintonizzati maggiormente sulle necessità affettive dei loro figli. Senza dubbio una conquista il padre “disarmato”. Ma il problema è che spesso questi padri hanno deposto con le armi anche l’autorevolezza. Così il padre di oggi è più delegante e permissivo, sovente privo di quelle caratteristiche che sono tipiche dell’autorità che, per altro, non gli viene riconosciuta. Abidicando il suo ruolo e incaricando la madre di svolgere anche le sue funzioni il padre si è reso latitante sulla scena dove si svolgono le prove generali della crescita di un adolescente. Così, come diceva Mitscherlich qualche decennio fa, oggi ci ritroviamo in una“società senza padri” ma non perché mancano fisicamente quanto per il fatto che che i padri mancano di funzioni. Per questo preferisco parlare del padre mancante e non del padre assente. Penso ai tanti padri che mi portano in consulenza gli adolescenti i quali vengo descritti come senza spessore e senza autorità insicuri, indecisi, deboli e più “mammi” che altro. Per questo li trovo mancanti, ovvero senza energia, sbiaditi o peggio ancora trasparenti. Presi dagli impegni di lavoro e dalla necessità di assicurare alla famiglia benessere materiale, i nuovi padri sembrano aver affidato alla madre il carico di tutto il processo educativo.

Psiconline
Così, secondo te, diventa più difficile per un adolescente diventare autonomo?

Giuseppe Maiolo
L'autonomia è una conquista, un obiettivo da raggiungere, un progetto. Ed è nelle funzioni del padre quella di rappresentare simbolicamente questo progetto, come una spinta verso il futuro. L’ultimo rapporto Censis registra drammaticamente il segno di una realtà giovanile confinata nel presente, incapace di cogliere il flusso del tempo e inchiodata ai valori effimeri del “cogli l’attimo fuggente”, del consumismo usa e getta. Emerge non solo da questa indagine ma anche dalla mia pratica clinica e di consulente nelle scuole che gli adolescenti hanno sempre più paura del futuro. Non hanno spinte ideali di cambiamento della realtà e sono poveri di progettualità, tra cui anche quella di diventare indipendenti. L'autonomia si costruisce non contro la dipendenza dai genitori, ma a partire da essa. Troppo spesso invece i genitori di oggi si defilano e, per il quieto vivere, pongono pochi limiti. Piuttosto che apparire autoritari e impopolari scelgono come modalità relazionale quello di diventare amici dei loro figli. A mio avviso questo non fa che aumentare il disorientamento e la dipendenza. A me è capitato non poche volte di sentirmi dire dagli adolescenti che seguo: "Vorrei che i miei genitori mi dicessero cosa posso o non posso fare!"

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I frequenti fatti di cronaca che registrano e spesso enfatizzano il disagio di alcuni adolescenti fano correre il rischio di pensare che l’adolescenza di oggi sia un’età patologica e i giovani un po’ tutti malati. Che ne pensi?

Giuseppe Maiolo
Nel mio lavoro ho cercato di parlare in gran parte dell’adolescenza come transito e mi auguro di essere riuscito a far vedere che quest’età, chiamata solitamente incerta e che io definisco “spinosa”, è una normale fase di transizione e non una malattia. La metafora del cactus è assai indicativa perché rappresenta una pianta certamente difficile da trattare e maneggiare. Ma quali fiori splendidi produce!

Psiconline
Hai indicazioni da fornire ai genitori?

Giuseppe Maiolo
Il mio libro non vuole essere un manuale dove poter trovare soluzioni pronte all’uso. Vorrei che fosse uno strumento di riflessione. Tuttavia penso che si possano intravvedere delle strade da percorrere con gli adolescenti. Alcune ho cercato di segnalarle. Tra le cose possibili da farsi, come dice Pietropolli Charmet, ritengo che prima di tutto sia importante dar voce alla fatica di crescere di un giovane. Si tratta di riconoscere questo sforzo e non sottovalutarlo o deridere quel lento e impegnativo lavorio adolescenziale. Fondamentale è saper ascoltare l'espressione dei bisogni di un adolescente, anche quando questi non sono urlati a voce alta ma segnalati in silenzio o con messaggi in codice. Una delle opportunità più significative è che un adulto sappia sempre mettersi nei panni dell’adolescente, trasferirsi nella sua pelle, magari ricordando i travagli della propria adolescenza. Questo ritengo sia il versante sul quale si situano le nostre possibilità di aiuto. Ecco, nel mio libro ho tentato di far capire l’mportanza di una comunicazione empatica con i figli e quale ruolo fondamentale essa giochi nel rapporto con loro perché essi non si trovino soli ad affrontare il lungo percorso evolutivo.

 

intervista a cura di Luigi Di Giuseppe

 


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