Il cervello aumentato, l'uomo diminuito
Da Platone in poi, la tradizione occidentale ha da sempre visto nel cervello la sede del pensiero, un organo con un ruolo del tutto peculiare nella comprensione dei fenomeni umani, che non poteva essere studiato né, tanto meno, modificato.
I progressi delle neuroscienze contemporanee hanno introdotto una rottura storica epocale con questa tradizione: il fatto che oggi possiamo studiare il cervello e conoscerne il funzionamento mette in discussione le basi stesse di quello che culturalmente si considera il soggetto umano.
Se l’amore, la libertà, la memoria sono effetti più o meno illusori di processi fisiologici cerebrali, è la stessa unità dell’uomo che sembra disperdersi, sparpagliarsi in un movimento centrifugo.
Di più, l’ibridazione fra mente e computer, che già oggi è una realtà, assicura all’uomo nuovo, dal cervello aumentato, impianti e neuroprotesi con incredibili potenzialità: vedere al buio, udire a distanza, scaricare competenze, recuperare o modificare i ricordi perduti… tutto questo in un momento in cui le promesse storicistiche e teleologiche di un mondo venturo e perfetto sono venute meno una dopo l’altra.
Lungi da qualunque posizione conservatrice o tecnofoba, Miguel Benasayag tenta di comprendere le ricadute antropologiche di questa rivoluzione, soprattutto nelle sue derive più riduzioniste, alla ricerca di un’alternativa umanistica alla colonizzazione tecnocratica della vita e della cultura.
AUTORE
Miguel Benasayag, filosofo e psicoanalista di origine argentina che vive ed esercita la professione di psicoterapeuta a Parigi, partecipò attivamente alla guerrilla guevarista nel suo Paese dove restò in carcere per anni.
È divenuto famosissimo, dapprima in Francia e ora anche in Italia, grazie al suo libro L’epoca delle passioni tristi, pubblicato nel 2004 da Feltrinelli, che ha appena mandato in libreria anche il suo ultimo lavoro Contro il niente. L’ABC dell’impegno.
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