Le mani della madre. Desiderio, fantasmi ed eredità del materno, di Massimo Recalcati
Uscito quest’anno pochi giorni prima della festa della mamma – e non a caso -, questo libro chiude il discorso sui pilastri della triade familiare: dopo aver parlato del padre (Cosa resta del padre?) e del figlio (Il complesso di Telemaco) ora Recalcati parla della madre con Le mani della madre.
Ho scritto questo libro perché volevo essere giusto con la madre. Bisognerebbe provare ad esserlo.
Recalcati, passando per il cinema, la letteratura ed altro ancora, si interroga sull’immagine della madre nel mondo contemporaneo e lo fa in chiave psicoanalitica (è un lacaniano) e non sociologica, tentando di fornire una nuova interpretazione ed operare un eventuale smantellamento delle rappresentazioni canoniche del materno.
Figure bibliche come Sara, protagoniste di romanzi, film di Bergman, Pasolini, Almodovar et alii, sono funzionali al disvelamento del volto nascosto e multiforme della maternità, fatta di luci ed ombre.
Non esiste un istinto materno, bisogna accettarlo e farsene una ragione. La madre non si esaurisce nel figlio e il padre non è il suo salvatore. L’amore materno non è un sentimento puro, quasi angelico, non esclude pensieri cannibalici, fantasmi di morte.
Una madre ha mille volti e tutti rappresenteranno quell’unico volto che i suoi figli vedranno e nel quale cercheranno il proprio volto.
Una madre, però, è anche mani che possono curare e salvare dall’abisso: Benedette – scrive Rilke – siano le mani della madre. Benedetto il sostegno che offrono alla “rugiada” e ai “giorni” della vita. Benedetta la “pianta” della madre e la sua memoria.
tratto da recensionilibri.org - prosegui nella lettura dell'articolo
Scrivi articoli di psicologia e psicoterapia e ti piacerebbe vederli pubblicati su Psiconline?
per sapere come fare, Clicca qui subito!