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PSICOLOGIA NEWS n.176 - 30.9.2004

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  • Pedofilia! Perchè? L'esigenza di Confini
  • La comunicazione invisibile. Gli aspetti non verbali della comunicazione
  • L'apprendimento collaborativo. Dal Gruppo alla Rete
  • Psicologie e cultura
  • Psicologia clinica per le professioni sanitarie
  • Sperimentare le tecnologie informatiche per la comunicazione in classe
  • L'ingorgo del corpo. Insufficienza mentale e psicoanalisi

Lucio Bonafiglia
Pedofilia! Perchè? L'esigenza di Confini
2003, Pagine: 135
Prezzo: € 18,00
Editore: Carlo Amore

Lo studio delle parafilie, più comunemente conosciute come “perversioni sessuali”, ha conosciuto due momenti, a mio avviso, di particolare importanza socio-culturale e scientifica. Il primo periodo, a carattere prevalentemente sociale e trasformativo, è collocabile intorno agli anni ‘70 del secolo scorso. In quegli anni il movimento studentesco, i movimenti femminili e femministi, insieme all’antipsichiatria e agli intellettuali in genere, hanno fortemente rivalutato la sessualità come forza potente, creativa e, in sé, capace di mettere in discussione non solo il privato ma anche la sfera pubblica. In quel contesto storico la “normalità sessuale” è stata oggetto di revisione di critica e ha portato alla cancellazione dell’omosessualità dai manuali diagnostici dei disturbi mentali, tanto per citare una conquista concreta tra le tante che hanno cambiato la nostra vita!
Insieme alle pari opportunità e al desiderio di una sessualità libera e svincolata dai lacci di una visione ipocrita e perbenista, un argomento di vasto dibattito sono state proprio le perversioni: si pensava e si sperava di poter trovare nel grande contenitore della “trasgressione” elementi ludici e interessanti che potessero amplificare individualmente e socialmente l’evoluzione sessuale e l’autorealizzazione. Ben presto fu chiaro che le cose non erano poi così semplici e che nella maggior parte dei casi ci si muoveva in un terreno minato. Dal feticismo al sadomasochismo, tanto per citare due parafilie diffuse, ci appariva chiaro che in prevalenza si trattava di persone costrette a rituali rigidi e poco compresi che si sentivano in qualche misura obbligate a dei comportamenti stereotipati per accedere al proprio erotismo e alla propria sessualità piuttosto che di persone particolarmente creative in cui l’aspetto ludico e possibilista orientasse in maniera sperimentale la relazione sessuale estendendone così il significato e l’esperienza stessa. Da questo vicolo cieco a oggi, periodo in cui stiamo vivendo nuovamente e in modo diverso un’attenzione alle parafilie, molte cose sono cambiate.
Nel 1996 è finalmente stata approvata la legge che vede l’abuso sessuale non più come reato contro la morale e il buon costume ma come delitto che lede la libertà personale e sessuale di un individuo. Un tale ritardo della giurisprudenza la dice lunga sul clima culturale in cui abbiamo vissuto! Parallelamente si è assistito ad una valorizzazione -ancora tutta da perfezionare- dell’infanzia. Il bambino, soggetto debole per eccellenza, ha acquisito una sua tutela sociale che, almeno sulla carta, viene ritenuta fondamentale.
E’ comunque storia recente, anche nei paesi cosiddetti evoluti, l’attenzione ai diritti dei minori e lo scandalo e lo sdegno che oggi ci animano di fronte ai maltrattamenti e all’incuria dei piccoli in realtà registrano un grave ritardo storico. La questione vale per tutti i soggetti deboli tra cui: donne, anziani, disabili e minori. La qualità della vita di una persona riflette sempre i limiti della convivenza sociale e dei suoi preconcetti e disvalori talvolta occultati da un’enfasi opposta. Lodi angelicate a donne e a bambini, compatimento e fittizia solidarietà per vecchi e disabili abbelliscono i discorsi pubblici a fronte di una reale incapacità di rispetto e comprensione dei fenomeni che costruiscono e mantengono in vita pregiudizi e sospettosità verso chi si trovi ad avere un minor peso o potere contrattuale e decisionale. Il cambiamento degli atteggiamenti profondi che ognuno vive e manifesta verso queste tematiche è senz’altro lento e spesso contradditorio ma una cosa precisa possiamo dirla: il dibattito sui diritti dell’infanzia è iniziato.
Quest’ultimo periodo si segnala all’attenzione scientifica e socio-culturale anche per gli sforzi notevoli che vengono fatti per prevenire il disagio collettivo rispetto a tematiche come l’abuso sessuale infantile. Insegnanti e genitori sono particolarmente preoccupati per la consapevolezza delle dimensioni del fenomeno e per le nuove modalità in cui questo può manifestarsi, facendo ad esempio riferimento a Internet.
Sappiamo, però, che esiste una discreta confusione tra i vari termini e le varie possibilità di abuso a cui Lucio Bonafiglia, in questo interessante volume pone rimedio. Sarà quindi utile per i diversi operatori socio-sanitari, per i genitori e per gli insegnanti un approfondimento tematico non solo sull’inquadramento del fenomeno ma anche sui possibili interventi. E’ probabilmente arrivato il momento giusto per affrontare con decisione e serietà scientifica una realtà di sofferenza che lascia tracce indelebili. Senza falsi moralismi né desideri punitivi fini a se stessi sarà importante affrontare anche la tematica riabilitativa del pedofilo di cui ben conosciamo le ricadute. Come ben conosciamo la realtà familiare come realtà a rischio di abuso sessuale: il maggior numero di crimini infatti avviene per mezzo di adulti in vincolo di parentela.
Ma tutto questo e altro ancora lo trovate nel testo che segue per cui non mi resta che augurarvi una buona lettura!

Mauro Cozzolino
La comunicazione invisibile. Gli aspetti non verbali della comunicazione
2003, Pagine: 179 ISBN: 88-87958-09-2
Prezzo: € 19,00
Editore: Carlo Amore

Fra gli ambiti più intriganti della ricerca psicologica un posto d'assoluto rilievo è occupato dalla Comunicazione Non Verbale. Molte sono le ragioni che la rendono largamente indagata e al tempo stesso sfuggente, "invisibile" ai tentativi di sistematizzazione scientifica (si tratta solo di un maldestro riferimento al titolo che l'autore ha voluto apporre al presente volume). Non è affatto un mistero che la Comunicazione Non Verbale, come raramente è accaduto nella storia relativamente breve della disciplina, costituisca oggetto di indagine per la quasi totalità delle prospettive di ricerca in psicologia. Espressione delle emozioni, sguardi, regolazioni del tono e del ritmo vocale, gesti, posture, spazi interpersonali, alternanza di turni comunicativi, ecc. costituiscono, in maniera più o meno marcata, elementi di investigazione condivisi (se non addirittura contesi) dalle diverse "voci" della psicologia. Talvolta l'interesse per qualcuno di tali eventi (o complessi di eventi) dà vita a veri e propri filoni d'indagine, studiati con estrema raffinatezza metodologica. Basti pensare allo studio dei gesti o a quello dell'espressione delle emozioni, tanto per citare alcune delle aree investigative più feconde che, lungo tutta la storia della disciplina (e più in generale delle scienze dell'uomo), hanno destato costantemente l'interesse dei ricercatori.

Mauro Cozzolino, psicologo e consulente relazionale, è ricercatore presso l'Università degli Studi di Salerno. Ha compiuto ricerche nel campo della comunicazione non verbale, dei processi di costruzione sociale della conoscenza e della psicologia culturale.


Silvia Caravita e Maria Beatrice Ligorio (a cura di)
L'apprendimento collaborativo. Dal Gruppo alla Rete
2003, Pagine: 207 ISBN : 88-87958-13-0
Prezzo: € 22,00
Editore: Carlo Amore

Questo libro nasce in un momento molto critico della scuola italiana, dominato da un lato da una grande incertezza sul destino della riforma dei cicli scolastici, dall’altro dalla consapevolezza acquisita in questi anni, nella scuola e nel mondo della ricerca che con la scuola collabora, delle importanti risorse culturali a cui è possibile attingere per ripensare il contratto educativo con le nuove generazioni. Ci auguriamo che sia diverso non solo perché più attento ai bisogni di una società sempre più difficile da interpretare e gestire, ma anche perché più attento alla ricchezza delle capacità umane e all’importanza di creare le condizioni affinché queste possano svilupparsi, per far maturare donne e uomini capaci di vivere bene la loro vita e di dare senso al loro rapporto con il mondo.
Nel dibattito che si è aperto attorno alla proposta di riforma della scuola iniziata con l’autonomia, nella varietà delle posizioni e argomentazioni, è tuttavia evidente che ci sono punti di non ritorno con i quali qualunque progettazione del cambiamento dovrà confrontarsi e anche attrezzarsi a contrastare l’inerzia del sistema. Sono acquisizioni consolidate nella pratica didattica di esperienze innovative che hanno trovato riconoscimento anche nel confronto con altri paesi europei e consolidamento con il coagularsi delle scuole in reti; sono il prodotto degli approfondimenti elaborati dalle scienze dell’educazione sulla dinamica sviluppo-apprendimento; sono consapevolezze e richieste cresciute nella coscienza pubblica in quanto coerenti con i rapidi mutamenti in corso nella vita sociale organizzata, accelerati dalle nuove tecnologie per l’informazione.
Considerare l’apprendimento come capacità di elaborare e costruire nuova conoscenza è una conseguenza della visione dell’ “uomo nuovo”, termine coniato all’inizio del ventesimo secolo, a cui il sistema scolastico si va troppo lentamente adeguando, incentivando lo sviluppo di capacità definite “superiori” (Vygotskij, 1966). La scuola deve allinearsi all’esigenza sociale di avere individui capaci di manipolare e gestire grosse moli di informazione di diversa natura e di saper elaborare e produrre conoscenza nuova. Quindi il successo di un processo di apprendimento è connotato sia dalla valutazione e interpretazione originale dell’informazione da parte dell’individuo (quella che proviene dal mondo fisico oltre che da quello culturale), sia dalla creazione di un qualcosa che prima non c’era, frutto del proprio lavoro ma anche della collaborazione con altri “agenti”. Il prodotto finale, allora, non consiste nella giustapposizione di lavori individuali ma è il risultato di un processo di revisione reciproca e di influenza tra punti di vista diversi. E’ questo quello che si intende per elaborazione collaborativa di conoscenza. Come ricorda Pontecorvo (1998), quel saper fare e saper essere a cui si attribuisce molta importanza dal punto di vista formativo, si attiva e si esercita in contesti che lo rendono possibile e necessario, contesti che sono sempre definiti culturalmente ed in qualche modo anche socialmente, e in cui la persona porta di volta in volta le sue nuove capacità.
I contributi a questo libro nascono da esperienze diverse su varie dimensioni e questo rende il confronto più interessante e fa emergere una gamma di possibili alternative sia nelle scelte che negli esiti. In tutti i casi qui presentati, al centro dell’attenzione sono la creazione e l’osservazione di ambienti di apprendimento collaborativo nei quali vengono messe in atto procedure per arrivare a prodotti patrimonio di una comunità, della classe e della rete di classi. Componenti significative di questi ambienti sono i programmi informatici e le reti telematiche che, sebbene considerati essenzialmente strumenti funzionali agli scopi della classe, certamente condizionano con le loro caratteristiche specifiche, volute e non volute da chi li ha progettati, i processi che di fatto si sono svolti.
Due dei casi presentati, Il Nostro Mondo e Leggere la città, hanno fatto parte di un progetto europeo, Collaborative Learning Network (CL-NET) e sono stati promossi da istituzioni di ricerca, rispettivamente l’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del CNR di Roma e il Dipartimento di Psicologia dei Processi di Sviluppo e Socializzazione dell’Università “La Sapienza” di Roma.
Il progetto CL-NET ha radici in esperienze americane e canadesi nate nei primi anni ‘90 a cui alcuni degli autori di questo libro hanno partecipato. Il modello delle “comunità di apprendisti” proposto da Brown e Campione (1990) e progressivamente meglio definito (Brown e Campione, 1996; Brown, Ellery e Campione, 1998) e la teoria del “apprendimento intenzionale”, concretizzata da Bereiter e Scardamalia (1993) nella progettazione di complessi programmi informatici (CSILE e poi Knowledge Forum), sono stati di riferimento teorico. Obiettivo principale era indagare nella specificità della scuola dei paesi europei quali fossero gli strumenti, le strategie di mediazione didattica e organizzative da realizzare affinché le tecnologie della comunicazione elettronica costituissero un valore aggiunto. Come riportato più dettagliatamente nel primo capitolo, in Europa, la tradizione pedagogica originata da Freinet e dal Movimento di Cooperazione Educativa, ha anticipato di molti anni l’attenzione ai processi di socializzazione di saperi, ai contesti di attività significative per i bambini (definiti come “situati” nel nuovo lessico) e all’intreccio necessario tra uso finalizzato di metodi e strumenti e sviluppo di capacità di ragionamento e pensiero. Fanno già parte quindi dell’ambiente di apprendimento delle classi europee considerate di qualità avanzata molte delle potenzialità che i modelli americani ripropongono ora e che vengono enfatizzate dall’uso di nuovi potenti artefatti, i computer, come mediatori della rappresentazione dell’informazione.
La condivisione con altri ricercatori europei dei problemi che via via questi casi ponevano all’attenzione ha certamente permesso un allargamento della visuale e questo si rifletterà anche nei contributi riportati in questo libro.



M. Beatrice Ligorio (a cura di)
Psicologie e cultura
2004, Collana: Mente e Contesto, Pagine: 287 ISBN : 88-87958-29-9
Prezzo: € 24.00
Editore: Carlo Amore

Roberto Truzoli
Psicologia clinica per le professioni sanitarie
2004, Pagine: 243 ISBN : 88-87958-16-5
Prezzo: € 22,00
Editore: Carlo Amore

La struttura del libro segue un percorso che inizia con l'elogio del metodo scientifico e, attraverso la presentazione di principi e conoscenze psicologiche (derivate dalle diverse branche della psicologia: sperimentale, generale, evolutiva, sociale, dell'apprendimento, della salute e clinica) e neuroscientifiche, arriva ad illustrare i principali aspetti emotivi, cognitivi, comportamentali e relazionali delle persone con malattia, per concludersi con una discussione sul tema della promozione della salute.
La parte metodologica presenta la logica e i metodi della scienza, sottolineando l’importanza dell’acquisizione di una mentalità scientifica e critica nel valutare i fenomeni psicologici e sociali.
Vengono quindi esposti i principali metodi di ricerca in psicologia clinica, con un approfondimento particolare dei disegni di ricerca a soggetto singolo per via dell’applicabilità che hanno nella pratica clinica quotidiana. Il capitolo si chiude con una desamina di alcune caratteristiche dei test psicologici, finalizzata alla consapevolezza della necessità di essere cauti nell’interpretazione dei risultati alla luce delle caratteristiche psicometriche dei test e all’acquisizione della capacità di attribuire un significato corretto ad alcuni diffusi punteggi ai test.
Il capitolo successivo si collega al precedente entrando nel dettaglio del moderno approccio funzionalista. L’approccio funzionalista è un modello di analisi dei comportamenti scientificamente fondato che privilegia l’utilizzo dei disegni sperimentali a soggetto singolo, e fornisce una cornice di riferimento per individuare le variabili ambientali e personali che facilitano e mantengono nel tempo precisi comportamenti individuali, permettendo un intervento realmente individualizzato. Un ulteriore aspetto positivo dell’approccio funzionalista è che suggerisce come impostare un’attività clinica che di routine integri principi e tecniche psicologiche. Questo capitolo si conclude con una rassegna dettagliata delle principali tecniche cognitive e comportamentali che possono essere implementate nell’attività clinica quotidiana.
Il terzo capitolo presenta le prime informazioni psicologiche derivate da studi di psicologia generale, sociale e dell’età evolutiva che riguardano sostanzialmente la persona sana e professionalmente attiva, e ha l’obiettivo di fornire delle cornici di riferimento per la comprensione dei vissuti personali in modo da riflettere su sé e sull’altro, e di evitare che a sofferenza si aggiunga incomprensione e insoddisfazione perché non si ascolta, non si attribuisce il giusto significato all’espressione altrui, non se ne considerano i bisogni, le abitudini, la visione del mondo e le modalità di fronteggiare la malattia e il processo di guarigione. In particolare, viene discusso il rapporto fra genoma e comportamento alla luce delle recenti ricerche neuroscientifiche e il ruolo svolto dal gruppo sociale nei processi d’apprendimento, nello sviluppo dell’identità personale e nei processi percettivi. Inoltre, un certo spazio è stato riservato ad alcuni fattori dello sviluppo individuale quali autoefficacia, interpretazione cognitiva degli eventi ed emozioni, e concetto di sé, per il ruolo che svolgono non solo nel fronteggiare la malattia, ma anche per il benessere in generale.
La seconda parte inizia con la presentazione delle caratteristiche della percezione dei sintomi, la quale contribuisce alla decisione di consultare un medico. La percezione dei sintomi sarà quindi discussa in rapporto ai principali fattori quali esperienze precedenti, abilità di coping, emozioni e influenze sociali che rendono più o meno probabile la consultazione.
Successivamente alcuni processi psicologici sono declinati in relazione al contesto di cura, alle procedure mediche e alla condizione di malattia. Verranno così presentate le principali risposte emotive sollecitate da esami e procedure mediche; i meccanismi cognitivi ed emotivi, consapevoli e inconsapevoli, con cui si fronteggia la malattia; e il ruolo delle informazioni nel favorire l'adattamento alle procedure mediche.
Un ampio spazio viene poi dedicato a come le persone reagiscono alla sfida al Sé rappresentata dalla scoperta di essere ammalati, dal cambiamento e dalla perdita; in questo caso si discuteranno le reazioni ansiose, depressive, di stress, e così via.
Infine, il tema della promozione della salute è affrontato con particolare attenzione all’aderenza alle prescrizioni mediche, alla relazione comunicativa fra operatori sanitari e pazienti, e al ruolo dell’effetto placebo.
Il testo è sia teorico che applicativo; fornisce teorie e modelli teorici che inquadrano concettualmente un fenomeno, e sono presenti diffusamente i suggerimenti operativi e le tecniche che ne sono derivate. Un contributo all’acquisizione di tecniche specifiche è fornito anche dalle Appendici.
Nella scelta degli argomenti si è cercato di selezionare quelli con maggior rilevanza per l'attività clinica quotidiana e quelli per cui è disponibile una traduzione applicativa delle ricerche di base.
Il libro si rivolge a studenti dei Corsi di Laurea per Infermieri, Fisioterapisti, Assistenti sanitari, e Tecnici della riabilitazione psichiatrica; e può essere utilizzato a fini di aggiornamento da operatori sanitari già inseriti nel mondo del lavoro in diversi contesti (ospedale, centri privati, comunità) e in diversi ruoli (professionisti o volontari).

Roberto Truzoli insegna Psicologia Clinica presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università degli Studi di Milano. Svolge attività di ricerca in diversi ambiti psicologici, fra cui Psicologia della Salute. È autore di numerose comunicazioni e articoli scientifici su tematiche di Psicologia Clinica e di un volume sullo sviluppo del pensiero flessibile.


Mario Allegra, Antonella Chifari e Simona Ottaviano
Sperimentare le tecnologie informatiche per la comunicazione in classe
2004, Pagine: 132 ISBN : 88-87958-18-1
Prezzo: € 16,00
Editore: Carlo Amore

In questo libro si intendono trattare le problematiche relative all’introduzione e all’utilizzo delle Tecnologie Informatiche per la Comunicazione (TIC) nella scuola, con particolare riferimento alla progettazione di interventi formativi che sfruttino pienamente le potenzialità di tali tecnologie.
Il capitolo I introduce la tematica relativa all’utilizzo delle TIC in ambito scolastico, ripercorrendo sinteticamente alcuni degli effetti scaturiti dal Piano di Sviluppo delle Tecnologie Didattiche (PSTD). L’obiettivo è quello di delineare alcuni aspetti e vincoli di natura culturale, sociologica, tecnologica e di abilità che potrebbero influenzare la scelta e il fattivo utilizzo di quelle tecnologie tese creare innovazione scolastica.
Il capitolo II presenta il progetto L.E.M.MA. (Learning Environment Multimedia MicroActivities), un’esperienza di ricerca di tipo longitudinale promossa dall’Istituto per le Tecnologie Didattiche (ITD) del CNR di Palermo in collaborazione con la SMS I. Florio, finalizzata all’introduzione graduale delle TIC in un triennio sperimentale di scuola media e indirizzata ad un gruppo-classe svantaggiato dal punto di vista socio-culturale. Esso rappresenta il capitolo più corposo del libro, quello che ha spinto gli autori a scrivere questo contributo con l’esplicita intenzione di esaminare criticamente alcune strategie per la progettazione di unità didattiche all’interno delle quali integrare le tecnologie e di sperimentare in concreto i vincoli e le possibilità che la dimensione multimediale porta con se all’atto del suo inserimento nel curricolo.
Il capitolo III è volto ad approfondire la tematica della progettazione didattica, con particolare enfasi su alcune delle tappe che, seppure note in quanto facenti parte di consolidate procedure, vengono arricchite da riflessioni utili ad una efficace pianificazione di processi apprenditivi supportati dalle TIC. Tale capitolo rappresenta un approfondimento di quello precedente, in esso l’attenzione è posta su alcuni steps della metodologia del progetto L.E.M.MA. col fine ultimo di generalizzare alcuni concetti chiave a contesti diversi da quello in cui hanno avuto origine.
Il capitolo IV ambisce a guidare l’insegnante nella delicata attività della progettazione di multimedia finalizzati alla valutazione dei prerequisiti logicocognitivi dei propri allievi. Ciò spinti dalla considerazione che quanto più un docente riesce a rendersi autonomo nella costruzione di semplici ambienti software tanto meno necessiterà di attingere ad un mercato che non sempre è in grado di soddisfare i bisogni educativi di specifici contesti classe. Ma non solo, proporre eserciziari multimediali, realizzati in casa, potrebbe consentire al docente di “sdrammatizzare” alcuni importanti momenti di verifica garantendogli, al contempo, di avere feedback puntuali sul livello dei propri allievi,
utili per tarare in itinere l’intervento didattico.
Nel capitolo V l’intento è quello di illustrare come una «buona» valutazione del software educativo richieda l’adozione di specifici criteri o linee guida, che gli stessi autori presentano in un corpus unitario avente la forma di una checklist; si tratta di uno strumento completo e pertanto impegnativo di cui gli insegnanti possono servirsi sia per valutare la qualità dei prodotti multimediali in commercio sia per determinare la qualità di prodotti realizzati in classe.
Il capitolo VI, l’ultimo del libro, è dedicato alla presentazione di un modello per la formazione di insegnanti e, in generale, di formatori sul tema della multimedialità e telematica. L’enfasi è posta sulla importanza che la formazione riveste nel migliorare l’atteggiamento e l’autonomia nell’approccio alla
tecnologia. Il libro, come si evince da questa breve panoramica sui capitoli che lo costituiscono, è indirizzato principalmente agli insegnanti, ma potrebbe rivelarsi uno strumento valido per tutti coloro che si accostano allo studio delle Tecnologie per l’Istruzione e per l’Apprendimento. Esso, pertanto, si rivolge agli studenti universitari delle facoltà di Scienze della Formazione e della Comunicazione, agli studenti dei master in Psicologia Scolastica, così come a tutti coloro che frequentano i corsi post lauream di specializzazione per l’insegnamento secondario.
Infine, esso è stato per gli autori volano di nuovi progetti di ricerca, ad oggi in corso presso l’ITD di Palermo, che consentono di rendere la riflessione sulle TIC e il loro ruolo sull’acquisizione della conoscenza un processo in continua evoluzione.

Lolli Franco
L'ingorgo del corpo. Insufficienza mentale e psicoanalisi
2004, Collana: Psicoterapie, Pagine: 112 ISBN : 88-464-5895-8
Prezzo: € 16,00
Editore: Franco Angeli

Uno studio sull'insufficienza mentale svolto alla luce del messaggio freudiano e della sua fertile rielaborazione da parte dello psicoanalista francese Jacques Lacan.
Questo libro propone una ricerca teorica che mette al centro del proprio interesse tematiche marginali nel dibattito contemporaneo sull'insufficienza mentale; la questione della soggettività, del corpo, della pulsione.
Un percorso che si conclude sull'analisi della relazione operatore-paziente ritardato; ne vengono messe in evidenza le impasse controtransferali e le potenzialità terapeutiche.

Franco Lolli , psicologo, psicoterapeuta, membro della Scuola lacaniana di psicoanalisi in Italia e della Associazione mondiale di psicoanalisi, è coordinatore del Servizio di psicologia clinica dell'Istituto di Riabilitazione Santo Stefano di Porto Potenza Picena. Ha curato Il sintomo e il sociale, ( Ed. Stamperia dell'Arancio, Grottammare, 2002), L'infinito nella voce (Angeli, Milano, 2004) e Sulla soglia. Preliminari nella clinica dei nuovi sintomi (Angeli, Milano, 2004).

 

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