Trasformazioni del dolore
Che fine fa il dolore?
Quello delle frustrazioni quotidiane, dei traumi dell'esistenza, la perdita, l'abbandono, la violenza, la vecchiaia.
Il soggetto è realmente in grado di sopportare la pena che la vita non risparmia, di soffrire il dolore impensabile della morte, di trasformarlo, o è necessario trasferirlo a qualcuno che si occupi di noi?E l'opera pietosa dell'oblio è sempre possibile o più spesso ricorriamo alla finzione?
Sono queste le domande che l'autore si pone e che pone al pensiero di Freud, Bion e Grotstein, che più di altri hanno affrontato tali questioni.
Freud aveva elaborato una originale teoria del dolore che implicava un legame stretto con la realtà e la biologia, ma rinuncia alla teoria del trauma mettendo tra parentesi la sua iniziale teoria del dolore. Più tardi dirà che del dolore sappiamo pochissimo.
Bion capisce che chi non è in grado di soffrire il dolore non è in grado neppure di vivere il piacere, rifiutare il dolore significa l'anestesia emozionale. Il nostro apparato per pensare di fronte agli aspetti traumatici della realtà, la paura del cambiamento e la responsabilità del pensare, mette in atto processi evacuativi per alleviare il dolore impensabile. La cultura dell'evacuazione segna dunque i limiti del sistema, ma paradossalmente ne indica anche i mezzi più potenti di comunicazione e trasformazione.
Per Grotstein il gioco psicoanalitico deve permettere al paziente di trasferire il suo dolore all'analista, in quello che egli chiama il patto di pietà.
Se la psicoanalisi mostra i limiti nella possibilità di trasformare il dolore, cosa può fare l'arte?
La bellezza potrebbe essere la via più sicura per seguire i percorsi del dolore, nella sua trasformazione.
Il Grido di Munch, quale esito del fallimento di un sogno; la bellezza lacerante dei dipinti di Bacon, con il loro sguardo allucinato sulla verità urlante; la dilatazione del tempo nelle immagini di Viola, fino alla magia del sacro e l'ascesi mistica, sono esempi straordinari delle capacità trasformative dell'oggetto estetico.
Autore:
Goriano Rugi, psichiatra, psicoterapeuta e psicoanalista di gruppo. E' membro con funzioni di training dell'Istituto Italiano Psicoanalisi di Gruppo e direttore della Scuola di Psicoanalisi di gruppo di Milano, didatta dell'Istituto di Ricerche Europee di Psicoterapia Psicoanalitica e socio del Nodo Group. Vive e lavora a Verona, ove per molti anni ha esercitato presso l'Ospedale Santa Giuliana.
Ha pubblicato numerosi lavori su riviste italiane e straniere e curato i volumi Il Sapere e lo scarto (Edizioni Kappa, 1985); con E. Gaburri, Il Campo gruppale (Borla,1998).
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