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Abbiamo solo eseguito gli ordini!

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Questa è stata la risposta data da chi ha perpetrato l'olocausto. Come si costruisce questa difesa nella mente dei nazisti?

olocausto e difesa personale ordiniLa ricerca dimostra che le persone che obbediscono agli ordini si sentono meno responsabili per le loro azioni.

In una lettera del 1962, ultimo disperato sforzo per ottenere la clemenza, l’organizzatore dell’Olocausto, Adolf Eichmann, ha dichiarato che egli ed altri ufficiali di livello più basso furono “costretti a servire, in quanto semplici strumenti”, i loro superiori, spostando su di essi la responsabilità per la morte di milioni di Ebrei.

“Abbiamo solo eseguito gli ordini”,  dichiarazione divenuta famosa nel Processo di Norimberga dopo la Seconda Guerra Mondiale, è stata una caratteristica predominante della difesa di Eichmann nelle udienze da lui sostenute.

Ma, quello stesso anno, Stanley Milgram, uno psicologo della Yale University, ha condotto una serie di famosi esperimenti, i quali verificavano se le persone “ordinarie” avrebbero inflitto un danno ad un altro essere umano, per eseguire gli ordini dati da una figura autoritaria. In modo scioccante, i risultati suggerivano che chiunque poteva rivelare un cuore tenebroso.
Mentre, però, la ricerca di Milgram voleva indagare se una persona poteva essere costretta a comportarsi in modo mostruoso, un altro studio, pubblicato sul giornale “Current Biology”, vuole fornire una spiegazione sul perché.

“In particolare, agire dietro ordini altrui faceva sì che i partecipanti percepissero una distanza dalle conseguenze”, ha detto Patrick Haggard, neuroscienziato della University College London e co-autore dello studio. In altre parole, le persone si sentono realmente disconnesse dalle loro azioni quando rispettano gli ordini, anche se sono loro stessi a commetterle.

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I ricercatori della University College London e della Université libre de Bruxelles nel Belgio sono arrivati a questa conclusione indagando come la coercizione potrebbe cambiare il “sense of agency”, fenomeno psicologico che si riferisce alla consapevolezza del fatto che le proprie azioni causano un qualche effetto all’esterno, e, attraverso due particolari esperimenti, Haggard e gli altri ricercatori hanno mostrato che le persone esperivano un lasso di tempo più lungo tra l’azione e l’esito, anche se quest’ultimo era spiacevole.
“Questa [disconnessione] suggerisce un ridotto sense of agency, come se le azioni che i partecipanti sono costretti a compiere cominciavano ad essere avvertite come più passive”, ha spiegato Haggard.

studi a confronto

A differenza della ricerca di Milgram, che prevedeva scosse finte, il gruppo di Haggard ha introdotto un elemento che era stato tralasciato negli esperimenti originali del 1960: le scosse reali.
Negli esperimenti di Milgram, inoltre, il 65% dei suoi volontari, descritti come “insegnanti”, erano disposti (a volte con riluttanza) a premere un bottone, che inviava scosse sopra i 450 volt ad una persona che non vedevano, un “alunno” in un’altra stanza. Nonostante potessero sentire le suppliche dalla persona sconosciuta, incluse le dichiarazioni di avere un problema cardiaco, i primi continuavano a dare la scossa ai secondi quando gli veniva ordinato di farlo.

Haggard ha precisato che lo studio del suo gruppo era, invece, più trasparente. “Gli studi di Milgram si basano su un inganno: ai partecipanti fu richiesto di somministrare “scosse forti” ad un attore, che in realtà ha semplicemente finto di riceverle”, ha spiegato. “E’ difficile accertare se i partecipanti si sarebbero spinti a tanto nelle situazioni reali”.

condizioni esperimentoInfatti, nel primo esperimento di questo nuovo studio, i ricercatori hanno chiesto ai partecipanti – un “agente” ed una “vittima” – di alternarsi nel dare scosse leggere o imporre una penalità finanziaria a vicenda. In alcuni casi, una terza persona – uno “sperimentatore” – si sedeva nella stanza e dava ordini; in altri, invece, quest’ultimo guardava altrove, così che il soggetto agisse secondo la propria volontà.

Il risultato?

I ricercatori hanno rilevato un “piccolo, ma significativo” aumento del tempo percepito tra l’azione di una persona e la sua conseguenza, quando c’era coercizione. Cioè, quando le persone agiscono “sotto ordini”, sembrano esperire un controllo minore su azioni e conseguenze, rispetto a quando scelgono da soli.

Nel secondo esperimento, il gruppo ha verificato se la perdita di controllo poteva essere rilevata anche nell’attività cerebrale dei soggetti.

Anche in questo test, come nel primo, i soggetti dovevano decidere se dare la scossa ad una persona, essendo o meno costretti a farlo, ma questa volta sentivano un segnale acustico mentre facevano la scelta. Il suono consentiva una risposta cerebrale, che poteva essere misurata con una cuffia per elettroencefalogramma (EEG).

I ricercatori hanno trovato che l’attività cerebrale in risposta a questo suono è realmente diminuita quando si è costretti a fare qualcosa, confermando i risultati ottenuti da alcune ricerche precedenti.
Il gruppo di Haggard ha usato anche un questionario per ottenere giudizi espliciti dai volontari, i quali hanno spiegato di sentirsi meno responsabili quando agivano sotto ordini altrui.

Haggard ha precisato, comunque, che i risultati ottenuti non legittimavano la difesa usata dai nazisti nel processo di Norimberga, secondo la quale essi stavano “solo seguendo gli ordini”. Però, continua, “il nostro studio suggerisce che questa affermazione potrebbe potenzialmente corrispondere all’esperienza di base che la persona aveva della sua azione al momento”.

E conclude: “Se è vero che le persone che agiscono sotto ordini esperiscono una responsabilità ridotta, bisogna capirne i meccanismi. Per iniziare, forse, le persone che danno ordini dovrebbero essere rese più responsabili per le azioni e le conseguenze di coloro che vengono costretti ad eseguirli”.

 

Tratto da scientificamerican.com

 

(Traduzione ed adattamento a cura della Dottoressa Alice Fusella)

 


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Tags: azioni mente attività cerebrale difesa ordini, nazisti Olocausto Eichmann responsabilità Milgram coercizione sense of agency disconnessione scosse meccanismi

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