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Il legame tra pregiudizio e intelligenza

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Secondo recenti studi sembrerebbe che le persone che auto-valutano la propria intelligenza come superiore alla media presentino una maggiore propensione al pregiudizio e al razzismo.

di Giorgia Lauro

Il legame tra pregiudizio e intelligenzaIl giudizio umano è spesso meno preciso quando si tratta di indirizzarlo verso noi stessi. Le auto-valutazioni comunemente mettono in risalto i punti di forza e minimizzano le nostre debolezze.

L'uomo medio sopravvaluta la sua altezza di 1-2 centimetri e la donna media sottovaluta il suo peso di almeno 1 kg.

I giudizi legati alle nostre dimensioni corporee possono essere soggetti a distorsioni ma sono limitati dall'oggettività di quella che è la realtà fisica. Una persona piccola non può pretendere di essere alta senza perdere credibilità.

Tuttavia, quando si giudicano le proprie caratteristiche psicologiche non siamo così oggettivi. Potremmo essere notevolmente inaccurati nelle autovalutazioni, come se stessimo osservando le nostre capacità mentali in uno specchio.

Questi pregiudizi di giudizio sono stati studiati nelle valutazioni delle abilità cognitive generali o dell'intelligenza. L'intelligenza può essere valutata formalmente utilizzando test psicometrici, ma può anche essere valutata in modo informale.

I ricercatori hanno esaminato se le stime delle persone sulla propria intelligenza riflettessero accuratamente la loro intelligenza psicometrica.

Due sono stati i risultati sorprendenti. Primariamente, le persone tendono a presentare impressioni gonfiate della propria intelligenza: la maggior parte delle persone pensa di essere sopra la media.

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Questo è un esempio dell'effetto “meglio della media” (Better-then-average), un'illusione diffusa di superiorità personale.

Tale illusione è stata documentata nelle valutazioni delle persone sulla loro personalità, salute, rendimento lavorativo, soddisfazione nella relazione e capacità di giudizio.

Le persone tendono anche a credere di essere al di sopra della media nella loro immunità ai pregiudizi del giudizio.

Una seconda scoperta chiave è che l'auto-valutazione dell'intelligenza delle persone è scarsamente calibrata. Esiste solo una relazione debole tra l'autovalutazione e l'intelligenza psicometrica.

Sembrerebbe infatti che la maggior parte delle presone che hanno un'intelligenza superiore alla media stima correttamente di essere sopra la media. Tuttavia, la maggior parte delle persone che ha un'intelligenza inferiore alla media fa erroneamente la stessa stima.

Questo modello esemplifica il cosiddetto “Effetto Dunning-Kruger”. Questo pregiudizio cognitivo comporta una tendenza per le persone con capacità relativamente basse di sovrastimare le proprie capacità, in parte perché non hanno la capacità di riconoscere la loro mancanza di competenza.

Esiste anche un legame tra l'intelligenza auto-valutata e la presenza di pregiudizio. Come osservato precedentemente, le persone che pensano di essere sopra la media non sono le stesse di quelle che lo sono realmente.

Questa discrepanza si rivela in diversi studi. Ad esempio, in uno studio condotto in Belgio, i ricercatori hanno esaminato un campione di adulti appartenenti alla comunità belga.

Il campione ha completato un test di intelligenza psicometrica e successivamente valutato la propria intelligenza su una scala da 0 (il meno intelligente del Belgio) a 100 (il più intelligente del Belgio).

La stima media era di 6: circa l'85% del campione si riteneva superiore alla media. I due modi di valutare l'intelligenza erano debolmente correlati.

Lo studio ha anche utilizzato una misura inerente il razzismo, anche perché una maggiore intelligenza psicometrica è associata ad un pregiudizio minore.

I ricercatori volevano capire se l'intelligenza psicometrica e auto-valutata avesse gli stessi o diversi legami con il razzismo.

Incredibilmente, i due modi di valutare l'intelligenza avevano opposti collegamenti sottili con il razzismo. Come previsto, una maggiore intelligenza psicometrica era associata ad un razzismo inferiore, in gran parte perché le persone più intelligenti pensavano ai gruppi sociali in modi meno categorici.

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Tuttavia, un'intelligenza auto-valutata superiore è stata associata a livelli più elevati di razzismo. La spiegazione di questa scoperta è che le persone che stimano una maggiore capacità cognitiva tendono a percepire il mondo sociale in termini di superiorità e inferiorità.

Questo persone hanno un alto “orientamento al dominio sociale”, un'ideologia anti-egualitaria legata al pregiudizio. Risultati simili sono stati trovati negli studi sul narcisismo.

Le persone narcisiste credono di essere superiori, hanno stime gonfiate della loro intelligenza e tendono anche a manifestare atteggiamenti più pregiudizievoli.

In sostanza, lo studio belga dimostra che essere intelligenti mina il pregiudizio del gruppo, ma credere che uno sia superiore agli altri nell'intelligenza lo riflette e lo promuove.

Quando le persone fanno valutazioni della propria intelligenza, stimando una certa capacità cognitiva, in realtà, forse, stanno rivelando anche una qualche debolezza attitudinale.

 

(a cura della Dottoressa Giorgia Lauro)

 

 

 


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