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Il sapere off line: avvertenze d'uso - Note di utilizzo per ipertesti e cd rom nella didattica curricolare

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L'utilizzo delle tecnologie multimediali legate alla didattica implica l'adozione di un abito mentale diverso dal tradizionale, non schematico, da parte dei docenti coinvolti nelle sperimentazioni. Ciò a prescindere dalla disciplina di provenienza.

didattica tecnologie multimedialiNell'esperienza condotta nel Media Lab , negli anni di attivazione, non si è registrato, alcun elemento rilevante che possa deporre a favore dei saperi scientifici o di quelli umanistici per quanto attiene la padronanza e la gestione del mezzo da parte dei docenti.

Le stesse competenze informatiche di base non incidono in alcun modo sulla capacità di navigazione su ipertesto, né sulla possibilità di dominarlo servendosene didatticamente. In alcuni casi, paradossalmente, si rileva che la competenza informatica può agire da zavorra verso la scoperta delle potenzialità offerte dalla multimedialità e dall' ipertestualità.

Quelle che definiamo macchine trasparenti, sono realmente tali.

Non a caso basta l'utilizzo del solo mouse per far girare i programmi, per navigare, per esplorare la conoscenza del dominio/i specificamente proposto da un CD ROM.

Banalmente e semplicisticamente, si potrebbe affermare che la difficoltà maggiore incontrata dall'utente adulto è solo quella di sciogliere il polso per indirizzare la freccetta sulle hotword e/o sulle zone sensibili della schermata.

Paradossalmente, almeno all'inizio, l'aspetto manuale ed il coordinamento oculo-motorio non sono di secondaria importanza nei casi di resistenza al mezzo e dell'arrendersi precocemente di fronte alla macchina.

Superato il primo blocco, soprattutto dovuto allo scoraggiamento nel verificare che bambini e ragazzi dominano il mezzo più efficacemente, ricompare la voglia di scoprirne le potenzialità e di sfruttarle a proprio vantaggio cognitivo e curricolare.

E' a questo punto che, spesso, la fretta brucia la gioia -lenta e graduale- dell'indagine, della scoperta, dell'approfondimento.

Deve essere prioritario il piacere di capire, di cambiare il proprio schema mentale, prima di provare a fare direttamente tentando di riprodurre in proprio (di solito artigianalmente) ipertesti didattici che, una volta terminati, lasciano tanto delusi quanto le prime riprese in videotape che, negli anni '80, apparivano il top per la documentazione delle esperienze didattiche e per la neutralità dell'osservazione nella ricerca.

Queste fasi fisiologiche sono sempre destinate ad esaurirsi in breve volgere di tempo, tributo da pagare all'innovazione prima che essa sia metabolizzata, incamerata, adottata nei repertori abituali; frequentata e padroneggiata nella prassi educativa quotidiana.

Nel caso degli ipermedia il lavoro da fare su se stessi e sulle proprie categorie mentali è notevole e lungo. Solo se si pensa alla scomposizione della linearità rassicurante spazio/tempo, a favore della proposizione a mosaico dei saperi, ci si sente irrimediabilmente spaventati.

Non serve tentare l'ultima difesa richiamando tassonomie e/o gerarchie funzionali all'assunzione di un codice comune, perché nell'ipertesto, non ce ne sono, e non potrebbero esserci, per sua funzione e struttura.

Essa è radiale, decentrata (anzi, pluricentrica), è l'esatta interfaccia del funzionamento cerebrale per sinapsi ed è, nei termini, la negazione di ogni categorizzazione aprioristica.

Ciò non significa casualità ed anarchia, ma più alta possibilità di esplorazione e connessione all'interno di mappe concettuali complesse non lineari.

Occorre prestare attenzione ad alcuni elementi fondamentali che potrebbero ingenerare confusioni, accettazioni acritiche, di prodotti e situazioni che vengono prodotti nell'editoria elettronica, solo perché griffati , e/o legati alla grande distribuzione ancorata allo schema del cartaceo.

Non esiste diretta dipendenza tra il possedere un vasto e profondo bagaglio culturale, ed il saper realizzare un ipertesto, che sia realmente tale, e regga l'impatto con l'uso didattico.

Un prodotto che unisca alla facilità di gestione, la possibilità di navigazione, in cui non sia sempre e soltanto il testo scritto a prevalere, ma appaia chiara la compenetrazione reale, democratica, dei vari codici sensoriali (auditivo, visivo, e perché no? tattile), non è d'immediata ed intuitiva realizzazione.

Alcuni prodotti garantiti dalla firma, possono risultare noiosi e ridondanti, perché si ha l'impressione di lettura di un libro su supporto magnetico, con l'aggravante di non ricevere neppure l'emozione del rapporto fisico con il fruscio della carta, la sua porosità, ed ottenendo immagini con risoluzioni assolutamente inferiori rispetto a quelle affidate alla stampa su carta patinata.

L'orientarsi fra i vari prodotti in commercio è già, per il docente, un'operazione che condizionerà la successiva somministrazione didattica e che impegnerà più che la scelta di un libro di testo.

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Gli standard devono essere alti: immediatamente visibile la possibilità di gestione del programma (ivi inclusa quella di ritorno alla richiesta iniziale che evita una navigazione a vista, quindi occasionale), l'individuazione di eventuali sottosistemi che consentano verifiche all'insegnante sulla progressione della ricerca dello studente, la chiarezza dell'esposizione verbale e testuale e quella per l'individuazione delle connessioni (nodi, buttons, links o quant'altro), la buona risoluzione cromatica e l'alta definizione delle immagini (fisse in movimento e/o cartografiche), la reale possibilità d'interazione ipermediale fluida e non gerarchica, dei vari linguaggi.

Per queste motivazioni si raccomanda al docente, sempre e preventivamente, un'accurata e ripetuta visione-navigazione dei e sui programmi prima ancora di qualsiasi schematica programmazione.

Mai come nel caso di un ipertesto e della multimedialità che ne è supporto tecnologico, lo strumento non è indifferente al tipo di contenuto.

Forma ed essenza si compenetrano generando risultati non sommatori, ma assolutamente inediti ed originali, che, proprio per ciò, prendono vita nelle mani del navigatore, sortiscono a risultati estremamente diversificati.

Il rapporto individuale e la spinta automotivazionale fanno la differenza, cambia il rapporto autore/utente.

Si genera una sorta di contaminazione e scambio di ruoli, grazie alla non linearità e molteplicità di percorsi dei cui sviluppi neppure l'autore può essere consapevole fino in fondo perché il mezzo, consentendolo, lo trascende.

E' questa la fascinazione che più intriga nell'approccio a questo strumento di conoscenza.

Fin qui le considerazioni a carattere generale, anche se dedotte dall'esperienza concreta del Media Lab, legate all'uso degli ipertesti e dei supporti tecnologici avanzati nella didattica e per ricerche di tipo psicopedagogico.

Risulta funzionale al tipo di esame che si sta compiendo, riportare alcuni dati relativi all'uso che realmente i docenti, di vari gradi scolastici, hanno fatto dei CD ROM presenti nel Laboratorio, e di come hanno gestito la classe in situazione non istituzionale.

Un gruppo di circa 120 docenti di tutti i gradi scolastici, sono stati presenti con le proprie classi all'interno del Laboratorio costituendo il primo nucleo di riferimento allargato.

Nel corso dell'intero anno scolastico sono state effettuate verifiche mensili sistematiche, fra il Comitato Tecnico scientifico di Media Lab ed il gruppo degli insegnanti, fornendo supporti metodologici utili alla schematizzazione e rilettura delle esperienze in atto.

Assolutamente imprescindibile da qualsiasi forma di attività (anche la più limitata ed occasionale nel tempo, fosse anche di pura consultazione), si è rivelata essere una dettagliata programmazione dei progetti e/o delle Unità Didattiche che si svolgessero all'interno dell'Aula Multimediale.

Senza questo riferimento e consegne chiare, gli studenti (anche se non limitanti la navigazione) possono incorrere nell'effetto dispersione (fino a registrare un uso basso della work station), rischio implicito nel mezzo, e trovarsi nell'impossibile di sfruttare tutte le potenzialità del sistema.

L'insoddisfazione generata dalla non compiutezza del compito genera caos e delusione rispetto alle aspettative ingenerate dalla tecnologia.

Dalla parte dei docenti, si assiste ad un cambiamento sostanziale del ruolo, ed a modelli differenziati di leadership (in alcuni casi leadership 'differite') , comunque, mai, si è registrata vacanza del ruolo docente, anche se esso non necessariamente si è sviluppato ed estrinsecato nel momento di frequentazione del Laboratorio.

Ha potuto e dovuto continuare ad esercitarsi nella ricerca delle forme di ricaduta nell'apprendimento, nell'indagine approfondita dell'ipertestualità, nella ricerca dell'interfaccia interdisciplinare.

Le strategie psicopedagogiche con i new media, sono un campo ancora in gran parte sconosciuto nelle potenzialità che offrono e nelle applicazioni che potrebbero avere in vari ambiti del sapere e nella strutturazione dello stesso.

Le immagini, le associazioni, che tornano in mente ogni qualvolta si parla di new media, sono quelle legate alla percezione che l'uomo ha della realtà e della sua stessa, intrinseca definizione.

Il mito della caverna di Platone è certamente la metafora più scontata di come spesso si scambi la forma con il contenuto, l'ombra con la luce, l'oggetto in sé con la sua rappresentazione, ed attiene strettamente al dominio cerebrale della percezione dei fenomeni.

La suggestione del mito genera ancora la magia di come la mente agisca e sia agita, di come funzioni, navighi, si strutturi per la conoscenza, riconosca e definisca vero o falso quello che i sensi gli sottopongono.

L'altra immagine è riferita al film 'L'attimo fuggente', in cui il Prof. Kithing, esorta i propri studenti, per l'esame della realtà a cambiare punto di vista, esplicitandolo salendo in piedi sulla cattedra, piuttosto che restandoci seduto dietro.

La frase chiave del film è legata alla poesia di Whitman 'Ahimè! Ah vita!" : "...,io con gli altri legato/ in tanti nodi, / la domanda, ahimè, la domanda così triste che ricorre/ che cosa c'è di buono in tutto questo, ahimè, ah vita?/.....che tu sei qui/ che esiste la vita e l'individuo,/ che il potente spettacolo continua, e tu puoi contribuirvi/ con un tuo verso."

Soltanto essendo disposti a cambiare modo di pensare, a revisionare ed adeguare il proprio ruolo (forse abbandonandolo, per una parte), a lasciarsi andare alle contaminazioni delle nuove proposte, si avranno buone possibilità di esplorare a fondo e con successo le potenzialità offerte da una tecnologia che questa volta ha forma umana.

 

Dott.ssa Maria Cristina Garofalo, Psicopedagogista, Terni

 


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Tags: didattica tecnologie multimediali

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