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Il transfer, strategia cognitiva utile per costruire la conoscenza

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Il Transfer è una meta-abilità che riguarda la capacità di trasferire conoscenze e competenze da un contesto ad un altro, da una materia ad un'altra, da un problema ad un altro.

di Renato Vignati

transferLo sviluppo dell'attitudine generale a pensare e giudicare indipendentemente, dovrebbe sempre essere al primo posto, e non l'acquisizione di conoscenze specializzate” (A. Einstein).

Le più recenti scoperte delle neuroscienze, quali la neuroplasticità del cervello e i complessi rapporti con la mente, insieme alle indagini realizzate nel campo della psicologia cognitiva, hanno portato alla luce una serie di fenomeni mentali e fornito nuove risposte ad antiche questioni.

Che cos'è il transfer? E’ possibile trasferire competenze nell'ambito dell’apprendimento?
Il transfer, quale modo di pensare, può influire in modo determinante e innovativo sui processi di acquisizione della conoscenza?
Sono molti gli interrogativi che si sono posti nel corso del tempo intorno al concetto di transfer, a partire dal significato etimologico che risale all’inglese transfer dal verbo (to) transfer «trasferire», e questo dal latino transferre, che indica il portare da un luogo ad un altro ovvero trasportare.

Una prima definizione tende a inquadrarlo come una meta-abilità che riguarda la capacità di trasferire conoscenze e competenze da un contesto ad un altro, da una materia ad un'altra, da un problema ad un altro. Se la conoscenza può configurarsi essenzialmente come trasferimento di un bagaglio di conoscenze e abilità precedenti, l’influenza degli apprendimenti precedenti può realmente favorire o viceversa impedire, o almeno rendere più difficile, gli apprendimenti successivi. In ogni caso, il transfer deriva solo dalla reazione di un atteggiamento attento e consapevole, di auto-regolazione, del soggetto che apprende.

Nel considerarlo come un'estensione delle abilità metacognitive e dei processi cognitivi di ordine superiore, il transfer assume particolare rilievo nell'organizzazione delle attività didattiche e nella conduzione dell'insegnamento perché, se opportunamente coltivato, può consentire allo studente di effettuare delle connessioni concettuali e operative che accelerano l'apprendimento, arricchiscono la conoscenza, conferendo maggiore solidità e stabilità.

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Lo studio sperimentale del transfer ha una lunga storia che risale all'inizio del secolo scorso quando sono state condotte in campo psicologico le prime verifiche empiriche e sono iniziate le riflessioni teoriche sulla natura e sulle funzioni di questa particolare abilità cognitiva.

A partire dai primi studi di Thorndike, Woodworth, Wertheimer, Kohler, la storia della psicologia scientifica è segnata dal tentativo di stabilire il grado in cui un apprendimento può facilitarne un altro, anche se le varie teorie esplicative proposte non hanno trovato ancora molti riscontri produttivi sul piano pratico e formativo. Un certo numero di supposizioni, e persino di teorie sul transfer, si sono rivelate inesatte in quanto contraddette dai dati empirici.

In base ai più recenti contributi teorici, che assumono una posizione moderata tra negazione e centralità del fenomeno, il transfer può essere definito come la capacità del soggetto di trasferire competenze, procedimenti, strutture e conoscenze (Poláček, 2005). Sostanzialmente, la definizione di transfer richiama le categorie proprie del cognitivismo (analizzare, selezionare, controllare, organizzare, usare strategie, essere consapevoli,…) applicate per potenziare significativamente le capacità di apprendimento autoregolato.

In realtà, il transfer, da non confondere con il transfert di derivazione psicoanalitica, riveste notevole importanza perché, la capacità di trasferire conoscenze, almeno da parte di alcuni studiosi, è chiaramente considerata come l’obiettivo finale dell’istruzione.Con il transfer, l’apprendimento, specialmente se si tratta di contenuti reali e significativi per lo studente, può avvenire in modo più rapido e stabile, mentre i contenuti appresi in un settore possono essere integrati in contesti di conoscenza molto più ampi.

Una ricognizione delle diverse tipologie di transfer che sono state individuate finora, rende possibile operare alcune distinzioni che riguardano l’oggetto del trasferimento: può essere spostato un contenuto o un processo ad altri contenuti e processi, oppure trasferita una categoria di conoscenze ad un'altra.

Nello spostamento di contenuti e processi, sono in particolare impiegate le forme di “transfer lontano” e di “transfer creativo”, due tipi particolarmente significativi che basano la loro estensione sull’analogia che esiste tra essi.

Invece, le diverse categorie di conoscenze (dichiarative, procedurali, strategiche, condizionali e teoriche) danno origine, con la combinazione e il passaggio da una categoria ad un’altra, a 13 tipi di transfer, tra questi quello strategico, teorico, verticale, relazionale, e anche negativo. Ad esempio, il transfer creativo avviene quando si riesce ad applicare le conoscenze acquisite in un contesto in un altro che è del tutto differente, producendo nuove invenzioni (per es. le conoscenze di biologia che portano a scoperte in medicina); il transfer verticale, si realizza quando si riesce ad applicare la strategia già appresa in contesti molto diversi e con gradi di complessità maggiori rispetto all’acquisizione iniziale (così è, ad es., per le conoscenze di algebra utilizzate per risolvere problemi di statistica).

La diversa tipologia di transfer esistente può fornire delle tracce utili per la sua applicazione nella scuola, anche se presso le istituzioni formative sembra prevalere la tendenza a dare per scontato che le conoscenze e le abilità sono comunque impiegate in situazioni differenti con grande facilità e frequenza, in modo quasi automatico e senza, quindi, dover prestare loro particolare attenzione.

Molte ricerche dimostrano invece che gli studenti sono in grado di effettuare e sviluppare operazioni di transfer nel momento della costruzione di conoscenze, e che lo sforzo cognitivo richiesto può facilitare l’acquisizione di nuove conoscenze, indispensabili per risolvere in modo innovativo e dinamico i problemi scolastici e della società. Ad es. lo studio di Barnett e Ceci (2002), ha verificato la possibilità di trasferire processi e metodi acquisiti in un contesto ad un contesto simile (transfer vicino), oppure del tutto differente (transfer lontano).

Una ricerca ha dimostrato che gli studenti di un college, cui erano stati insegnati metodi di studio utili per una memorizzazione efficiente, manifestarono un netto miglioramento nella loro capacità di ricordare materiale memorizzato, rispetto ad altri studenti che avevano semplicemente imparato a memoria tale materiale senza ricevere alcuna istruzione particolare (Bower, 1970). Anche altri studi hanno messo in luce che l’introduzione nella scuola secondaria di lezioni sui metodi di studio non solo determina sostanziali progressi nel corso specifico ma che tali progressi si estendono anche alle altre materie (Gagné, 1970).

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Sebbene alcune risultanze degli studi si rivelino discordanti, è indispensabile nella scuola coltivare il transfer, insieme ai processi metacognitivi, integrandolo negli obiettivi specifici formativi.Anzitutto, promuovere una cultura del transfer, ovvero la sensibilità e le abilità metacognitive degli studenti (ad es. attraverso l’utilizzo delle mappe mentali).

Occorre tenere presente che il trasferimento di contenuti, l’integrazione e l’elaborazione di concetti, principi generali e sistemi, avviene tanto più rapidamente quanto più l’apprendimento iniziale è motivato e profondo. Il piacere di realizzare insight provoca sentimenti di soddisfazione e di gioia, e l’impatto delle emozioni influenza in modo duraturo attenzione e memoria creando la possibilità di dare vita a risposte originali, non più stereotipate (Vignati, 2005).

Da parte degli insegnanti, è opportuno richiamare i contenuti esposti in precedenti lezioni prima ancora di affrontare nuovi argomenti, per dare la possibilità agli studenti di effettuare scoperte circa i rapporti tra le diverse informazioni.Si può stimolare il transfer sollecitando l’uso di strategie differenziate per assimilare contenuti diversi, come le poesie, i racconti, le commedie o anche l’ascolto di un brano musicale (ad es. il Pierrot Lunaire, una composizione di Arnold Schönberg, 1912). Altresì, può facilitare il transfer l’utilizzo di opportuni esempi o analogie che possono essere applicate a nuove situazioni. Così, nell’acquisizione di principi matematici o di una lingua, il contributo del transfer può risultare determinante ed essere considerato come una strategia cognitiva di aiuto.

Tuttavia, l’impegno e lo sforzo richiesto nelle operazioni di transfer è particolarmente gravoso e soggetti che presentano particolari difficoltà nell’apprendimento, o specifici deficit cognitivi, risultano notevolmente svantaggiati. Da notare, difatti, come nelle cinque categorie della tassonomia di apprendimento (Bloom, 1956; Anderson, e Krathwohl, 2001), disposte gerarchicamente, è a partire dalla seconda (comprendere), che è possibile effettuare il transfer dei processi nell’ambito della stessa categoria, e anche in quella seguente. Le operazioni di transfer, elevandosi da una categoria all’altra, fino a quella di creare, risultano sempre più difficili richiedendo maggiore applicazione.

In definitiva, l’indicazione principale è di “conoscere le opere di persone che sono esempi di trasferimento del pensiero, come i poeti che sono maestri di transfer.'' (Haskell, 2001). Una delle opere letterarie cui si può far riferimento è Il giuoco delle perle di vetro di Hermann Hesse, dove regole estremamente sofisticate presiedono al gioco immaginario di un gruppo di monaci le cui mosse, come giocatori, consistono nello stabilire relazioni fra soggetti apparentemente distanti fra loro, come può esserlo un concerto di Bach e un teorema matematico. L’origine del gioco, secondo il romanzo, deriva dal fatto che un tempo si giocava usando elementi, come le perle di vetro, per rappresentare combinazioni astratte, in sostituzione di lettere, numeri, note musicali o altri segni grafici, ed è quindi una sintesi di tutto il sapere umano.

Anche l’opera di Gianni Rodari, e particolarmente “La grammatica della fantasia”, è un esempio appassionante di transfer creativo:  “L'immaginazione del bambino, stimolata a inventare parole, applicherà i suoi strumenti su tutti i tratti dell'esperienza che sfideranno il suo intervento creativo. Le fiabe servono alla matematica come la matematica serve alle fiabe. Servono alla fantasia, alla musica, all'utopia, all'impegno politico: insomma all'uomo intero e non solo al fantasticatore”.

 

Riferimenti bibliografici

  • Anderson, L. W., & Krathwohl, D. R. (a cura di) (2001) A taxonomy for learning, teaching and assessing: A revision of Bloom's Taxonomy of educational objectives. Complete edition. Longman, N. York .
  • Ausubel D. P. (1978), Educazione e processi cognitivi, Milano, F. Angeli.
  • Atkinson W.W., Hilgard  E.R, (2006) Introduzione alla psicologia, Piccin.
  • Cornoldi Cesare, (1995) Metacognizione e apprendimento, il Mulino.
  • De Beni R., Pazzaglia F., Molin A., Zamperlin C. (2003) Psicologia cognitiva dell’apprendimento, Erickson.
  • Galimberti U. (1999) Enciclopedia di Psicologia, Garzanti.
  • Hesse H. (1979) Il giuoco delle perle di vetro, Mondadori.
  • Mason L., (2006) Psicologia dell'apprendimento e dell'istruzione, Il Mulino.
  • Neisser U. (1967) Psicologia cognitiva, Il Mulino.
  • Pellerey M., (2006) Dirigere il proprio apprendimento, La Scuola.
  • Polàcek K. (2005) Questionario sui Processi di Apprendimento, Organizzazioni Speciali.
  • Rodari G. (1973) La Grammatica della Fantasia: introduzione all'arte di inventare storie, Einaudi.
  • Vignati R. (2005) A scuola dalle emozioni, PuntoEdu Riforma, Indire.

 

 Articolo del Dott. Renato Vignati - Psicologo, Psicoterapeuta

 

 

 

 

 


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