Allucinazioni? Possono essere causate da una piega nel cervello
Anche se non avete mai avuto un'allucinazione - cioè un evento sensoriale che è vissuto come reale, pur non avendo una causa materiale - è facile immaginare come possono essere spaventose.
Immaginate di sentire una voce che urla: "Tu non sei bravo in questo e fallirai ogni esame" senza sapere da dove proviene. Oppure immaginate di vedere improvvisamente un serpente velenoso che striscia verso di voi.
Nonostante i progressi nel campo dell'imaging cerebrale, abbiamo ancora una comprensione limitata dei processi biologici che stanno dietro le allucinazioni. Ma una nuova ricerca ha scoperto che una regione chiave del cervello, il solco paracingolato, può essere alla base di tale esperienza. Questo offre maggior comprensione sul perché alcune persone sono più predisposte ad avere allucinazioni e fornisce un target neurale per i trattamenti che mirano ad affrontare tali esperienze terrificanti.
Quando qualcuno ha un'allucinazione, il problema di fondo è che non riesce a distinguere tra gli eventi reali e quelli creati dall'immaginazione. Di conseguenza, le allucinazioni sono state descritte come una perdita di "monitoraggio della realtà".
Il centro dell'immaginazione
Recenti studi che hanno considerato le immagini del cervello ricavate dalla risonanza magnetica funzionale (fMRI), hanno dimostrato che vi è una zona del lobo frontale particolarmente legata all'immaginazione. Lo strato più esterno di tessuto (corteccia) che avvolge una piega (solco) nel cervello, nota come paracingolato, si attiva quando fantastichiamo uno scenario futuro o immaginiamo ciò che gli altri pensano o sentono. Inoltre sappiamo, attraverso lo studio di pazienti con danni cerebrali, che il lobo frontale, in generale, è importante per i comportamenti umani complessi, come la pianificazione e il senso di sé.
Il ruolo chiave giocato dall'area del solco paracingolato nell' immaginazione suggerisce che è anche coinvolta nel monitoraggio realtà. Se questa parte del cervello funziona male, potrebbe poi influenzare la nostra capacità di distinguere la realtà dalla fantasia e quindi aumentare la probabilità di provare delle allucinazioni.
Per verificare questa teoria, Jane Garrison e i suoi colleghi dell'Università di Cambridge, hanno intrapreso uno studio su larga scala riguardante l'anatomia del solco paracingolato. Questa particolare piega del cervello può apparire molto diversa tra le persone: in alcuni cervelli è lunga e ininterrotta; in altri, è breve e interrotta e in alcune persone, addirittura, è assente. Pieghe più lunghe significa, in realtà, che ci sono meno cellule che trasportano la materia grigia in questa zona del cervello.
Altre differenze individuali nella struttura del solco possono influenzare anche i collegamenti intrattenuti con il resto del cervello tramite la materia bianca che, a sua volta, trasporta segnali neurali. Queste variazioni strutturali possono alterare il naturale processamento delle informazioni che si svolge in una regione del cervello.
I ricercatori hanno misurato la lunghezza del solco paracingolato di tre gruppi di persone sottoposte a scansioni cerebrali di risonanza magnetica strutturale (MRI): 1) pazienti schizofrenici che hanno sperimentato le allucinazioni, 2) pazienti schizofrenici senza allucinazioni e 3) soggetti sani appartenenti al gruppo di controllo. Sorprendentemente, i pazienti che hanno avuto le allucinazioni, presentavano una riduzione significativa della lunghezza del solco paracingolato rispetto a quelli senza allucinazioni.
Le analisi hanno indicato che una riduzione della lunghezza del solco di un centimetro comporta una maggiore probabilità (di quasi il 20%) di sperimentare allucinazioni. Inoltre, la lunghezza del solco non differiva tra i pazienti schizofrenici senza allucinazioni e gli individui di controllo. Questo suggerisce che la lunghezza del solco riguarda specificatamente l'esperienza delle allucinazioni anziché la schizofrenia in generale.
Fare luce sulla schizofrenia
È interessante notare che, un solco paracingolato più corto comporta maggior probabilità di sperimentare le allucinazioni indipendentemente dal loro tipo: ascolto di voci, visione di immagini, sentirsi toccati o percepire odori che non sono reali. Questo associa la regione all'esperienza allucinatoria in generale, piuttosto che a problemi specifici con, ad esempio, la percezione uditiva o visiva.
Questo studio non si limita a far luce sul motivo per cui alcuni pazienti affetti da schizofrenia potrebbero avere le allucinazioni, mentre altri no. Ci delucida anche su aspetti fondamentali che interessano le basi neurali del processo allucinatorio. Dunque, nel cercare di comprendere cosa rende alcune persone più predisposte ad avere le allucinazioni, dobbiamo cominciare ad analizzare le caratteristiche anatomiche del cervello che sono alla base dell' esperienza del sé e della coscienza dell'uomo.
Il risultato finale è che il solco paracingolato può diventare un target importante in nuove terapie cerebrali che mirano ad affrontare la disfunzione di regioni specifiche. Tecniche come la stimolazione magnetica transcranica, in cui un campo elettromagnetico viene esercitato appena sopra lo scalpo, hanno il potere di cambiare in modo sicuro i livelli di attività nelle aree cerebrali corticali.
Ora, i ricercatori che sperano di migliorare la vita di chi soffre di allucinazioni hanno un'area individuata sulla mappa corticale da dove possono cominciare.
Tratto da PsyPost
(traduzione e adattamento a cura della Dottoressa Benedetta Marrone)
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