L'invidia patologica
Quando si può parlare di invidia patologica? Che ruolo svolge nel contesto delle relazioni? Dal punto di vista psicopatologico, dove la si può rintracciare?
“L'invidia è il lato codardo dell'odio, e tutte le sue manifestazioni sono tristi e desolate”, Henry Habbey.
L'invidia è una reazione di avvilimento rispetto alla percezione di qualcosa che manca. Il soggetto invidiato è condannato per il possesso di ciò che altri sentono di non avere e di desiderare.
Se l'invidia rimane incontrollata, può determinare dinamiche relazionali intrise da un'energia competitiva spietata. Quando il rancore dell'invidia è più velenoso, l'oggetto dell'invidia è disumanizzato e odiato.
Molti clienti che ricercano un trattamento per il disturbo da stress post-traumatico presentano spesso storie in cui è presente un invidia patologica.
Spesso sono vittime di abusi psicologici per mano di genitori borderline, narcisisti, istrionici e dipendenti, e presentano ricordi infantili in cui regnava un sabotaggio continuo e deprecazione.
Nelle circostanze più atroci, sono stati sadicamente umiliati, deprivati del carattere, diffamati e infine ridotti ad uno stato di paura debilitante e di disprezzo da parte di genitori e altri membri della famiglia.
Coloro che sono stati vittima di invidia patologica presentano un'insidiosa vergogna, che sottolinea come i propri doni rappresentino una minaccia, e definiti responsabili di istigare sentimenti di risentimento, inadeguatezza e, quindi, invidia.
Avendo appreso che qualsiasi indicazione di felicità, realizzazione o ammirazione si traduce in disprezzo ed in una miriade di forme di violenza emotiva, le vittime di invidia patologica spesso si nascondono nell'ombra, avendo perso di vista le loro doti innate o semplicemente hanno troppa paura per esporre quelle parti essenziali di se stesse.
Per rafforzare le illusioni sulla sicurezza, le vittime di invidia patologica possono convincersi che è nobile e virtuoso essere diffidenti e schivi.
In alternativa, incapaci di tollerare i difetti umani e quindi guidati dalla perfezione, possono identificarsi con l'aggressore e perpetrare il ciclo di abusi che hanno subito deridendo e sminuendo gli altri.
In definitiva, in uno sforzo subconscio di dominare le ferite psicologiche ed emotive derivanti dall'invidia patologica, i modelli traumatici saranno messi in atto con coloro che incarnano i tratti dei propri genitori abusivi e/o del bambino vittima disprezzato.
La proiezione di sentimenti di inferiorità profondamente radicati su un bersaglio vulnerabile e l'assoggettamento a forme familiari di degradazione diviene una forza trainante.
Cronologia delle riparazioni
Cercare disperatamente di accontentare e/o distruggere l'oggetto del proprio odio è alimentato da un futile tentativo di riparare una storia tragica.
Riorganizzando e ri-visitando questo modello traumatico, le tormentate realtà viscerali del bambino ferito sono difese e gestite superficialmente.
Questo disperato tentativo di padronanza si basa sul pensiero magico e sulle difese primitive, che aiutano a negare il senso fondamentale di impotenza che caratterizza la vittimizzazione.
In definitiva, ciò che risulta è solo una maggiore sofferenza. Ma a dispetto delle evidenze ripetitive che smentiscono l'efficacia di questa difesa strategica, la sua rinuncia è simile all'annientamento psicologico.
La guarigione trasformativa può avvenire solo quando questo modello infruttuoso viene limitato.
Con l'aiuto di uno psicoterapeuta, il dolore originale viene esumato e assimilato.
Quando la vittima di invidia patologica è in grado di sopportare pienamente e accettare la grandezza della crudeltà mentale e della malevolenza perpetrata da coloro da cui è stato incondizionatamente dipendente per amore e sopravvivenza, può potenzialmente reclamare l'autostima e l'integrità che l'invidia ha derubato.
A cura della Dottoressa Giorgia Lauro
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