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ROCD: Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione

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In una relazione amorosa non è affatto un fenomeno isolato quello di esperire preoccupazioni ossessive riguardanti l'adeguatezza del partner o della relazione stessa.

rocd 1Tali preoccupazioni, stanno assumendo un ruolo importante tanto da configurare un fenomeno patologico distinto: il Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione (Relationship Obsessive Compulsive Disorder, ROCD).

Identificato dal Prof. Guy Doron dell'Università di Herzliya, in Israele, e dai suoi collaboratori, il ROCD si manifesta con dubbi ossessivi e preoccupazioni riguardanti le relazioni e con atteggiamenti compulsivi che emergono per alleviare l'angoscia associata al contenuto di questi dubbi. Tali sintomi ossessivo-compulsivi possono associarsi a molteplici tipi di relazioni compreso il rapporto con i propri figli, genitori, mentori o anche con Dio.

Ci troviamo di fronte al Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione, quindi, quando i dubbi e le preoccupazioni ossessive sono incentrate nell'ambito delle relazioni intime.

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Negli ultimi anni una crescente mole di ricerche (Doron et al., 2012a; Doron et al., 2012b) si è rivolta al ROCD all'interno dei rapporti sentimentali; è emerso che i dubbi possono rivolgersi sia ai sentimenti reciproci (es., "Lo amo o no?", "Non sono certo di quello che il/la mio/a partner prova per me") sia alla relazione in sé (es., "Questo rapporto sarà giusto per me?") sia alle caratteristiche del partner ("E se avessi bisogno di una donna più matura...?").

Le ossessioni nascono spesso sotto forma di pensieri e immagini relative al partner (es., "È quello giusto?"), ma possono presentarsi anche sotto forma di atteggiamenti compulsivi come controlli ripetuti dei propri sentimenti e di quelli nei confronti del partner o nei confronti della relazione stessa, confrontando le caratteristiche o i comportamenti di altre persone, visualizzando o richiamando esperienze o sentimenti positivi provati nei confronti del partner in passato, oppure andando in cerca di rassicurazioni e per ristabilire l'autostima.

Questi comportamenti intrusivi sono spesso ego-distonici dal momento che contraddicono l'esperienza soggettiva individuale (es., "La amo, ma non riesco a smettere di mettere in discussione i miei sentimenti") o i valori (es., "L'aspetto non dovrebbe essere importante nella scelta del partner"). Inoltre, questi pensieri intrusivi sono considerati inaccettabili e spesso portano a provare sensi di colpa e vergogna.

Per esempio gli individui possono sentirsi male nell'avere pensieri di critica sull'intelligenza, aspetto o capacità sociali del partner. L'età d'esordio del ROCD è sconosciuta.

Negli studi condotti finora, i pazienti spesso riferiscono che i sintomi si sono manifestati nella fase iniziale dell'età adulta per poi durare durante il corso di tutta la relazione.

Alcuni, invece, fanno risalire la nascita dei sintomi del ROCD alla prima volta in cui si sono trovati a dover prendere decisioni legate alla relazione amorosa, per esempio sposarsi o avere figli. Sebbene possano verificarsi al di fuori di una relazione amorosa in corso, questi sintomi, quando sperimentati, sembrerebbero più angoscianti e debilitanti durante una relazione amorosa attuale.

Ad ogni modo, nel caso in cui i sintomi vengano attivati conseguentemente alla rottura di una relazione, le persone potrebbero riferire di essere preoccupate in modo ossessivo dal pensiero che il partner precedente fosse quello giusto e che ormai è perso e non lo si potrà incontrare più. Tali casi sono di frequente associati alla paura di rimpianti anticipati e sono comunemente affiancati da comportamenti di auto-rassicurazione (es., ricordare i motivi della fine della relazione), confronti compulsivi (con i partner attuali), e ricostruzione compulsiva di esperienze precedenti (ricordare situazioni di conflitto).

Altre persone riferiscono di evitare completamente relazioni amorose per timore di ferire gli altri (es., "La farei impazzire"; "Sarebbe tutta una bugia") o di sperimentare nuovamente i sintomi ROCD. Per esempio, i pazienti potrebbero riferire che evitano gli appuntamenti per timore di ossessionare i nuovi potenziali partner riguardo i difetti del vecchio partner o per il troppo attaccamento al loro partner precedente.

L'eziologia e il mantenimento dei sintomi del ROCD consistono in una combinazione poliedrica di molti fattori: nei modelli teorico-metodologici di stampo cognitivo-comportamentale, ad esempio, viene assegnato un ruolo centrale per lo sviluppo ed il mantenimento del Disturbo Ossessivo Compulsivo alle distorsioni cognitive.

Tali distorsioni cognitive sembrano avere un ruolo anche nella fenomenologia del Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione: per esempio, la sovrastima del pericolo può indurre l'individuo a trarre conclusioni riguardo ai propri sentimenti (es. "Se oggi non ho mai avuto voglia di chiamarlo forse allora non lo amo") o aggravare le conseguenze di certe caratteristiche del partner (es. "Il fatto che non abbia un lavoro stabile non gli permetterà di avere una famiglia con me").

Da un punto di vista empirico, tuttavia, le moderate associazioni tra i sintomi del ROCD e le credenze disfunzionali tipiche del DOC, hanno spinto i ricercatori ad indagare il peso di distorsioni cognitive specifiche dette distorsioni cognitive associate alla relazione (Doron et al., 2014). In particolare, oggi sappiamo che le credenze più coinvolte nel ROCD sono: a) le credenze relative alle conseguenze negative dell'avere una relazione sbagliata (es., "Per me vivere una relazione sentimentale imperfetta è come tradire me stesso"); b) le credenze relative agli scenari negativi del restare da soli (es., "Rimanere senza un partner causerebbe un gran dolore sia a me che a tutti quelli intorno a me") e c) le credenze rispetto alle conseguenze negative della separazione dal partner (es., "Sono convinto che rompere la relazione col mio partner causerebbe danni irreparabili a entrambi").

Tuttavia la maggior parte degli studi rivolti alle credenze disfunzionali associate al Disturbo Ossessivo Compulsivo da Relazione è stato svolto su campioni non clinici e solo recentemente le ricerche hanno coinvolto gruppi di pazienti così da poter indagare più specificatamente il peso predittivo di certi costrutti rispetto ai sintomi (es., credenze disfunzionali, perfezionismo).

Sembra, quindi, che l'essere tendenzialmente perfezionista e l'avere preoccupazioni catastrofiche di essere intrappolati "per sempre" nella frustrazione di una relazione insoddisfacente siano gli elementi principali che predispongono un individuo a poter sviluppare veri e propri sintomi ossessivo-compulsivi rivolti alla relazione, pur tenendo in considerazione altre variabili molto influenti nella psicopatologia generale quali ansia e depressione.

Preoccuparsi, avere dubbi o persino essere turbati per la propria relazione non suggerisce automaticamente la diagnosi di ROCD. Così come gli altri sintomi del DOC, i sintomi ossessivo-compulsivi incentrati sulla relazione richiedono un intervento psicologico solo nel momento in cui causano un importante distress e sono invalidanti per il funzionamento sociale e lavorativo.

Diagnosticare il ROCD è molto complicato poiché tali esperienze, anche se angoscianti, potrebbero essere parti integranti del normale sviluppo del percorso relazionale, soprattutto durante le sue fasi iniziali fatte di flirt e primi appuntamenti. Il trattamento è indicato solo nei casi di reale instabilità della vita amorosa (per esempio, aumento di pressione da parte del partner, bassa soddisfazione della relazione).

Il ROCD è spesso in comorbidità con altri disturbi come la depressione, i disturbi d'ansia ed altri sintomi del DOC. Posto che una persona soffre di ROCD, si pianificano determinate cure. Recentemente, sono state sviluppate e validate due unità di misura per questo disturbo: il ROCI (Relationship Obsessive Compulsive Inventory) e il PROCSI (Partner Related Obsessive Compulsive Inventory) che, rispettivamente, valutano i sintomi ossessivo-compulsivi incentrati sulla relazione, per esempio adeguatezza di questa o sentimenti del e verso il partner, e quelli relativi alle caratteristiche del partner come abilità sociali, competenza, intelligenza e aspetto fisico.

Tali strumenti concettualizzano i sintomi in termini di dimensioni piuttosto che di categorie e li inseriscono in un continuum che va da una leggera preoccupazione ad un profondo e debilitante disagio. L'efficacia del trattamento psicologico per il ROCD non è ancora stato testato. Un intervento terapeutico di successo dovrebbe fondarsi sulla comprensione teorica dei fattori di vulnerabilità e dei processi di mantenimento descritti nei paragrafi precedenti. Attualmente, il Prof. Doron e i suoi collaboratori stanno sviluppando un manuale per il trattamento del ROCD che indirizzerà i clinici proprio verso i processi di mantenimento e i fattori di vulnerabilità del disturbo.

Allo stato dell'arte, seguendo gli attuali interventi cognitivo-comportamentali per il DOC, si può sostenere che l'ERP e altri trattamenti comportamentali sono d'elezione in questa prassi terapeutica. La psicoeducazione è un'altra componente fondamentale della terapia: questa dovrebbe controllare i processi cognitivi tipici del ROCD. Fin da subito, è importante fornire al paziente gli obiettivi e i fini terapeutici, discutendo di questi durante il corso della terapia. Dovrebbe essere affrontata l'influenza dei sintomi ROCD sulla capacità di prendere decisioni e chiarire al paziente la differenza tra il pensare in modo ossessivo e la risoluzione dei problemi.

Sulla base di queste conoscenze, è meglio accordarsi sul posticipare le decisioni riguardanti la relazione fino a che i sintomi del ROCD siano ridotti significativamente? Subordinata all'approvazione del paziente, si dovrebbe considerare il coinvolgimento del partner nel processo terapeutico. In questi casi, si dovrebbe valutare l'entità della sintomatologia del partner e pianificare la riduzione dell'influenza diadica discussa nei paragrafi precedenti. Il terapeuta dovrebbe aiutare il paziente con il controllo delle ossessioni e a gestire la riduzione di compulsioni e comportamenti neutralizzanti.

La componente cognitiva del trattamento per il ROCD include l'identificazione e l'eliminazione delle credenze maladattive del DOC (importanza dei pensieri, intolleranza dell'incertezza). È importante, infatti, confutare i pensieri negativi sulle relazioni ("Se sto in una relazione di cui non sono sicuro, sarò infelice a vita"; "Se non mi impegno in questa relazione non sarò mai in grado di uscirne"; "Se chiudo questa relazione me ne pentirò a vita"). In questa cornice sono molto utili i compiti dell'ERP come l'esposizione in vivo; con la visione di film romantici, ad esempio, si potrebbero "disinnescare" gli scripts legati alla paura del rimpianto e del rimpianto anticipato (per esempio, sentirsi infelici con il partner e/o sentirsi infelice senza lo stesso partner) o ad altri temuti scenari (per esempio, il matrimonio).

Molti pazienti con ROCD raccontano il timore di ricostruire il rapporto con i genitori. Quando attuabile, queste informazioni dovrebbero essere integrate negli scripts. Un intervento efficace potrebbe affrontare il significato e le conseguenze di un continuo monitoraggio degli stati interiori. Tecniche comportamentali idonee per esemplificare gli effetti di un eccessivo monitoraggio potrebbero prevedere sedute di monitoraggio ripetitivo di tali stati. Ancora, dovrebbero essere esplorati i casi di autostima influenzata da qualche aspetto relazionale (per esempio, valore del partner), così che il paziente capisca la associazione tra angoscia e percezione del fallimento di questi aspetti relazionali.

Infine, dovrebbe essere data particolare enfasi all'attenuamento di ansie e preoccupazioni, soprattutto alla paura dell'abbandono (Doron e Molding, 2009). Esistono varie strategie d'aiuto che consistono nello smontare il legame tra credenze maladattive tipiche del DOC e paura dell'abbandono; vengono utilizzate tecniche comportamentali per aumentare la tolleranza a pensieri legati all'abbandono (per esempio, chiedere di scrivere/pensare "il mio partner mi ama veramente?" senza chiedere conferme al partner) e a credenze che associano l'abbandono ad una bassa autostima (es., "Non valgo niente perciò verrò abbandonato"). Molti pazienti con il ROCD preferiscono evitare i conflitti amorosi.

Tuttavia, nel cercare di evitare i conflitti, potrebbero aggravare situazioni non affrontate. Inoltre, il conflitto potrebbe essere una conseguenza dei sintomi del ROCD, quindi, un conflitto amoroso dovrebbe essere sempre valutato e affrontato in terapia. Il terapeuta dovrebbe insegnare al paziente ad adottare un'adeguata comunicazione e problem solving nelle situazioni di conflitto usando giochi di ruolo per le situazioni temute.

È importante chiarire che lo scopo della terapia non è salvare la relazione, ma aiutare il paziente a ridurre i sintomi del ROCD.

La riduzione del sintomo ROCD, infatti, è spesso associata ad una migliore comprensione dei propri sentimenti e ad una migliore capacità di decision making. In caso di bisogno, tecniche di problem solving e strategie di decision making potrebbero essere introdotte in terapia anche per aiutare il paziente ad affrontare importanti decisioni riguardanti la vita di coppia.

 

A cura della Dottoressa Antonia Vanessa Bottiglieri

 

BIBLIOGRAFIA

Doron, G., Derby, D., Szepsenwol. O., & Talmor. D. (2012a). Tainted Love: Exploring relationship-centered obsessive compulsive symptoms in two nonclinical cohorts. Journal of Obsessive-Compulsive and Related Disorders, 1, 16-24.
Doron, G., Derby, D., Szepsenwol, O., & Talmor., D. (2012b). Flaws and All: Exploring partner-focused obsessive-compulsive symptoms. Journal of Obsessive-Compulsive and Related Disorders, 1, 234-243.
Doron, G., Derby, D., & Szepsenwol. O. (2014). Relationship obsessive- compulsive disorder (ROCD): A conceptual framework. Journal of Obsessive- Compulsive and Related Disorders, 3, 169-180.
Doron, G., & Molding, R. (2009). Cognitive behavioral treatment of obsessive compulsive disorder: A broader framework. The Israel Journal of Psychiatry and Related Sciences, 46, 257-263.

 


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