Stalking e disturbo borderline di personalità
Le dinamiche intense ed irrisolte dell’attaccamento nel disturbo borderline di personalità potrebbero rappresentare un substrato fertile per lo svilupparsi del comportamento da stalker, tuttavia le ricerche hanno raggiunto risultati contrastanti.
Lo stalking consiste nell’adottare un insieme di comportamenti persecutori ripetitivi ed intrusivi da parte di un aggressore nel tentativo di ledere fisicamente ed emotivamente la propria vittima.
Secondo il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, l’8% delle donne e il 2% degli uomini sono stati vittime di stalking in qualche momento della loro vita.
In virtù delle dinamiche intense ed irrisolte dell’attaccamento nel disturbo borderline di personalità, questa diagnosi risulta particolarmente suggestiva tra gli stalker.
Nel presente articolo verrà quindi analizzata la possibile relazione tra il comportamento dello stalker e il disturbo borderline di personalità.
Cinque studi recenti hanno riportato come tra gli stalker si registrino elevati punteggi rispetto alle caratteristiche del disturbo borderline di personalità.
Tre di questi studi sono stati condotti in ambito forense e uno in particolare ha analizzato pazienti che attuavano lo stalking verso il proprio psichiatra, mostrando però una bassa percentuale di correlazione con il disturbo borderline di personalità (15%).
Nel restante campione di stalker, dove la condotta criminale non rappresentava un criterio di inclusione, la prevalenza di tale diagnosi di personalità era considerevolmente più elevata, circa del 45%.
Effettuando un’analisi cinematografica, diversi film hanno illustrato questa relazione, come nel film Attrazione Fatale (1987), o Play misty for me (1971) o il film The Crush (1994).
I personaggi principali di questi film avevano in comune il fatto di attuare comportamenti persecutori verso la propria vittima e ognuno di essi soffriva del disturbo borderline di personalità.
Mentre all’interno dei film si tende a drammatizzare il personaggio e il comportamento attuato, nella realtà, lo stalking non è un comportamento poco comune.
Ad esempio, in un’indagine di comunità effettuata dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, su circa 65.000 persone, dai 18 anni in su, l’essere stati vittima di stalking negli ultimi 12 mesi, era dell’1,4% ogni 100 persone.
I comportamenti più frequentemente riportati erano: telefonate e messaggi indesiderati (63%), lettere indesiderate e messaggi di posta elettronica (30%), dicerie malevoli sul proprio conto (29%), essere seguiti o spiati (25%), trovarsi inaspettatamente di fronte l’aggressore (22%) e la ricezione indesiderata di regali (9%).
Mentre la maggior parte delle vittime ha riferito di essere stato pedinato per circa un anno, il 10% restante ha ammesso di aver ricevuto una vittimizzazione continua per 5 o più anni.
Inaspettatamente, in questo campione di comunità, i partecipanti maschi avevano la stessa probabilità di essere inseguiti da uomini o donne, mentre nelle femmine, il 67%, era stata vittima di inseguimenti e pedinamenti da parte di uomini.
Le vittime credevano di essere inseguite per motivi di ritorsione, rabbia o per dispetto (37%), problemi di controllo degli impulsi (33%) oppure per instabilità mentale ed emotiva da parte dell’aggressore (23%).
Pertanto questi dati suggeriscono che l’essere vittima di stalking negli Stati Uniti, non è un qualcosa di raro, ma anzi si manifesta attraverso una varietà di atteggiamenti e comportamenti diversi connessi ad altrettante diverse ragioni.
Tuttavia, non è possibile comprendere da questi dati, la sottostante psicopatologia degli stalker.
Rispetto allo comportamento di stalking, Sheridan et al., riportano che la prevalenza nell’arco di vita di essere pedinato oscilla tra il 12-16% nelle donne e 4-7% negli uomini, e che i pattern di comportamento degli stalker appaiono simili nei campioni clinici di diversi paesi.
Da un punto di vista statistico alcuni autori hanno analizzato il comportamento di stalking all’interno di un college universitario Americano, delineando che il 25% delle donne e l’11% degli uomini erano state vittime di stalking negli ultimi 12 mesi.
In Australia in un campione comunitario, circa il 23% dei partecipanti riportava esperienze di molestie o pedinamenti protratti nel tempo.
Gli stessi risultati sono stati osservati in altre nazioni come la Germania, il Regno Unito e l’Austria.
Da un punto di vista psicopatologico, gli stalker presentano spesso una diagnosi in Asse I, come la schizofrenia, disturbo bipolare, disturbi da dipendenza da sostanze, depressione maggiore e disturbo delirante.
Rispetto ai disturbi di personalità, il disturbo borderline è caratterizzato da pattern intensi e disfunzionali delle relazioni interpersonali accompagnati da uno sforzo frenetico nell’evitare un abbandono reale o immaginario.
La presenza di uno stile di attaccamento spesso disorganizzato sembrerebbe fornire un substrato fertile per l’evoluzione del comportamento di stalking.
Diverse ricerche hanno indagato la relazione tra lo stalking e i disturbi di personalità, e nonostante le percentuali evidenti nessuno degli autori ha descritto e indagato esplicitamente un disturbo di personalità nello specifico.
Altre ricerche hanno invece identificato la prevalenza di una diagnosi nel Cluster B dei disturbi di personalità associata al comportamento dello stalker.
Per esempio in uno studio Australiano, Mullen et al., hanno esaminato 145 stalker in trattamento presso un istituto psichiatrico forense; dall’analisi dei risultati il 51% presentava una diagnosi di disturbo di personalità con punteggi che cadevano all’interno del Cluster B.
In un altro studio compiuto negli Stati Uniti, Rosenfeld ha esaminato 148 stalker rilevando che il 52% di essi rientrava nella categoria diagnostica del disturbo borderline e antisociale con tratti o disturbo narcisistico annesso.
Soltanto 5 studi hanno riportato punteggi espliciti rispetto alla relazione tra disturbo bordeline di personalità e stalking. Tre di questi si sono basati su dati retrospettivi e hanno coinvolto una popolazione forense con uno status penale grave.
In questi cinque studi, la prevalenza del Disturbo borderline di personalità variava tra il 4 e il 45%. Questa “incongruenza” riflette le differenti metodologie di studio e i diversi campioni analizzati.
Ad esempio, nella popolazione forense con status penale grave e nel campione di soggetti che applicavano lo stalking al proprio psichiatra, i punteggi del disturbo borderline oscillava tra il 4-15%.
All’opposto, nella popolazione caratterizzata “da motivazioni e convinzioni illusorie” ci sono stati tassi relativamente elevati di tale diagnosi (45%).
Questa differenza può quindi suggerire che gli stalker che attuano un trattamento di salute mentale all’interno di un contesto forense con uno status penale grave, è più probabile che soffrano di disturbi mentali localizzabili in Asse I, come schizofrenia, disturbo delirante, disturbo bipolare e via dicendo.
In contrasto, in casi di una minore gravità del comportamento di stalking, tali soggetti sembrerebbero soffrire di Disturbo borderline della personalità.
Solo le future ricerche potranno chiarire queste differenze significative in questa popolazione di pazienti.
Bibliografia
- Baum K, Catalano S, Rand M, Rose K. Stalking victimization in the United States. United States Department of Justice, Bureau of Justice Statistics., 2009.
- Mullen PE, Pathe M, Purcell R, Stuart GW. Study of stalkers. Am J Psychiatry. 1999;156:1244–1249.
- Purcell R, Pathe M, Mullen PE. Association between stalking victimisation and psychiatric morbidity in a random community sample. Br J Psychiatry. 2005;187:416–420.
- Rosenfeld B. Recidivism in stalking and obsessional harassment. Law Hum Behav. 2003;27:251–265.
- Sheridan LP, Blaauw E, Davies GM. Stalking: knowns and unknowns. Trauma Violence Abuse. 2003;4:148–162.
- Stieger S, Burger C, Schild A. Lifetime prevalence and impact of stalking: epideimiological data from eastern Austria. Eur J Psychiatry. 2008;22:235–241.
Traduzione e Adattamento a cura della Dottoressa Giorgia Lauro
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