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L'Hypersexual Disorder e la disregolazione dell’asse Ipotalamo-ipofisi-surrene

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Un maggior rilascio di ormone adrenocorticotropico e iperattivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi surrene in pazienti con disturbo ipersessuale determinano continue ricadute e mantengono il comportamento ipersessuale allo scopo di compensare stati emotivi disforici.

Hypersexual Disorder - disturbo ipersessualeIl disturbo ipersessuale integra diversi aspetti patofisiologici come disregolazione del desiderio sessuale, dipendenza sessuale, impulsività e compulsività, tuttavia, poco si sa rispetto alle componenti neurobiologiche sottostanti tale disturbo.

Una disregolazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene si presenta in diversi disturbi psichiatrici ma non è ancora stata indagata all’interno del disturbo ipersessuale.

Questo disturbo è stato proposto come diagnosi nel DSM-5 ed è concettualizzato come un disturbo non parafilico del desiderio sessuale con componenti di impulsività.

Integra differenti prospettive patofisiologiche come una disregolazinoe del desiderio sessuale, dipendenza sessuale, impulsività e compulsività.

Kafka, Langstrom e Hanon hanno sottolineato come spesso negli individui con ipersessualtài sia presente un retroscena familiare ed infantile traumatico, così come indicatori di salute “psicosociale” negativi.

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Molto spesso, le esperienze infantili traumatiche come l’abuso sessuale sembrerebbero incrementare la tendenza per comportamenti sessuali rischiosi e ipersessualità.

La neurobiologia ha già evidenziato che il comportamento sessuale è regolato dai meccanismi di controllo di regolazione neuroendocrina, dal sistema limbico e dall’attività inibitoria del lobo frontale.

Tuttavia, le alterazioni neurochimiche e biologiche in pazienti con disturbo ipersessuale sono al momento sconosciute così come l’influenza degli steroidi gonadici di base.

La disregolazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, misurata con il test di soppressione del desametasone è ben documentata in diversi disturbi psichiatrici.

Le esperienze traumatiche infantili possono incrementare il rischio per la depressione, abuso di sostanze e comportamento suicida in età adulta.

Tali esperienze producono direttamente dei cambiamenti nuerobiologici all’interno dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene.

Heim et al., hanno mostrato una disregolazione di tale asse con minori livelli di cortisolo in quei soggetti adulti con una storia di maltrattamento infantile.

Questo suggerisce che il trauma infantile potrebbe regolare e modificare processi genetici, come fattori epigenetici e fattori di resilienza.

Alcuni autori hanno osservato che nelle vittime di suicidio con una storia di abuso infantile erano presenti differenze epigenetiche nei recettori neuronali glucocorticoidei come risultato di una minore espressione di tale recettore nell’ippocampo, suggerendo che il trauma modifica il sistema di risposta allo stress in maniera permanente.

Sulla base di questi risultati, gli autori del presente studio hanno cercato di indagare l’eventuale disregolazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene nel disturbo ipersessuale.

I soggetti partecipanti allo studio erano pazienti con comportamento ipersessuale che si trovavano in trattamento medico o psicoterapeutico all’interno del Center for Andrology and Sexual Medicine, della Karolinska University Hospital di Stoccolma.

Sono stati selezionati 67 pazienti uomini con età media di 39,2 anni, con disturbo ipersessuale presente già da un anno.

I criteri di selezione sono quelli proposti da Kafka per il disturbo ipersessuale: presenza di intense e ricorrenti fantasie sessuali, impulsi sessuali o comportamenti sessuali associati a 4 o più dei seguenti criteri per un periodo di almeno 6 mesi:

  1. tempo trascorso per fantasie, impulsi o comportamenti sessuali che interferiscono con altre attività quotidiane;
  2. ricerca ripetitiva della fantasia, impulso o comportamento sessuale come risposta ad uno stato d’animo disforico (ansia, depressione, irritabilità, noia);
  3. ricerca ripetitiva di fantasia, impulso o comportamento sessuale come risposta a eventi di vita stressanti;
  4. tentativi ripetuti ma con insuccesso di controllare o ridurre significativamente le fantasie, gli impulsi e il comportamento sessuale;
  5. ricerca ripetitiva di comportamenti sessuali potenzialmente rischiosi per la salute fisica ed emotiva propria e altrui.

Inoltre, la frequenza dei comportamenti, fantasie e impulsi sessuali devono procurare un disagio clinicamente significativo o una compromissione dei rapporti sociali e lavorativi.

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Le fantasia sessuali, gli impulsi e i comportamenti non devono essere dovuti all’effetto fisiologico diretto di una sostanza esogena come farmaci o droghe.

Vi sono inoltre le seguenti specificazioni: masturbazione, pornografia, comportamento sessuale con adulti consenzienti, cybersex, sesso telefonico, strip club o altro.

Il gruppo di controllo era costituito da 40 volontari sani.

Tra gli strumenti utilizzati vi è il Mini-International Neuropsychiatric Interview (MINI 6.0), un’intervista clinica strutturata per rilevare eventuali psicopatologie in Asse I.

L’Hypersexual disorder screening inventory (HDSI) che è caratterizzato da 7 item riguardanti i criteri diagnostici del disturbo ipersessuale.

La Sexual compulsivity Scale (SCS) composta da 10 item che misura il grado di accordo degli intervistati rispetto a dichiarazioni sul comportamento sessuale compulsivo, preoccupazioni sessuali e pensieri intrusivi riguardo al sesso.

L’Hypersexual Disorder: Current Assessment Scale (HD:CAS) utilizzato per valutare la presenza dei sintomi nelle due settimane precedenti.

Il Montgomery-Asberg Depression Rating Scale Self Rating (MADRS-S), composto da 9 domande inerenti i sintomi depressivi.

E infine il Childhood Trauma Questionnaire (CTQ) composto da 28 item suddivisi in 5 sottoscale: abuso emotivo, abuso fisico, abuso sessuale, negligenza emotiva e negligenza fisica.

Per quanto riguarda l’aspetto neurobiologico, i campioni di sangue sono stati raccolti di prima mattina e poi analizzati per rilevare la quantità di ormone adrenocorticotropico (ACTH).

Il test di soppressione con desametasone è stato utilizzato per analizzare un campione di cortisolo di base; successivamente è stata somministrata una dose di desametasone ossia un glucocorticoide sintetico che sopprime la produzione di ACTH che dovrebbe diminuire la produzione cortisolo.

Nel campione analizzato il livello di cortisolo plasmatico era rimasto invariato o in alcuni superiore dopo la somministrazione di desametasone e pertanto classificato come non-soppresso.

Questo è stato pertanto il primo studio che ha valutato la disregolazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene in pazienti maschi con disturbo ipersessuale.

Dall’analisi dei risultati è emersa una evidente disregolazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene che è in linea con gli elevati livelli di ormone adrenocorticotropico dopo il test di soppressione da desametasone in uomini con disturbo ipersessuale rispetto al gruppo di controllo.

Questi risultati non potevano essere spiegati dalla semplice presenza di sintomi depressivi o traumi infantili, in quanto tali pazienti presentano anche un’iperattivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene.

Inaspettatamente, i punteggi alla scala di misurazione del disturbo ipersessuale nelle ultime due settimane, HD:CAS, hanno mostrato una correlazione negativa con i livelli di cortisolo con il test di soppressione da desametasone.

In più, i punteggi che misurano il comportamento ipersessuale (SCS, HD:CAS) erano negativamente corellati con il livello plasmatico di base del cortisolo.

Guardando il disturbo ipersessuale attraverso un modello di dipendenza, si sa che il fattore di rilascio della corticotropina (CRF) è uno dei sistemi coinvolti nel processo di dipendenza.

L’asse ipotalamo-ipofisi-surrene diventa iperattivo quando si incremento i livelli di ormone adrenocorticotropico durante l’assunzione di una sostanza e il fattore di rilascio corticotropico svolge un ruolo centrale nel mediare risposte affettive negative allo stress durante la sospensione della sostanza.

Di conseguenza, il nuovo stato allostatico aumenta il desiderio e la ricaduta. Allo stesso modo, un maggior rilascio di ormone adrenocorticotropico e iperattivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi surrene in pazienti con disturbo ipersessuale determinano continue ricadute e mantengono il comportamento ipersessuale allo scopo di compensare stati emotivi disforici.

Spesso è stato sostenuto che lo stress ha un impatto negativo sul comportamento sessuale, ma l’attività dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene mediante il rilascio di cortisolo può sia facilitare che influenzare negativamente tale comportamento.

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Inoltre, la maggior parte della ricerca si è concentrata sugli effetti diretti del sistema neuroendocrino sul comportamento sessuale, mostrando che il livello plasmatico di cortisolo nel gruppo di controllo che ha visionato un film porno, si manteneva stabile sia nella fase di eccitazione sessuale che durante l’orgasmo.

In questo studio, i pazienti riportano elevati livelli di trauma infantile rispetto al gruppo di controllo.

Il livello di esposizione al trauma mostra una significativa correlazione negativa con la soppressione dell’ormone adrenocorticotropico attraverso il test in pazienti con disturbo ipersessuale.

Sulla stessa linea, donne con depressione e una storia di abuso nell’infanzia presentavano un’ipersoppressione di cortisolo e di ormone adrenocorticotropico dopo una leggera dose di desametasone.

Questo è in linea con diversi studi che riportano un’ipoattività dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene in individui con traumi infantili.

Dall’altra parte, Heim et al., hanno mostrato che uomini depressi con abuso infantile hanno un incremento di cortisolo e ormone adrenocorticotropico se comparati a soggetti di controllo in piena salute.

La comorbidità psichiatrica tra depressione e disturbo post-traumatico da stress potrebbe risultare un fattore confondente quando si valuta il funzionamento dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene nel contesto dell’abuso infantile, in quanto i cambiamenti neuroendocrini potrebbero riflettere la vulnerabilità e gli sforzi per compensare i sentimenti del trauma subito.

I pazienti riportano inoltre significativi sintomi depressivi, ma tuttavia, non c’è stata una correlazione tra questi e le misurazioni dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene.

Tuttavia la depressione è un fattore da tenere in considerazione, in quanto il comportamento ipersessuale è anche concettualizzato come una risposta a stati emotivi disforici come appunto la depressione.

Sulla stessa linea, una recente review ha mostrato una moderata e positiva correlazione tra sintomi depressivi e comportamento ipersessuale.

Le esperienze traumatiche infantili mostrano una positiva correlazione con il comportamento sessuale, in quanto il trauma è un fattore di rischio per il comportamento sessuale deviante e in particolare, l’abuso sessuale, è correlato all’iperattività sessuale.

Il subire un abuso in tenera età e il genere maschile sono fattori correlati al comportamento ipersessuale, ma la ricerca futura dovrà cercare di analizzare più nel dettaglio questa relazione.

Nonostante il disturbo ipersessuale non sia stata approvato ed incluso nel DSM-5, tutti gli studi condotti mostrano un’elevata validità e affidabilità rispetto ai criteri diagnostici proposti.

I punti di forza dello studio sono l’età del gruppo di controllo abbinata al gruppo di pazienti, lo screening sui volontari sani per valutare l’assenza di disturbi psichiatrici presenti o passati così come una precedente storia psichiatrica ed esperienze traumatiche precedenti.

Inoltre, le procedure diagnostiche di misurazione neuroendocrina sono in linea con quanto enunciato dalla letteratura.

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Infine, la valutazione attenta e approfondita dei pazienti con disturbo ipersessuale, è stata supportata dall’utilizzo di scale di valutazione dimensionali tenendo conto anche dei fattori confondenti, così come la gravità della depressione, la comorbidità psichiatrica e i traumi infantili.

Tuttavia, il limite più grande dello studio è stato quello di non aver delineato nessuna specificazione rispetto alla causalità delle relazioni emerse.

Saranno quindi necessari studi longitudinali per colmare tale limite così come studi sperimentali per esaminare i possibili effetti fisiologici del comportamento sessuale così come l’influenza degli stati emotivi sull’asse ipotalamo-ipofisi-surrene e viceversa.

Questo resta comunque il primo studio che ha cercato di ampliare le conoscenze sui meccanismi neurobiologici in pazienti maschi con disturbo ipersessuale.

 

Bibliografia

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Articolo tratto dalla rivista “Psychoneuroendocrinology

 

Traduzione e Adattamento a cura della Dottoressa Giorgia Lauro

 


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