La Funzione Trascendente (Jung, 1916-1958)
[…] Per impadronirsi dell’energia dislocata nel posto sbagliato si prende la condizione affettiva come base o punto di partenza del procedimento. Ci si chiarisce quanto più possibile lo stato d’animo profondandovi senza riserve e fissando per iscritto tutte le fantasie e le varie altre associazioni che affiorano. Bisogna lasciare alla fantasia tutto il campo libero possibile, senza tuttavia permetterle di abbandonare la cerchia del suo oggetto, cioè dell’affetto, mentre essa continua progressivamente ad associare saltando per così dire, di palo in frasca […] (p. 97)
[…] Il risultato di questa operazione è un’espressione più o meno completa di uno stato d’animo, la quale in qualche modo riflette estesamente, in maniera concreta o simbolica, il contenuto del disturbo (…) Il procedimento rappresenta una sorta di arricchimento e chiarimento dell’affetto, e in tal modo l’affetto con i suoi contenuti si avvicina alla coscienza. Generando un’impressione, esso diventa anche comprensibile. Questo risultato può già esercitare di per sé stesso un’influenza favorevole e vivificatrice. In ogni caso ne risulta una situazione nuova, in quanto l’affetto prima sprovvisto di relazioni è diventato una rappresentazione più o meno chiara e articolata, e lo è diventato grazie alla disponibilità e alla collaborazione della coscienza. Questo è l’inizio della funzione trascendente, ossia della cooperazione tra dati inconsci e dati consci. […] (pp. 97/98)
[…] Le due strade sembrano l’una il principio regolatore dell’altra: entrambe sono legate da un rapporto di compensazione (…) la raffigurazione estetica ha bisogno della comprensione del significato e la comprensione ha bisogno della raffigurazione estetica. Così le due tendenze si integrano nella funzione trascendente […] (pp. 100/101)
[…] Se si è riusciti a raffigurare il contenuto inconscio e comprendere il significato di ciò che è stato rappresentato, nasce allora la domanda: come si comporta l’Io in questa situazione? Equi comincia il “confronto tra l’Io e l’inconscio”. E’ la seconda parte - la più importante – del procedimento, l’accostamento dei contrari e la produzione di un terzo elemento: la funzione trascendente […] (p.102)
[…] L’Io va sostenuto di fronte all’inconscio come realtà di uguale valore (…) Ciò equivale ad una necessaria messa in guardia: perché proprio come la coscienza dell’uomo civilizzato esercita un’azione limitativa sull’inconscio, un inconscio riconosciuto ha spesso un’influenza senz’altro pericolosa sull’Io. Come l’Io ha prima represso l’inconscio, così un inconscio liberato può spingere l’Io in un canto e sopraffarlo. Il pericolo consiste nel fatto che l’Io può “perdere la bussola”, cioè non essere più in grado di difendere la sua esistenza dalla pressione di fattori affettivi […] (p.103)
Jung C. G. (1916-1958), La funzione trascendente, tr. it. In Opere, Boringhieri, Torino, 1976, vol. 8
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