Principi di psicoterapia pratica (Jung, 1935)
[…] La prima regola di un procedimento dialettico è che l’individualità del malato ha la stessa dignità e ragion d’essere di quella del terapeuta, e che perciò tutti gli sviluppi individuali che hanno luogo nel paziente devono essere considerati validi, a meno che non si rettifichino spontaneamente. Un uomo meramente collettivo può anche essere modificato per mezzo della suggestione al punto di diventare, almeno apparentemente, diverso da prima, ma in quanto è individuale, può diventare soltanto quel che è sempre stato. Ora, poiché, “guarire” significa trasformare un malato in una persona sana, la guarigione implica mutamento. Là dove questo è possibile, ossia dove così facendo non si pretende sacrificio troppo grande della personalità, si può con la terapia modificare il malato. Ma quando il paziente intuisce che la guarigione ottenuta attraverso il mutamento richiederebbe un sacrificio troppo grande della sua personalità, il terapeuta può e deve abbandonare ogni velleità di mutamento e guarigione. E deve o astenersi dal trattamento o conformarsi al procedimento dialettico. Quest’ultimo caso è più frequente di quanto si creda; io stesso ho sempre avuto nella mia clientela un gran numero di persone molto colte e intelligenti, dall’individualità spiccata, che per motivi etici avrebbero opposto la massima resistenza a qualunque serio tentativo di trasformazione. In tutti questi casi, il terapeuta deve lasciar aperta la via della guarigione individuale; questa non comporterà mutamento alcuno di personalità; consisterà invece in un processo, chiamato “individuazione” attraverso il quale il paziente diventerà quello che è realmente. Nel peggiore dei casi, si assumerà la propria nevrosi, avendone compreso il significato. Più di un malato mi ha confessato di aver imparato a essere riconoscente ai propri sintomi nevrotici, i quali avrebbero sempre indicato, come un barometro, quando e dove deviasse dal suo cammino individuale, o quando e dove avesse lasciato rimanere inconsce cose importanti. […] (p.12)
Jung C. G. (1935), Principi di psicoterapia pratica, tr. It. In Opere, Boringhieri, Torino, 1981, vol. 16.
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