Grotta, Nascita, Archetipo
Ogni persona nel suo profondo mare azzurro infantile tiene nascosto nello scrigno di un vascello sommerso, oppure in una grotta rupestre, oppure tra la filigrana delle parole rubate dalla fessura di una porta di casa l'oscura domanda di dove è nato e da chi è stato concepito.
E' un segreto primordiale che per un lungo tempo appare nel dialogo intimo del bambino e rimane come una traccia mnestica indelebile nella memoria dell'adulto e delle genti.
Il segreto arcaico del perché si nasce si coniuga con il filo dell'orizzonte che appare dietro le dune del deserto del Sinai. E' una linea sottile che coinvolge l'archetipo dell'origine di Sé e del mondo.
L'archetipo della grotta è presente nei miti di origine, di rinascita. Le grotte, le caverne sono i più antichi santuari dell’umanità.
Nel Medio Oriente la grotta rappresenta l'utero, invece nell’Estremo Oriente, come nel mondo greco-romano, è il simbolo dell’Universo, il luogo della nascita e dell’iniziazione, l’immagine del centro e del cuore. In Cina i Budda scolpiti nel sasso nelle grotte a Longjing rappresentano il femminile, il principio yin, mentre la montagna richiama il principio yang. In numerose caverne carsiche dei maya nell’America Centrale ci sono recipienti sacrificali per il dio della pioggia e pitture paretali che evocano rituali di carattere sessuale. Nella chiesa orientale la nascita di Gesù di Nazareth è raffigurata in una grotta che in Palestina è usata come stalla.
La grotta è l’unione del Sé e dell’Io; è il luogo d’incontro del divino e dell’umano; è il principio femminile; è il grembo della Madre Terra protettiva; è il luogo di accrescimento e rinnovamento; è il sacro connubio fra il cielo e terra; è il luogo delle nozze sacre.
L'archetipo della grotta rievoca la nascita, la venuta al mondo, l'inizio della vita, l'origine delle cose. In ogni calendario c'è un rito che narra il fantasma della nascita. La rievocazione, la festa serve per esorcizzare l'angoscia che ogni nascituro porta in Sé perché la nascita contempla in Sé la fine.
La ricorrenza della nascita è trasversale ad ogni cultura e società. E' una dimensione archetipica che tocca l'essenza di ogni essere umano; tocca quel segreto nascosto e quella domanda del perché si è venuti al mondo.
Questo evento della nascita di Gesù di Nazareth, oltre a celebrare la festa come atto religioso, rievoca, sollecita e favorisce un atto catartico, liberatorio nei confronti dell'angoscia traumatica del nascere.
La ricorrenza, attraverso l'oggetto simbolico della nascita di Gesù di Nazareth, sprona a rivivere e a festeggiare la propria nascita e rinascita. La festa è un rito propiziatorio che scruta con sguardo rassicurante la linea rossa che sta dietro la grotta che illumina il percorso, la strada, il sentiero per del futuro prossimo.
La ricorrenza della natività in questa società ipertecnologica e virtuale, apparentemente immune dal sacro e dall'archetipo, viene catturata dal richiamo del puer che è dentro ad ogni persona giovane, adulta, anziana, ricca o povera.
La società iperteconologica e virtuale con la sua festa opulenta, immaginifica e illusionale cerca di colmare con la logica del possesso il senso di smarrimento, ma non riesce a trovare una risposta soddisfacente alla domanda del perché si è nati.
La ricorrenza della nascita offre alla persona l'opportunità di cogliere una questione determinante: la nascita è una condizione universale di essere figli.
La grotta quindi è quell'archetipo simbolico che indica una condizione universale che è quello di essere figli.
La grotta e la nascita di Gesù di Nazareth ritualizzano e sacralizzano questa condizione universale.
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