Il silenzio della paura
La paura è l’espressione di uno stato comportamentale primario evoluzionistico che si sviluppa con l’origine della specie animale e umana.
La paura è una struttura di base psicogenetica arcaica, paleoncefalica, coinvolge il meccanismo della sopravvivenza dell’individuo come lotta, fuga, soddisfazione dei bisogni biologici di base (attività riproduttiva, cure materne, relazioni gruppo), causa comportamenti sociali e individuali reattivi o attivi e di allarme di fronte ad un pericolo imminente reale.
Il meccanismo complesso della paura o ‘percuotere’ si mette in atto quando le strutture sottocorticali dell’encefalo sono sollecitate. La presenza di un cadavere ucciso da un’arma fa scattare la reazione di pericolo, allarme, difesa, attacco, fuga.
La presenza di una città distrutta da un bombardamento mostra lo stato materiale del pericolo e del rischio di sopravvivenza.
Lo stato di allarme e pericolo della propria sopravvivenza scatta quando l’oggetto distruttivo è fuori dalla porta di casa, quando è tangibile.
Se il pericolo di una catastrofe è solo annunciato ed è solo la percezione del singolo, del gruppo o riguarda località lontane, la struttura palencefalica non è attivata, al contrario è coinvolto il neoencefalo che coinvolge ragionamento, conoscenza, giudizio e pregiudizio.
La reazione neocorticale non tocca il viscere della sopravvivenza ma quello del possibile, prevedibile, fattibile, oppure dell’impossibile, improbabile.
Sul piatto della bilancia del ragionamento cognitivo - emotivo prevale tendenzialmente sempre una risposta di tipo positivo. E’ quello che sta accadendo per quanto riguarda il rischio di un conflitto nucleare nella zona asiatica.
I contendenti stanno giocando una partita virtuale, si comportano come se fossero davanti ad una simulazione, a una ‘war at the table’, per vedere chi è più potente, più distruttivo e perdono di vista la dimensione della realtà, del reale.
Negli anni sessanta in Europa, dopo la seconda guerra mondiale, con la divisione dell’Est dall’Ovest, per anni si sono incrementate le testate nucleari da una parte e dall’altra per dissuadere un attacco.
Nagasaki e Hiroshima sono state le sentinelle, le fotografie reali di cosa fosse un attacco nucleare. Nagasaki e Hiroshima sono la dimostrazione reale della potenza distruttiva di una bomba H.
La popolazione dopo Nagasaki e Hiroshima si è resa consapevole del rischio reale; prese posizione, affermando di essere contro l’uso della H sia a Est sia a Ovest.
Intellettuali provenienti da discipline diverse si misero contro la H.
Oggi Nagasaki e Hiroshima non svolgono più questa funzione di dissuasione di fronte a cosa è la H. Questa consapevolezza è rimossa, tutto si sgretola di fronte alla dimensione virtuale, prevale la dimensione magico-virtuale.
Pur essendo alto il rischio di una catastrofe, che riguarda tutti gli abitanti del pianeta terra, gli stessi apparati sovranazionali e nazionali sottacciono. Piuttosto di schierarsi per un no all’uso di testate nucleari si patteggia per l’uno o per l’altro. L’H semina soltanto distruzione in egual misura.
La gente, gli intellettuali, gli uomini di scienza tacciono e questo non è un bel segno.
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