Ma LUI…DOV'E'...
Biotestamento o testamento biologico? Apparentemente potrebbe sembrare un gioco psicolinguistico da proporre a degli studenti in preparazione ad un esame cognitivo o di psicolinguistica composto da un questionario con domande multiple.
Biotestamento è un sostantivo formato da bio più testamento. Bio è il prefisso di biologia che significa che vive; testamento deriva dal prefisso testari che significa testare, dettare e il suffisso mentum segnala lo strumento, il mezzo per dare delle disposizioni.
Il significante di biotestamento pone al centro ciò che vive, ma ogni cosa materiale, nel suo significato estensivo, vive per definizione. Infatti, tutto ciò che entra/esce dalla mente-cervello è codificato da processi biochimici, molecolari dei neuroni e diventa parola e pensiero. Se tutto ciò fosse vero, allora il prefisso bio è il sostantivo dominante, di conseguenza è secondario testare, dare istruzioni, elencare le proprie opzioni.
Se così fosse allora il bio, attraverso il processo di generalizzazione, diventa il 'soggetto agente' che cataloga quali siano le condizioni operative.
Questo è un modo di porre la questione in chiave positivistica e prospetta delle interpretazioni giuridiche che potrebbero incidere e condizionare le scelte del soggetto.
Viceversa, con testamento biologico, si pone il sostantivo testamento come parte nominale dell'azione. Il redigere il testo o il dettare un contenuto comprende in sé un'azione cognitiva del pensiero che l'oggetto bio non possiede: le molecole sono vive, ma non è detto che abbiano una cognizione.
Spostando il prefisso e il suffisso della struttura nominale si cambia anche il significato e il significante dell'agire.
E' importante soffermarsi a riflettere anche su questi elementi linguistici per comprendere che cosa accade quando si pongono delle regole normative giuridiche che andranno ad incidere sulle scelte degli individui, delle persone.
E' scontato e ovvio che sussistono interazioni circolari tra le parti che compongono la materia, il cosmo, il corpo biologico di una persona o di un animale.
Ma la questione della norma è l'espressione di un costrutto linguistico che ‘nasconde’ sempre delle parti incluse a prima vista invisibili, tanto che la norma è spesso soggetta a possibili interpretazioni di tipo intensivo o estensivo.
In ogni dettato normativo si nasconde l'inganno interpretativo proprio perché la norma è il prodotto semantico, linguistico e lessicale di una mediazione politica.
Gli attori di questa mediazione portano e contengono in sé convinzioni, giudizi, pregiudizi, valutazioni diverse riguardante l'oggetto della norma.
Infatti, anche in questo normato, che concerne il testamento biologico o il biotestamento, c'è un conflitto culturale tra le parti politiche che stanno legiferando.
E’ possibile individuare ed elencare in modo sintetico che vi è una discussione che mette a confronto il pensiero che si rifà alla Scuola Positivistica, che pone al centro il bios, con quello che si riconosce nella Scuola Classica, che pone al centro il diritto dell'individuo e con quello della Scuola della Nuova difesa sociale e dell'identità, che pone al centro il rispetto delle differenze.
Non è forse un caso che, subito, all'articolo 1, comma 5 si faccia riferimento al vecchio e discutibile concetto previsto dal codice penale riguardante la capacità di intendere e di volere, poi si usano termini che descrivono come e cosa devono essere i trattamenti sanitari.
Si parte ancora da lì –1930, art. 85 Capacità d’intendere e di volere C.P.-.
La dimensione psicologica del soggetto è scomparsa: ... ma l'essere, il soggetto, il pensante, l'ombra...dov'è...eppure Lui è proprio lì in quel momento...Lui dov'è...mentre decide di donare l'alito di vita alla morte?
By accepting you will be accessing a service provided by a third-party external to https://psiconline.it/
Commenti