No Green Pass e angoscia di morte
In questi due anni di diffusione della pandemia Covid-19, si è generato nei sistemi sociali, statuali, politici un senso di disagio. Infatti, con i provvedimenti restrittivi adottati dai singoli Stati si sono verificate reazioni di scontento, insofferenza e rivolta.
In ogni area geografica ci sono state manifestazioni di scontro sociale attribuite a questioni socio-economiche, disuguaglianze strutturali, contrapposizioni politiche, prassi sanitarie inefficienti oppure inflessibili. La complessità e la gestione della pandemia è dipesa dalla governance dei singoli stati e dalle indicazione dell'Organizzazione mondiale della sanità.
Per quanto riguardo il contesto nazionale si sono individuare tre fasi.
Nella prima fase con il lockdown (restrizione), si è evidenziato da parte della popolazione il pericolo del contagio. La reazione alla norma introdotta è stata di tipo passivo-dipendente: ci sono state alle altre insofferenza ma non si sono verificati comportamenti sociali di rivolta.
Nella seconda fase con l'introduzione del vaccino obbligatorio per alcune categorie professionali e volontaria per la popolazione, si è constatato un comportamento ambivalente di fiducia-sfiducia, sicurezza-insicurezza, paura-salvezza, guarigione-morte. Inoltre, si è evidenziata una reazione sociale aggregativa tra favorevoli-sfavorevoli e di contrapposizione tra le parti.
Nella terza fase con l'introduzione del green pass, prima solo obbligatorio per alcuni settori sociali, poi con l'obbligatorietà nei luoghi associativi e occupazionali, si è generato un conflitto nella popolazione tra maggioranza e minoranza.
Secondo Freud, questa massa provvisoria (minoranza) è una composizione eterogenea di persone che, unendosi attorno ad un oggetto totemico specifico (no green pass) per un certo periodo di tempo, manifesta comportamenti impulsivi, mutevoli, irritabili e aggressivi.
L'oggetto totemico (no green pass), per la massa provvisoria eterogenea, fa da aggregante; e, per difendersi da due pulsioni sottostanti, aggredisce chi si oppone.
La prima pulsione è la pulsione di morte, la seconda è la pulsione abbandonica.
Il simbolo del green pass (patente), per i non green pass (massa), rievoca l'essere abbandonati, l'essere considerati degli infettanti, l'essere il male e l'essere distruttivi. Per difendersi da queste attribuzioni paranoidee introiettate, per rimuovere l'etichetta, il marchio che si sentono addosso, aggrediscono.
I meccanismi di difesa messi in atto sono due.
Il primo è quello razionalistico: “il vaccino non è sicuro, il vaccino fa male, il vaccino va sperimentato, io mantengo le distanze, io faccio il tampone”.
Il secondo è quello magico: “il vaccino è un microchip che controlla la mente, il vaccino è voluto da entità che ci vogliono controllare e guidare, il vaccino è opera del dominio”.
Questo secondo meccanismo è borderline con il pensiero delirante.
Queste due forme di “pensiero” costituiscono la mappa del ragionamento del singolo e della massa provvisoria.
L'estromissione dal branco di appartenenza invece evoca l'archetipo inconscio della separazione, del distacco dall'oggetto generante e quindi angoscia abbandonica. Per difendersi da questa angoscia espulsiva, la massa provvisoria, si difende contrapponendosi alla norma con comportamenti aggressivi e razionalizzanti:” noi siamo una minoranza: le minoranze vanno rispettate”. In questa frase iterata si manifesta l'angoscia abbandonica.
Il rito di ritrovarsi sottolinea la presenza, l'esistenza della massa provvisoria che si rafforza e si coagula attorno all'oggetto totemico (no green pass) .
Le leadership di questa massa provvisoria sono transitorie e mutevoli perché il rito fondativo dell'incontro si costituisce attorno al simbolico del no green pass.
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