“Un incontro a due:
occhi negli occhi volto nel volto,
E quando tu sarai vicino
io coglierò i tuoi occhi
e li metterò al posto dei miei
e tu coglierai i miei occhi
e li metterai al posto dei tuoi
allora io ti guarderò coi tuoi occhi
e tu mi guarderai coi miei”
Jacob Levi Moreno (Invito ad un incontro – 1914)
I blog di Psiconline
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Seduzione origina da “se ducere “ condurre fuori di se, andare oltre qualcosa che si pone fuori dal seminato, dal tracciato e portare a sé. Nel senso comune sedurre significa indurre l'Altro a lasciare le sue difese, le sue convinzioni per essere condotto verso una meta, un oggetto, un desiderio.
Il potere è un sostantivo che significa dominio: da dominĭu(m), deriv. di domĭnus ‘signore, padrone’ Il dominio ha la facoltà legittima di esercitare il pubblico potere da una persona su un’altra in virtù del ruolo, della funzione che riveste come l’autorità del padre sui figli; l’autorità del governo, dei ministri o abusare, approfittare della propria autorità.
Il livello sul quale voglio soffermarmi in questo articolo per il Blog, perché spunto di riflessione particolarmente significativo, è relativo alle modificazioni corporee cosiddette “estreme”.
Il mondo contemporaneo ci offre molti spunti di discussione sul tema “segno versus simbolo”. Tempo fa avevo scritto una piccola raccolta di articoli1 sul mondo delle modificazioni corporee, dal semplice tatuaggio alle Extreme Body Modifications, e sui riti di passaggio. Questi ultimi sono momenti trasformativi che hanno avuto in passato e ancora oggi mantengono un senso profondo e radicato nelle società tribali; sono condivisioni di cambiamento, la cui eco raggiunge l’occidente senza per forza condurne con sé i presupposti.
Qualche tempo fa, in uno dei gruppi di psicologia su Facebook, si discuteva sul fatto che la presenza degli psicologi/psicoterapeuti (abbr. psy) sul web pendesse dal lato del marketing. Sui social vengono riversate tonnellate di "saggezza psicologica", offerte di corsi/training, incontri civetta, proteste contro chi ci "ruba" il lavoro. Data la mia storia personale (psicologo clinico di laurea ma lavoro su territori "altri", come audiovisivi e informazione), osservo sempre questi fenomeni che delineano la nostra immagine. Soprattutto sui social.
La trattazione di ciascuna delle metodologie presentate, in questo e nei post successivi, lungi dall’essere esaustiva, rappresenta una riflessione che ha risvolti molto ampi. Rappresenta infatti un’opportunità di lavoro per gli psicologi che si occupano di ambienti educativi, ma anche una possibilità di riscatto e sviluppo per la scuola e (ambiziosamente) per la società. In questa prospettiva le riflessioni condivise si propongono come l’apertura su una strumenti e possibilità di intervento da approfondire autonomamente.
Questo è supportato dallo sviluppo tecnologico che facilita lo sviluppo di una mentalità,
senza la quale la tecnologia non avrebbe senso: è la mentalità che consente di aprirsi all’altro, superando anche i limiti del territorio
(Isabel Manzione, Annamaria improta & coll.)
Sempre più spesso riferendosi agli adolescenti si parla di nativi digitali, multitasking, capaci di svolgere contemporaneamente più attività nell’universo del virtuale usando contemporaneamente computer, tv e cellulare. Tale uso è sotteso dal bisogno di essere iperconnessi con il mondo esterno ma il rischio è quello di confondere il reale con il virtuale. Inoltre da indagini effettuate all’inizio di ogni anno scolastico da docenti che usiano le TIC da anni, emerge che l’uso di tali tecnologie è spesso “passivo”: giocano, vanno su facebook, partecipano a forum e blog ma poi non sanno svolgere operazioni elementari come salvare un file o ritrovarlo una volta salvato etc…
TRAMA DEL SOGNO – CONTENUTO MANIFESTO
“Procedevo in macchina a una velocità moderata.
Nel percorso vedevo un paio di passaggi a livello aperti.
Poco prima del primo ho bruscamente frenato perché sulle strisce pedonali un gruppetto di donne e di bambini erano a lato della strada e attendevano di attraversare.
Mi sono fermata proprio a filo.”
Questo sogno porta la firma Marina.
Per decenni singole persone, gruppi, popolazioni sono state inghiottite da un silenzio indicibile per quanto riguarda la storia dei campi di sterminio.
Dopo un lungo silenzio qualcuno si è ricordato del sogno di Giacobbe, l'ingannatore: «In sogno, Giacobbe vede una scala, la cui sommità arriva fino al cielo. C'è ancora. Alcuni l'hanno vista, anni fa, in una parte della Polonia, vicino a una stazione sperduta. E tutto un popolo saliva, saliva verso le nuvole infiammate. Ecco lo spavento che ha dovuto provare il nostro antenato Giacobbe – Elie Wiesel-».
Quando ho ricevuto in dono i miei primi tarocchi ero una ragazzina. Le immagini di quel mazzo rinascimentale mi hanno accompagnata, insieme ad altre versioni dei ventidue arcani maggiori e dei loro compagni ‘minori’, fino alla giovinezza e oltre. Oggi i mazzi in mio possesso sono due, tre, quattro, cinque… e, a seconda delle attività che svolgo nel campo della formazione, che si tratti di laboratori di drammatizzazione o di scrittura, di performance artistiche e teatrali, scelgo di utilizzare di volta in volta i bellissimi e suggestivi Rider-Waite, gli accattivanti Crowley, i più popolari marsigliesi. Ciò che mi interessa è la pratica immaginale con le carte, la possibilità di farne strumento nella creatività quotidiana. Tra le mie ultime attività c'è “Il piccolo teatro delle carte”, una performance poetica e di teatro d’oggetti che condivido con l’attrice Marta di Giulio.
«Ci sono cose che non si possono dire ed è indubitabile.
Ma è proprio ciò che non si può dire che bisogna scrivere».
(María Zambrano)
LaScrittura Creativa. La scrittura, come atto creativo, permette a tutti noi di esprimere il nostro universo affettivo, le nostre paure, le nostre gioie, le nostre emozioni, la nostra fantasia. Scrivere rafforza l’immaginazione, ci immerge in un mondo nel quale la parola, libera da legami sintattici, trasforma i nostri limiti in opportunità: mettersi in gioco, ascoltare, confrontarsi con gli altri, sviluppare la sensibilità necessaria per gustare un testo. Scrive infatti María Zambrano: «Ci sono cose che non si possono dire ed è indubitabile.Ma è proprio ciò che non si può dire che bisogna scrivere».
Sto esagerando? Si, ma appena un po'.
Il programma televisivo ideato da Maria De Filippi nel lontano 1996 come spin off di un altro programma (Amici), è stato accusato di essere tra i campioni del trash tv italiano al punto da far affermare che "il trash in TV non è più un guilty pleasure da guardare di nascosto, telecomando alla mano e orecchio teso verso la porta, ma un piacere manifestato e soprattutto condiviso".
Sostanzialmente la meccanica del programma è quella di suscitare nel pubblico delle identificazioni con i vari personaggi (non persone) così da sentirsi legati al programma ed avere voglia di continuare a vederlo.
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