Chi non ha letto “L’isola del tesoro”? Se c'è qualcuno tra voi, lettori e lettrici di Contemporanea/Mente, che non conosce ancora questo capolavoro della letteratura per ragazzi, alzi la mano e, per punizione, canti: “Quindici uomini, quindici uomini, sulla cassa del morto/Io-ho-ho, e una bottiglia di rum”.
I blog di Psiconline
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“…attraverso i molteplici mezzi offerti da Internet è possibile superare le distanze, conservando l'aspetto essenziale della relazione tra caregiver e soggetto in via di sviluppo: la consapevolezza della cura della propria vita e di quella degli altri…”
(I.I. Mansione, D. Zac, A. Improta)1
Cosa succede quando di fronte a una difficoltà inaspettata anziché abbattersi si trasforma la difficoltà in risorsa utile anche per altri?
La risposta alla domanda si rifà al concetto di resilienza, quella capacità di fronteggiare situazioni problematiche affrontandole e ridefinendole in positivo.
Maternità marina è un progetto corale concepito e intrecciato da donne. L’antologia poetica, edita in maggio da Terra d’ulivi, mi ha vista ancora una volta nel ruolo di curatrice insieme alla poetessa Silvia Rosa, insegnante ed educatrice, mia co-conduttrice dei laboratori di terapia narrativa e poetica e delle iniziative editoriali di Medicamenta – lingua di donna e altre scritture (*).
“Le nostre emozioni ci accompagnano per tutta la vita, è
meglio imparare a riconoscerle da bambini e a cercare la forma per viverle e trasformarle. Impariamo insieme!”
(Agustina Achille)[1]
Cari lettori, chi segue il blog sa che oltre ad essere psicologo psicoterapeuta, io insegno.
La tragedia mondiale del coronavirus ci ha travolto tutti e, in quanto insegnante, io sono stata coinvolta in prima persona nella didattica a distanza. Ciò non mi ha impedito come psicologa consapevole nel suo ruolo di connettere senza fondere tale ruolo con quello di docente.
La parola chiave di questi tre mesi passata da una bocca all'altra è stata lock down di origine americana che significa isolamento, chiusura, detenzione, confinamento. E' un sostantivo usato prevalentemente per definire la misura detentiva all'interno di un carcere americano.
Perché scrivere oggi un saggio corale sul complesso intreccio tra femminismo e psicologia?
Una tra le possibili risposte mi sorge immediatamente sulla punta della lingua pensando alla storia che sto leggendo proprio in questi giorni. Qualche sera fa, nel silenzio primaverile della mia quarantena, ho cominciato ad addentrarmi nella biografia di Lucrezia Borgia di Maria Bellonci.
Il battito cronologico di questo tempo è scandito dal coronavirus. Il virus si è sviluppato e rinforzato aggredendo tre elementi strutturali, il primo riguarda la salute, il secondo il sociale e il terzo, l’economico, sconvolgendo profondamente i pilastri magmatici e indiscutibili dei modelli medici biologici, sociali ed economici finanziari. Gli effetti di questo virus si sono materializzati con maggior virulenza con la morte crescente degli individui. Il potere del virus si è espresso con la morte pandemica.
“Stiamo in una situazione di crisi della civilizzazione, di incertezza verso il futuro … è fondamentale per l’essere umano sentire la continuità dell’esperienza….
L’esperienza si mentalizza solo attraverso l’esperienza che cambia in base alle circostanze.”
(Isabel Ines Mansione & Diana Zac)[1]
Nel post precedente parlavo de La paura ai tempi del Coronavirus: come affrontarla a scuola. Le scuole erano ancora aperte e quindi si ipotizzava un intervento possibile in ambito scolastico.
L’umanità incauta, senza essere preparata, si è trovata dentro un processo di trasformazioni climatiche, biologiche e sociali drammatiche. Gli autori di questo trauma sono gli umani, infatti, la zoonosi è stata causata dal comportamento umano. Gli umani sono convinti di possedere strumenti scientifici, economici, tecnici e non solo in grado di sottomettere la natura, la biosfera, le leggi dell'universo.
E' banale dire che la situazione che stiamo vivendo è complessa e complicata, però anche la banalità ha bisogno di una forma, un pensiero, un disegno, un gioco per evitare che ci incateni nel proprio mondo dialogante composto dal me e dall'io. Il dialogo tra l'io e il me è utile ma rischia di cadere nello spazio della chiusura, nel mutismo individuale che può produrre reazioni personali e sociali inaspettate, per questo è indispensabile trovare dei modi per interagire con gli altri che stanno all'infuori di sé e dal contesto familiare.
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