Il Club di aiuto, davanti alla stazione
La Stazione Ferroviaria è un punto nodale nella vita quotidiana dei migranti.
Essa è per loro un rifugio, un centro di accoglienza, un luogo dove incontrare gli amici e ritrovare un po’ il mondo che ormai si sono lasciati alle spalle.
Parlo di Milano perché è la città dove io vivo ma immagino che tutte le stazioni delle grandi città possano avere più o meno i problemi che abbiamo noi.
Questa è la visione positiva. Ma c'è anche il lato buio da considerare, quello della delinquenza, dello spaccio di droghe di tutti i tipi, dell'alcool scolato a fiumi, delle liti quotidiane che insorgono all'improvviso fra i ragazzi per motivi assolutamente futili. Quindi la stazione di Milano e il suo piazzale antistante sembrano non appartenere più alla città , ma non si sa a chi.
La gente ha paura nel passare in mezzo alle centinaia di persone che occupano la piazza.
Essi stanno seduti sui bordi delle aiuole, oppure sono piccoli e grandi gruppi, in piedi, spesso con delle bottiglie di birra in mano.
Molti sono italiani senza fissa dimora o stranieri che sono in Italia da tanti anni ma sono sempre stati al margine.
La maggior parte però sono giovani arrivati in Italia negli ultimi due anni che hanno percorso una strada sbagliata, non necessariamente legata alla delinquenza, oppure persone arrivate dal Sud Italia da poche ore o pochi giorni, che non hanno la minima idea di cosa fare.
Magari devono ancora decidere se andare in un altro paese, e per questo devono avere il tempo di organizzarsi per conoscere bene la situazione dei viaggi più o meno organizzati verso Germania, Austria, Norvegia….
A volte ci sono anche famiglie con bambini, ma restano solo per poche ore o al massimo una notte.
All’inizio ho cominciato a conoscerli e a farmi conoscere lavorando sul Camper di Medici Volontari Italiani, un ambulatorio mobile che per quattro sere alla settimane sosta anch’esso nel piazzale della stazione.
Poi per motivi vari e visto che molti di loro li conoscevo già, sono scesa dal Camper e ho cominciato a sedermi vicino a loro. Non in mezzo a loro, ma vicina abbastanza perché potessimo scambiare qualche parola.
Bene, è stata per me una grande scoperta perché con chiunque parlassi avevo la possibilità di essere di aiuto. Per la parte medica, ovviamente, ma molto più spesso per quella psicologica.
Molti di loro vivono nella confusione più totale. Magari sono stati mandati indietro da altri Stati, ma invece di andare in Questura a Milano si sono bloccati lì.
Oppure sono “scappati” dai centri di accoglienza del Sud Italia perché non si trovavano bene e in questo caso la Questura di Milano li rimanda da dove sono venuti, ma loro non ci tornano e sperano sempre che qualcuno li aiuti a capirci qualcosa.
Infatti è quello che può succedere, se trovano dei bravi avvocati ed hanno delle buone ragioni per aver abbandonato il centro. Ci sono molti avvocati, nel nostro Club di aiuto, che li supportano con il “gratuito patrocinio” e in qualche modo riescono a mettere al loro posto le cose giuste e a correggere quelle sbagliate.
Ci sono anche persone che non possono neanche chiederlo il diritto di asilo, per esempio provenienti da Marocco e Tunisia, ma anche per loro ci possono essere altre strade, regolari.
La scelta più bella alla quale alcuni di loro hanno aderito con slancio, a volte piangendo di gioia, è quella del Rimpatrio Assistito messo in atto dall’OIM ( Organizzazione Internazionale per le Migrazioni).
E’ a tutti gli effetti la miglior Organizzazione che io abbia conosciuto, che riesce a prendersi in carico il problema dall’inizio alla fine, nonostante tutte le difficolta che hanno queste persone , senza documenti, senza soldi, senza speranza .
Ma poi ci sono tante altre cose che il Club si impegna a fare. E ci sono anche tanti problemi con le retate che la polizia fa quotidianamente.
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