Rifugiati e volontari in festa
In questi giorni lo slogan che accompagna i pochi sbarchi che ancora avvengono nel Sud Italia sembra essere “rifugiato uguale terrorista” . Basta aprire internet o guardare un qualsiasi programma televisivo per essere sommersi da parole che incitano alla paura. E così si continua a scavare sempre più il divario tra italiani e stranieri.
Ci sono invece anche molti modi per stabilire buone relazioni tra i rifugiati che arrivano e chi accoglie.
Sono i modi che usiamo per esempio noi volontari Soserm, un folto gruppo di persone che fin dall’inizio ha cercato di conoscere ed aiutare le persone con cui quotidianamente ha a che fare.
Credo che ancora una volta Milano sia la città più organizzata e più accogliente in tutto il nostro paese. Con le sue 15 associazioni che tutti i giorni, per 365 giorni all’anno, si occupano dell’accoglienza migranti. Niente di nascosto, di contro-corrente, di rivoluzionario. No, tutto in accordo con il comune di Milano, con la polizia locale, con la prefettura. Ognuno ha il suo ruolo.
In questi giorni siamo spesso in festa, come è giusto che sia, per noi e per loro. Qualche sera fa Soserm ha organizzato una serata particolarmente bella, vissuta da tutti con molta emozione. Tanti colori, tante lingue, e poi la musica, il cibo condiviso, il ballo.
Niente frontiere, niente barriere. Ragazzi felici che avevo visto e curato tanti mesi fa , disperati, sotto gli alberi di Porta Venezia, che ora ridono mentre i loro occhi brillano. Un miscuglio di culture, di esperienze, di speranze.
E’ possibile che tutto questo venga visto come una defraudazione, e non come un arricchimento?
Io parlo veneto e loro tigrigno, farsi, malinkè, arabo, ma il piacere di una serata tra musica e ballo è un linguaggio che ci accomuna.
Tutti stanno aspettando con ansia e paura la risposta della Commissione che deciderà del loro futuro, ma per qualche ora nessuno ci ha pensato.
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