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Il linguaggio del corpo

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Dottore in Psicologia, Autore di vari libri sul linguaggio del corpo e PNL, Master Trainer PNL, Codificatore FACS, METT Advanced, Mix2, affiliato Humintell in Italia

Lo scopo della menzogna

Lo scopo della menzognaLo scopo della menzogna, di qualsiasi genere essa sia, è sempre strategico.

Non stiamo qui parlando del bugiardo patologico, perchè quello è un altro argomento che mi riservo di trattare in un prossimo articolo, perchè mentire senza scopo è patologico.

In questo post parleremo proprio dello scopo della bugia.
Chi mente cerca di mettere in campo una strategia che gli permetta di ottenere quel che vuole.
Oltretutto è difficile – sempre che non si abbiano dei problemi psicologici – che il bugiardo menta a chiunque.

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Come smascherare una bugia

come scoprire una bugiaPossiamo in meno di un secondo, capire quale emozione sta provando il nostro interlocutore?
E’ possibile sapere se una persona ci sta mentendo o no?

Sappiamo che chi sta dicendo una bugia si tradirà, con un qualche segnale del corpo. L’inganno si sviluppa non solo attraverso l’atto verbale della menzogna, ma anche attraverso comportamenti tesi ad incidere sulle conoscenze, motivazioni, aspettative dell’interlocutore.

Se vogliamo interpretare questo punto di vista, possiamo dire che l’omissione di informazioni non è tanto una menzogna, quanto un inganno.

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La stretta di mano

La stretta di manoQuando diamo la mano, sappiamo che la stretta deve essere paritaria, cioè tutti e due dobbiamo essere sullo stesso piano per non risultare nè dominanti nè sottomessi. Ogni volta che il palmo è rivolto verso il basso, vuol dire che chi sta portando la stretta di mano in quel modo, vuole dominare la conversazione.

Possiamo però notare delle varianti, ad esempio possiamo stringere con tutte e due le nostre mani, la mano dell’altra persona. Questo è un gesto di affetto, di empatia, di esser felici dell’incontro che facciamo. Un gesto tipico se vogliamo, di alcuni sacerdoti.

Sono cose che in parte abbiamop già trattato in questo blog, oggi andiamo un pò più nello specifico, grazie anche all’aiuto che possiamo avere da un breve video che ho avuto il piacere di realizzare durante una mia intervista tempo fa sul canale sky 852.

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L’abito fa il monaco?

abito monacoCome diceva Manuel Fantoni nel film Borotalco, “l’abito fa il monaco!”. Aveva ragione? Anche se ci spiace ammetterlo, la risposta è sì!

Ci sono montagne di ricerche su questo fatto, e tutte concordano che valutiamo gli altri dalla prima impressione.

Questa cosa può sembrare (e per un certo verso lo è) superficiale, ma immaginate ancora una volta di vivere in una landa desolata e pericolosa, dove le risorse sono scarse e si lotta per ottenerle.

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Ottenere risultati con il metodo M.A.D.E.

immagini della menteIl nostro cervello si nutre di immagini, ma le immagini che affollano la nostra mente parlano una lingua che a volte non comprendiamo.

Faccio un esempio per chiarire meglio il concetto: se ci poniamo come obiettivo il parlare ad una platea numerosa e non ci reputiamo buoni comunicatori, il fatto stesso di reputarci (o meglio, crederci) buoni comunicatori potrebbe fare la differenza.

Perchè? Quali immagini hanno di solito nella loro mente le persone che hanno paura di parlare in pubblico?

È dimostrato che, il più delle volte, tali persone prima di iniziare un discorso, si ripetono mentalmente frasi come «Non mi devo emozionare», «Non devo andare nel pallone», «Stavolta non mi devo bloccare», «Stavolta non voglio fare una brutta figura».
Quali immagini evocano queste parole?

Il cervello sappiamo che si nutre più di immagini che di parole – infatti un’immagine vale più di mille parole -, proprio per questo motivo la mente delle persone che non riescono a parlare in pubblico si riempie di immagini di loro stessi che non sanno parlare, che si bloccano e inibiscono davanti ad un pubblico più o meno vasto.

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