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Cappuccetto Rosso Mestruo: un messaggio di trasformazione interiore

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Cappuccetto Rosso Mestruo un messaggio di trasformazione interioreCappuccetto rosso di Valentina Marra

C’era una volta una cara ragazzina. Solo a vederla le volevano tutti bene, e specialmente la nonna, che non sapeva più cosa regalarle. Una volta le offrì un cappuccetto di velluto rosso e, poiché le donava tanto che la ragazzina non volle più portare altro, la chiamarono sempre Cappuccetto Rosso.

Chi di voi, da bambini, non ha mai attraversato il bosco insieme alla ragazzina dai ciuffi dorati che fuoriescono timidamente da un cappuccio rosso? Ebbene, vi voglio riportare in quel tempo, lontano eppure così vicino, tra i ricordi e la nostalgia di vecchi racconti impressi nelle pagine ingiallite del libro dei fratelli Grimm, con la storia scritta nel 1857. Esiste però anche un’altra versione della fiaba, quella di Charles Perrault, celebre poeta e colto membro dell'Académie française, dal titolo Le Petit Chaperon Rouge. È del 1697. 

L’antica versione di Perrault finisce drammaticamente: la bambina viene mangiata dal lupo; nessuno interviene a salvare la ragazzina, mentre nella versione dei fratelli Grimm, molti anni più tardi, prende forma l’immagine salvifica del cacciatore.

Leggiamo questa fiaba come un sogno, i personaggi che la caratterizzano sono: la ragazzina, il copricapo rosso, il lupo, il cacciatore, la nonna e la mamma. La giovane dovrà attraversare il bosco per raggiungere la casa della nonna. È l’inizio di un viaggio. L’ambientazione nel bosco rappresenta una velata idea di simbolismo che cela ulteriori significati. Come spiega la Von Franz, interpretando Jung: il bosco simboleggia quella zona in cui la psiche inconscia si fonde con i processi fisiologici del corpo. Infatti, quella vegetale è proprio la forma di vita che cresce direttamente dalla materia inorganica e se ne nutre. Perciò il bosco costituisce spesso un'immagine della nostra vita "vegetativa" nel suo legame con i processi chimici e somatici.

Il bosco, per la sua oscurità e le sue profonde radici, è simbolo dell’inconscio, come afferma Jung. Il terrore del bosco, come terror panico, sarebbe ispirato dalla paura delle rivelazioni inconsce. Nei tempi antichi capitava che i boschi, le campagne o la natura in genere fossero più frequentati dai bambini. Era facile smarrirsi e perdere il senso dell’orientamento, per cui questi luoghi erano ritenuti potenzialmente pericolosi. Soffermiamoci ora sul colore rosso. Il rosso è un colore, è il colore del sangue, che può simboleggiare la vita attraverso il sangue uterino o il mestruo, il parto, oppure il sangue della morte dell’aborto o dei sacrifici.

Il sangue è generalmente considerato come veicolo di vita e principio di generazione. Nell’antica Cambogia, lo spargimento di sangue nel corso di gare o sacrifici donava fertilità e abbondanza ed era presagio di pioggia. Nella Nuova Zelanda ogni oggetto su cui cade una sola goccia del sangue di un grande capo, diviene questi sacro. 

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In molti riti iniziatici, l'adepto viene invitato a indossare un cappuccio o gli si colora la testa di questo colore. Nelle antiche culture matriarcali veniva donato alle giovani l’hennè: si tratta di un arbusto che produce un pigmento rosso, con il quale si tingevano mani e piedi, ed era un momento fondamentale dei riti di passaggio. Tra questi, uno dei più importanti riguardava la prima mestruazione che celebrava il passaggio dall’infanzia alla vita adulta. Ancora oggi, in molti paesi medio-orientali, alle donne che stanno per sposarsi vengono dipinte sul volto figure con il colore rosso.

“Un giorno le donò un cappuccetto di velluto rosso e, poiché le stava benissimo e non voleva più toglierselo, da allora la chiamarono sempre Cappuccetto Rosso.”

La ragazza, figura di Anima, inizia il suo viaggio e qui incontra il lupo. Ma chi è il lupo? Il lupo che vede nel buio, simbolo di luce presso i nordici e presso i Greci dove è attributo di Bele e di Apollo Licio. L’aspetto luminoso del lupo ne fa un simbolo solare, antenato di Gengis Khan. La Cina conosce anche il Lupo Celeste, la stella Sirio che è il guardiano del Palazzo Celeste. Questo carattere polare lo si ritrova nell’attribuzione del lupo al nord. Il lupo è anche guardiano e, in questo caso, si evidenzia l’aspetto feroce dell’animale con la sua forza selvaggia. Il lupo è anche un ostacolo sulla via del pellegrino arabo, la lupa, su quella di Dante che assume le dimensioni della bestia dell’Apocalisse. Il lupo è anche una delle forme date a Zeus al quale si immolavano in sacrificio gli esseri umani. Ma il lupo svolge il ruolo di psicopompo.

"Apparirà un lupo davanti a te, prendilo come tuo fratello perché il lupo conosce l’ordine delle foreste…

Egli ti condurrà per la via piana verso un figlio di re verso il paradiso."

Canto funebre rumeno

Il lupo appare come personaggio essenziale per acquisire consapevolezza per la giovane Cappuccetto Rosso e così per ognuno di noi: all’interno dell’animo umano non esistono flussi di per sé buoni o cattivi, ma solo forze che devono essere riconosciute per attuare un processo di crescita.

I lupi sani e le donne sane hanno in comune talune caratteristiche psichiche: sensibilità acuta, spirito giocoso, e grande devozione. Lupi e donne sono affini per natura, sono curiosi di sapere e possiedono grande forza e resistenza. Sono profondamente intuitivi e si occupano intensamente dei loro piccoli, del compagno, del gruppo. Sono esperti nell'arte di adattarsi a circostanze sempre mutevoli; sono fieramente gagliardi e molto coraggiosi. Eppure le due specie sono state entrambe perseguitate.

Clarissa Pinkola Estés, Donne che corrono coi lupi.

Note sul rosso e sul luogo del lupo di Valeria Bianchi Mian

E a proposito di lupo, riprendendo il filo tracciato qui sopra da Valentina Marra, vi segnalo il mio podcast nel quale potrete ascoltare anche il canto funebre del lupo con la voce di Ivo De Palma ed Elena Circei, poetessa romena:  https://alessandria.today/2021/03/18/psicopodcast-simbologia-del-lupo/amp/

Mi preme aggiungere che, considerando l’importanza di questo simbolo, potremmo dunque volergli un po’ più di bene. Proteggere l’immagine del lupo dentro di noi e smetterla di raccontare ai bambini una sola versione della fiaba di Cappuccetto Rosso. Inventiamoci nuove storie, favole dentro le quali il lupo possa essere anche amabile - ho detto anche, non ho detto "solo".

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Zenobio nel secondo DC scrive: “il lupo è sempre sotto accusa, colpevole o meno che sia”. Flagello e rinnovamento, fiera apocalittica, associato con l’inverno e la fame. Eppure, quel soffio selvaggio, quell’oscuro ansimare è la “traccia divina della vita” per l’Eremita dei Tarocchi, è il “lupo delle steppe” di Hesse, è presente nel nostro mondo interno, è uno specchio per l’uomo e per la donna, “animale smarrito in un mondo a lui estraneo e per lui incomprensibile”, indubbiamente da ascoltare.

“Con la distruzione di cui è l’artefice, il lupo provoca una metamorfosi, il passaggio cioè da uno stato all’altro.” Ha una funzione di psicopompo, guida nel regno dei morti, voce del lato oscuro. Il lupo è una occasione di coscienza, se ascoltiamo la sua voce. Una voce di luna, una luce nel buio.

Abbiamo paura del lupo. Abbiamo timore del sangue e della morte.

Dal là e allora dei riti a Eleusi, il mistero del sangue arriva a noi in perfetta sinfonia, simbologia in sintonia con le leggi del cosmo. Arriva a noi come ciclico rapporto mensile o, quando in noi il mestruo non è che un ricordo, come relazione psichica con i cicli lunari.

È il sangue che appare e scompare in un eterno rimescolarsi a immagine e somiglianza della Luna.

È elemento misterico che possiamo preservare e coltivare in anima anche dopo la menopausa.

Il sangue mestruale è prodigio della nostra biologia ma è anche un elemento che viene spesso e volentieri demonizzato, soprattutto quando, nella storia degli uomini e delle donne, appartiene proprio a queste ultime e si chiama mestruazione.

Noto a livello popolare come "la zia", "le visite", "le cose", il periodo mestruale diventa in alcune culture occasione per allontanare fisicamente le ragazze, per cacciare le adolescenti lontano dal villaggio. Ancora oggi vengono utilizzate le "capanne mestruali" nelle quali, indipendentemente dalla stagione, la donna deve trascorrere i giorni del sangue. Da sola. Immagine specchio del tabù che rappresenta. Non c'è sempre un lieto fine.

Su "Il Post" del 2018 era apparso il caso di una giovane donna, Gauri Kumari Budha, morta a seguito di un incidente nella capanna mestruale. "L’8 gennaio, una studentessa di 22 anni è stata trovata morta in Nepal nella capanna di fango senza finestre dove aveva trascorso la notte: è rimasta soffocata dal fumo di un fuoco che aveva acceso per riscaldarsi. La ragazza era stata allontanata da casa e isolata in modo forzato perché aveva le mestruazioni (secondo la versione del marito, che è un poliziotto, aveva scelto lei stessa l’allontanamento). La pratica dell’esilio mestruale si chiama chhaupadi ed è formalmente vietata in Nepal dal 2005. Nel 2017 il parlamento aveva votato anche una legge che entrerà in vigore dal prossimo agosto e che stabilisce multe e carcere per chi costringa le donne all’isolamento mensile: ma la pratica è ancora molto diffusa soprattutto nelle zone rurali del paese."

Stiamo parlando di quattro anni fa, non del Medioevo.

"Gauri Kumari Budha, l’ultima donna morta di cui si ha notizia, viveva in un villaggio nel distretto di Achham, nella parte occidentale del Nepal. Solamente in questa zona dal 2007 sono morte almeno dodici donne durante l’esilio mestruale."

Per fortuna le culture si evolvono, cambiano meticciando pensiero e azione, creando spazi interstiziali, aprendo barlumi di coscienza. Cambiano anche le donne. Mutano il modo in cui si rapportano a se stesse. E al proprio corpo.

Mestruo è ciclo vitale, sangue nel concreto mistero della trasformazione.

Nel cristianesimo, il portatore del sangue che si trasforma, che passa e torna, è il Cristo. Gesù stesso, nella sua morte e risurrezione, ci rimanda ai vari Adone e Attis ai figli delle Grandi Madri. Il sangue nel cristianesimo è cosa maschile ma è ciclico come il Mestruo.

"Il sangue purifica da tutti i peccati" (Giovanni), ci "redime", è "bevanda".

È un sangue spirituale, elevato. Non ha a che fare con la vagina che tanto spaventa. Con una vagina che magari ulula come i lupi, e brama, e sbrana gli uomini per bene.

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Gli alchimisti recuperano il sangue in ogni aspetto, lo rendono simbolo chiave, in qualità di attributo mercuriale - il Mestruo Universale - a volte salino - il corpo. Adamo, si sa, è terra rossa.

La terra per l'adepto ha a che fare con il corpo e il sangue.

Nel Tantra è Shakti la dea saggia che ne sa più di tutte le altre del mistero delle mestruazioni; quando mestrua, richiama la rossa cosmica Dakini.

Tanti riti iniziatici nella storia del mondo hanno danzato e ancora ruotano intorno e dentro il sangue.

La dea indiana dPal-Idan-Iha-mo cavalca sul mulo rosso e procede lungo un oceano di sangue.

La perdita del sangue nel periodo della menopausa è accolta dalle donne in modi differenti, per alcune è una liberazione, per altre un lutto. Nella stanza della psicoterapia, il momento in cui avviene il passaggio - che dura anni - è argomento caldo di sogni ed emozioni palpabili. È un transito sacro che spesso porta il mestruo a scomparire dal corpo ma a diventare spunto per un sentire il ciclo in modi differenti - attraverso riti mensili, grazie all'attenzione alle fasi lunari, all'avvio di una ricerca spirituale più profonda. Questa elaborazione parte dalla mia esperienza con le donne nei colloqui individuali e nei gruppi. La vostra?

(continueremo con il rosso e con altri colori).

 

 

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