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Difficoltà ad instaurare rapporti interpersonali (50472)

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on . Postato in Adolescenza | Letto 3649 volte

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Monica,anni19, 02.06.2002

Non sono sicura se manderò o meno questa lettera, non ho ancora deciso se voglio che qualcuno legga quanto sono patetica, comunque il fatto di mettere nero su bianco queste riflessioni non mi farà nessun male. Credo che tutto questo proposito di scrivere a uno psicologo sia nato a causa del periodo che stò vivendo, niente di tragico...quando si dice che si sta chiudendo un ciclo della propria vita per cominciarne uno nuovo , ecco sostanzialmente è questo quello che mi sta succedendo: a 19 anni il periodo delle superiori è quasi finito e ho sentito l'esigenza di fare una specie di esame di coscienza. Il risulato di tutto questo, nonostante ne fossi già consapevole, è che ho sprecato anzi sto sprecando un discreto numero di anni ad autocommiserarmi, a fare la vittima, a vegetare nella mia "malinconia esistenziale" (causata credo da quello che seguirà sotto), a starmene da sola nella mia camera, a escludermi da sola delle possibilità, a non lasciarmi andare, quando invece avrei dovuto e ancora dovrei "svegliarmi" (ma forse ci sono vicino...forse...magari è un momento di entusiasmo momentaneo, oggi sono ottimista). Sicuramente ci sono persone che hanno problemi molto peggiori dei miei, probabilmente la mia non è una malattia, è solo un piccolo problema ma per me diventa enorme, mi fa vedere le cose in negativo, mi fa avere un cattivo rapporto con gli altri e con me stessa, mi fa stare male...avrò pure il diritto di vegetare in pace! Da dove posso cominciare...innanzitutto credo di avere avuto (cioè sto avendo) un'adolescenza atipica, nel senso che concretamente tante cose che normalmente si dovrebbero fare a quest'età io non le faccio: ad esempio avere una compagnia di amici, uscire il sabato sera, avere un ragazzo...in sostanza credo di avere paura forse di vivere, paura del confronto con gli altri, l'isolarmi è un modo comodo per non soffrire (almeno è quello che credo), per non vergognarmi e non sentirmi inadeguata (mi dimenticavo...chiaramente ho anche problemi con l'accettare il mio corpo, che casualemte secondo me non rispecchia quello che sono dentro...ma in fondo non si può avere tutto dalla vita...). Ad esempio se c'è l'occasione di andare ad una festa e conoscere gente nuova, mi assale una certa ansia, mi dico oppure e alla fine regolarmente preferisco starmene a casa, al sicuro. La verità è che dopo mi pento e ci soffro. Da una parte ho un desiderio molto forte di avere delle persone con cui stare a mio agio e avere un buon rapporto, ma poi qualcosa mi trattiene. Sono una persona di natura già chiusa e in generale non riesco a relazionarmi con gli altri come vorrei, in più sono incoerente perchè il modo in cui mi comporto non aiuta certo ad ottenere quello che vorrei...mi spiego meglio: nonostante io abbia questo desiderio di allacciare dei rapporti profondi con gli altri e di esternare le mie emozioni, i miei meccanismi di autodifesa me lo impediscono, sono io che (anche inconsapevolmente) non permetto alle persone di avvicinarsi, non riesco a superare le barriere che io stessa mi sono costruita per la paura di uscire dal guscio e di soffrire. Nelle rare occasioni in cui poi mi capita di avere un pò di vita sociale mi sento molto a disagio, o perchè non vado bene io o perchè le altre persone non si rivelano essere secondo le mie aspettative...insomma non mi va mai bene nulla. Ho concluso che finchè non accetterò me stessa, non mi sentirò meglio con gli altri. Mi colpisce il fatto che ci sono due mie compagne di classe che mi definiscono apatica, quasi mi stupisco di come la facciata dell'indifferente (ottimo scudo difensivo) funzioni bene...mi fa sembrare una specie di "ameba" e le persone di conseguenza mi stanno lontane di loro spontanea volontà; in realtà poi io mi sento molto "tormentata" proprio in modo viscerale e ho anche dei sentimenti e delle passioni nonostante non li manifesti!! Non mi piace questa opinione che hanno di me le persone. Tornando all'inizio, quando parlavo di malinconia esistenziale, credo che questo fatto di rimanere da sola non ha fatto altro che aumentare il ripiegamento su me stessa e amplificare quelle cose che tante volte si provano nell'adolescenza...tipo "mal di vivere", spleen, senso di vuoto, inutilità...è così che mi sento, la cosa brutta è che, è un modo d'essere a cui mi sono talmente "assuefatta" che per me è normale essere così, ed è una cosa eccezionale setnirmi vitale o positiva. Mi chiedo perchè devo essere così sbagliata! Mi rendo conto che non sarò mai la persona più allegra, positiva ed espansiva dell'universo, quella non sarei io, però ci sarà almeno un piccolo margine di miglioramento...sono stanca di sentirmi non adatta, sono stanca di nascondermi, sono stanca di avere paura di essere senza difese, sono stanca di vedere il mondo come un posto ostile, sono stanca di soffocare le mie emozioni, sono stanca di essere asociale e sola. Ma la domanda è come si fa a cambiare? Come si fa a risolvere questi problemi? Come si fa ad aprirsi, a esternare la nostra "dimensione interiore"? Ho finito...non sono riuscita a esprimere al massimo quello che intendevo ma comunque ringrazio di cuore, indipendentemente dal fatto che la mail ottenga una risposta o meno, il santo/a che ha avuto la pazienza di leggere quest' "ottima" missiva! Perdono! Forse avrei dovuto essere più breve...Grazie! Monica

Cara Monica, che bella analisi, che idee chiare! Troppo, forse il problema consiste proprio in questo quadro preciso, in questa interpretazione così ben costruita da impedirti di sperimentare una vita alternativa. Prova a smontare tutto quello che pensi di essere e a vederti come nuova, che non vuol dire reagisci, esci, vedi gente, ma semplicemente cambia pensieri, tenta di rompere l'immagine che hai di stessa e di smettere di fornirti le solite spiegazioni sulla tua inadeguatezza e le tue incapacità, perchè si tratta solo di una costruzione mentale, sostituibile con un'altra. Quello che devi indagare è perchè tu abbia scelto questo modello "perdente", al posto di uno vincente. A volte succede che una persona crei una immagine di se stessa, basata su tratti negativi, e su questo costruisca la sua vita. Tutto questo non corrisponde a qualcosa di reale, perchè l'immagine è nella mente, ma rappresenta un meccanismo di difesa da un lato, e un modo per sentirsi speciali dall'altro, che poi sono due facce della stessa medaglia. Ti isoli, ti giudichi, ti impedisci di vivere ciò che ti spetta e la tua identità "sbagliata" diventa il tuo scudo. Ti proteggi dalla sofferenza che potrebbe derivare da un confronto con il mondo in cui hai paura di non vincere, autoinfliggendoti una sofferenza che ti sembra più sopportabile perchè sei tu a gestirla. Se ti isoli non puoi perdere, non c'è competizione, non scambi emozioni, non rischi rifiuti, sei salva e fuori della mischia!Il cambiamento comincia dal pensiero, se ti identifichi con una idea e la coltivi, si rinforzerà, se cambi la tua idea, darai forza a qualcosa di nuovo. Il problema nasce dal fatto che aspiri alla perfezione, la tua, quella delle persone che incontri e delle relazioni che puoi instaurare, e non accetti che la realtà sia lontana da questo modello ideale e non è fuggendo che risolvi la situazione perchè il conflitto lo ritrovi dentro di te anche se ti illudi di evitarlo. I giudizi che temi sono i tuoi, e così è tuo il rifiuto, la mancanza di interesse e di entusiasmo e, anche se vivi chiusa in una stanza non puoi evitarli. Spero di averti dato uno spunto per nuove considerazioni e ti auguro un buon cambiamento. Ciao.

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