Scuola e adolescenza (060543)
Aurelia, 46 anni, 13.12.2002
Sono la mamma di un ragazzo
di 16 anni che frequenta il terzo anno dell'Istituto Tecnico Industriale indirizzo
di elettrotecnica.
E' un ragazzo intelligente, ma non c'e' verso di farlo studiare. Sono andata
circa un anno e mezzo fa a consultarmi con due psicologi i quali mi hanno detto
che non c'e' nulla di strano nel comportamento di Marco anzi che io dovevo essere
meno esigente nei suoi confronti, di permetterle di frequentare gli amici d'infanzia
(che abitano distante da noi 15KM) di fare calcio e sopratutto di non continuare
a chiedere a Marco di studiare.
Ho fatto quello che mi era stato consigliato fino a 15 giorni fa.Ma dopo le
prime udienze con gli insegnanti, dove mi e' stato riferito che il ragazzo a
scuola non e' attento, chiacchiera con i compagni e fa battutine spiritose e
che tutto cio' fa si che il suo rendimento scolastico e' molto al di sotto del
cinque, ho preso una decisione. Cioe' gli ho impedito di andare al pomeriggio
(che poi dall'inizio dell'anno scolastico erano diventati tutti i pomeriggi)
a trovare i suoi amici.
Praticamente gli e' rimasto solo il permesso di fare calcio , uscire il sabato
fino alle 23,30 con gli amici e la domenica pomeriggio.Il risultato e' che lui
se ne sta a casa senza fare alcuna richiesta, ma neanche prende un libro in
mano. Alla mia domanda del perche' si comporta cosi', la sua risposta e' stata
che e' una ripicca.
Voglio dire che Marco in casa e' un ragazzo rispettoso e segue tutte le regole
in modo tranquillo. L'unico tasto dolente e' la scuola e secondo me tutto cio'
che e' autorita'. E questo a me fa paura per il suo futuro ovviamente non solo
scolastico.
Aggiungo che Marco e' il mio terzo figlio, sono divorziata da suo padre (che
nella vita del ragazzo non e' mai stato presente per scelta) e che io mi sono
risposata due anni fa con una persona che si e' ben inserita nel ns contesto
familiare e ben accettata dai miei due figli rimasti in casa (Sarah 18anni e
appunto Marco).
Quello che vorrei sapere da voi e' perche' Marco si comporta cosi' e cosa posso
fare per aiutarlo. Credo che anche lui soffra di questa situazione.Mi dice che
vuole frequentare una scuola professionale, che quarda caso si trova nel paese
dove abitavamo prima e frequentata dai suoi amici dove probabilmente lui si
sentirebbe leader rispetto agli altri. Ed e' per questo che non glielo permetto.
A mio avviso quell'andare continuamente dagli amici,rinunciando persino ad andare
acomprare i pantaloni o le scarpe che servono io l'ho vista come una forma di
dipendenza e ho cercato di interromperla.
Spero di essere stata piu' chiara possibile e in attesa di una vs risposta Vi
auguro BUONE FESTE
Aurelia
E' probabile,
come dice Marco, che lo scarso rendimento scolastico e altri atteggiamenti dipendano
dalla reazione ('ripicca') verso qualcosa che non sente essere una scelta personale
o anche perchè si sente troppo limitato nei movimenti.
E' inoltre probabile che dietro al conflitto con le figure autoritarie ci sia
la sensazione di non ricevere abbastanza attenzione e affetto (come è stata
vissuta l'assenza della figura paterna ?), tenendo presente che nella fase adolescenziale
i contrasti sono molti. Comunque per sapere meglio come stanno le cose occorre
ristabilire maggiore dialogo, essere dei 'consulenti' per le scelte che vuole
fare senza imporre niente.
Occorre aiutarlo a conoscersi di più, nei punti forti e nei punti deboli della
personalità, aiutarlo insomma a orientarsi nel mondo delle responsabilità, senza
essere prescrittivi o autoritari.
E' una fase delicata della vita di Marco, un momento di indecisione, deve scoprire
che cosa vuole effettivamente e che cosa è più opportuno per lui. Il dialogo
e il rapporto con la madre è importante ma solo se riesce a sentirlo di aiuto,
una comunicazione che gli consente di conoscersi e di maturare quelle scelte
che lo aiutano a crescere.