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Ansia e attacchi di panico (165492)

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Viola, 27 ( 165492)

La mia Storia: Salve, sono una studentessa universitaria di 27 anni,
è da molti anni che credo di soffrire di attacchi di panico, determinate esperienze sociali vissute nell'adolescenza, mi hanno condizionato il mio stare con gli altri.
Ogni volta che esco, specialmente quando vado in facoltà, soffro di vari disturbireplica omega ladymatic jaeger lecoultre replica hublot replica watches uk replica panerai rubber strap prevalentemente mal di stomaco e mal di pancia e sebbene mi stia curando con dei appositi farmaci, l'ansia continua a paralizzarmi .
Spesso frequentando le lezioni mi trovo a contatto con la gente in aule più o meno sovraffollate, io ho il terrore di alzarmi e benché lo faccia ugualmente perché la maggior parte delle volte mi sento male, la sensazione è come se sia in balia degli eventi, senza via d'uscita ,vedo tutti gli altri miei colleghi tranquilli e io in preda al panico più totale.
Mio padre è contrario alla psicoterapia, quindi mi ritrovo come nelle sabbie mobili ancora impelagata con l'università e pervasa dall'ansia su cosa fare, ho pensato anche nei momenti più tremendi di lavorare ma non riuscirei a reggere, ho fatto solo qualcosa part-time.
Per quanto riguarda il resto della mia vita ho eliminato molte amicizie superficiali e da 2anni sto ripartendo da zero, per quanto riguarda invece i ragazzi capita qualche uscita ma non di più.
La mia domanda è questa come posso uscirne da questa situazione?
La volontà di provare e tentare c'è ma viene smontata da questi miei sintomi e dal mio essere introversa, oltre i molti eventi luttuosi che hanno segnato la mia vita riguardanti varie mie persone care, sembra quasi che quando mi capita di vivere momenti di spensieratezza non me lo godi fino in fondo.
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Gentile Viola,
la situazione mi sembra un po' complicata, e ho l'impressione che la complicazione sia legata non solo all'università ma ad un contesto generale che le provoca serie difficoltà.
Credo che il prolungare il tempo dell'università possa avere a che fare con la difficoltà di assumersi la responsabilità della sua vita.
Il fatto poi che scriva "Mio padre è contrario alla psicoterapia" lascia intravedere un livello di dipendenza che forse la fa sentire nelle "sabbie mobili".
"Per quanto riguardo invece i ragazzi capita qualche uscita ma non di più": chissà come mai e perché. Ogni volta che si vuole "ripartire da zero" ci sono forze inconsce che provocano resistenze al cambiamento. L'unico suggerimento che mi sento di darle è di rivolgersi ad un professionista esperto ( magari scegliendo fra quanti , iscritti all'ordine degli psicologi della sua regione, offrono il primo colloquio gratuito) per chiarire i contorni dell'insieme e comprendere se sia o meno il caso di intraprendere un percorso di analisi e cura.
Quelli che lei definisce attacchi di panico non sono altro che l'espressione tangibile del disagio generale.
Augurandole ogni bene, la saluto,
S. Bertini


(Risponde la dott.ssa Susanna Bertini )

Pubblicato in data 12/03/2015

 

 
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