Ansia e attacchi di panico, mancanza di figura paterna (109851)
Annalisa 22
Quando avevo 12 anni i miei si separarono, da quel momento la mia vita non ebbe
più un senso, non ebbi più uno scopo e in me si aprì una
voragine, un vuoto che non sono mai più riuscita a colmare. Già
da prima della separazione, mio padre non era molto presente in casa, ma c'era,
comunque, e questo contava più di ogni cosa! Mia madre, mio fratello
(più grande di me) ed io andammo a vivere dai miei nonni materni. Era
l'inizio dell'estate ed ero sola. Nel trasferirmi avevo perso tutti i miei amici,
mio fratello non c'era (da un lato era una fortuna, visto che quando c'era mi
picchiava, mi maltrattava,ecc), mia madre era a lavoro tutto il giorno, andava
via la mattina presto e ritornava che già ero a letto e mio padre, seppure
in un primo momento manteneva l'impegno di venirci a trovare una volta a settimana,
pian piano lo vedevamo sempre più di rado. E' andata così per
molti mesi. Passavo interi pomeriggi davanti alla tv, anche quando ripresi la
scuola, non riuscivo neppure a studiare e restavo appiccicata al televisore.
Allora, scoprì il senso della frase "il silenzio dice più
di mille parole"; ero triste e sola, quando spegnevo la tv per provare
a studiare, mi sentivo sprofondare, attorno a me il nulla... avevo troppa paura
di quel silenzio, mi faceva troppo male. Arrivò di nuovo l'estate e feci
amicizia con una ragazzina che abitava accanto a me. Avevamo l'usanza di incontrarci
in un terreno vicino casa, noi e altri fanciulli. Il proprietario è uno
zio di mia madre che ci permetteva di stare lì. Ci viziava, ci offriva
la merenda, la cioccolata e noi eravamo contente. Più in là però,
con me si ripagò molestandomi: mi toccava e pretendeva che lo toccassi
e altri particolari che preferirei evitare. Mi minacciò e si fece giurare
che non avrei detto nulla a nessuno e, infatti, non l'ho mai fatto e mi sono
tenuta tutto dentro. Non andai più lì e, come se nulla fosse mai
successo, non pensavo mai all'accaduto, quindi non vi trovavo nulla di grave.
Gli anni passavano e mi ritrovai subito alle scuole superiori, dove la mia depressione
crebbe ancor di più. Il mio disagio interiore faceva si che i miei voti
a scuola fossero criticabili, ma a rendere l'opera ancora peggiore erano le
discriminazioni, i maltrattamenti e le umiliazioni ricevute da parte delle mie
compagne e da parte dei miei professori, a causa di alcuni accadimenti, che
riguardavano anche una mia compagna di classe. Cominciai a fare uso di alcool
e a fumare, marinavo la scuola, venni bocciata e odiavo me stessa per aver permesso
ad altri di trattarmi come uno straccio. Di questa cosa ne erano a conoscenza
solo le mie amiche e la mia famiglia non si è mai accorta di nulla, nè
del bere, nè della depressione. Avevo imparato a nascondere i miei reali
stati d'animo. Forse non volevo essere un peso o forse ero semplicemente orgogliosa,
chi lo sa!? Più passava il tempo e più andavo un disastro a scuola,
fino a chè decisi di lasciarla. Da allora sono passati tre anni. Cominciai
subito a lavorare al fianco di mio zio. Era da un annetto che ero diventata
totalmente indifferente a tutto ciò che accadeva, nulla mi toccava, mi
scivolava tutto addosso. Probabilmente fu opera di un meccanismo che si instaurò
in me, quando dissi a me stessa che non volevo più soffrire. Negli ultimi
mesi di scuola mi disperavo, perchè mi ero resa conto di questa cosa
e pregavo Dio di ridonarmi la capacità di sentire emozioni. E un giorno,
mentre ero a lavoro, commisi un errore e così riscoprì cosa significava
piangere. Piansi per tutto ciò per cui non l'avevo fatto, piansi per
ciò che avevo perso, per ciò che avevo fatto, ecc. Nel corso di
questi tre anni ho cominciato a matuare, a responsabilizzarmi, a riparare a
qualche malefatta. Da un anno però, la mia vita è diventata un
inferno, perchè ho cominciato a soffrire di ansia e attacchi di panico.
In principio mi era difficile addirittura attraversare la strada. Avevo paura
di tutto, anche di dormire, solo che non sapevo fosse ansia, ceredevo che i
miei mal di testa, i dolori allo stomaco, quella continua astenia, ecc, fossero
frutto di un malessere fisico e ci sono voluti mesi prima che sapessi dargli
un nome. Ciò che vorrei chiedervi è il perchè della presenza
della mia ansia, perchè il panico, da cosa nascono?? E la mia paura del
sesso, da cosa è provocata? Quanto l'assenza di mio padre c'entra in
tutto ciò. Semplice timore per il sesso, semplice mancanza di fiducia
verso gli uomini o diversità? Mi auguro che possiate dar risposte a tutte
le mie domande, nella speranza, però, che esse non spingano ad altre
domande, ma che siano sincere e dirette al nocciolo del mio problema, che sto
tentando di risolvere già da un anno e che non voglio si prolunghi oltre.
Grazie della vostra attenzione.
Cara Annalisa, cercherò di rispondere qui di seguito alle tue domande
sperando di essere chiaro e diretto come tu ti aspetti. Chiedi "il perchè
della presenza della mia ansia, perchè il panico, da cosa nascono".
Le cause degli attacchi di panico sono spesso dovute ad un forte accumulo di
stress che può essere dovuto a diversi fattori. Dopo aver subito il primo
attacco di panico di solito la persona si preoccupa e comincia a temere che
gli possa tornare un altro attacco di panico: ecco che allora si innesca il
circolo vizioso del panico; ossia la paura della paura. Ovviamente più
la persona teme che gli possa tornare questo strano attacco di panico e più
è probabile che l'attacco torni. E' come una profezia che si autoavvera...
il panico viene quindi alimentato dalla paura: è come un fantasma, più
uno ne ha paura e più ci scappa e più il fantasma diventa grande;
ma se uno affronta il fantasma e lo tocca esso svanisce. Come diceva Oscar Wilde
"ognuno crea la sua realtà che poi subisce". In questi casi
la soluzione migliore è rappresentata dalle terapie brevi come ad esempio
quella cognitiva-comportamentale e l'approccio ipnotico breve ericksoniano.
Tieni presente che l'evitamento è un fattore che tende a peggiorare il
tuo disturbo: quindi dovresti cercare di affrontare le situazioni. Poi chiedi
"E la mia paura del sesso, da cosa è provocata? Quanto l'assenza
di mio padre c'entra in tutto ciò. Semplice timore per il sesso, semplice
mancanza di fiducia verso gli uomini o diversità?". Tutte le cose
di cui abbiamo paura nascono dal fatto che non le conosciamo bene e a fondo.
Quando le conosciamo bene e a fondo allora le cose smettono di farci paura.
La paura è in fondo una emozione primaria, ossia innata, e ha lo scopo
di difenderci in situazioni percepite come minacciose, ovvero la paura ci consente
di prelevare e utilizzare tutte le nostre risorse ed energie in modo da farci
affrontare al meglio la situazione. Inoltre l'esperienza traumatica che hai
subito da ragazzina ha certamente una parte importante in questa tua paura,
ma ciò non vuol dire che per superarla tu debba rivivere il trauma, anzi!
lo devi superare... L'assenza di tuo padre avrà un certo peso ma non
penso abbia senso soffermarti su questo punto: ha senso invece dirti che tu
PUOI FARCELA A CAMBIARE. Ti lascio con una frase di Neruda che risponde bene
al tuo ultimo quesito "Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non
rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce".
Un saluto.
(risponde il Dott. Fabio Gherardelli)
Pubblicato in data 23/01/08
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