Attacchi di panico (Err2)
Riccardo 22
Salve, sarò il più breve possibile. Vi scrivo non per me stesso, ma per la mia ragazza. E' una persona allegra, dinamica, simpatica... perfetta. Però ha una caratteristica caratteriale molto forte: in alcune situazioni è molto ansiosa. Prima di partire prepara tutto in anticipo, si preoccupa molto per gli esami all'università, insomma, cose normali, ma in una certa direzione. Tuttavia recentemente le sono capitati degli episodi un pò sgradevoli. Il primo si è verificato circa due anni fa, dopo aver fumato uno spinello. Le è venuta una tachicardia sempre più forte, non riusciva più a stare in piedi, e così si è sdraiata a terra. Ma non riusciva a stare tranquilla. Io cercavo di dirle che non era niente, che poteva capitare, ma vedevo dai suoi occhi che era sempre più come se entrasse in un circolo vizioso di paura. Alla fine ha chiesto di essere portata all'ospedale. E così abbiamo fatto. Chiaramente all'ospedale le hanno detto che era solo un pò di tachicardia, l'hanno fatta sdraiare su un lettino e somministrato qualche goccia di un blando calmante. Dopo mezzora è tornato tutto normale. Per precauzione, però, ha smesso di fumare, anche perchè episodi simili (ma meno gravi) le erano già capitati. Molto meglio così. Per un buon periodo di tempo è tornato tutto nella norma: lei è stata bene, nessun problema. Un paio di volte in un anno si sono verificati episodi di tachicardia, ma non particolarmente gravi. Sono iniziati, però, a diventare più frequenti verso l'estate di quest'anno (2007). Poi quest'estate le è capitato un altro episodio più "grave". La tachicardia "normale" è stata sempre più forte, non riusciva a dormire, e tremava, spaventata. Così ha svegliato i genitori ed è andata all'ospedale con loro. Dopo questo episodio si sono rivolti ad un'esperto, che le ha consigliato un calmante. Lei, però, non l'ha preso, giudicando che non ci fosse bisogno di una cosa simile. L'estate è stata quasi perfetta: si è verificato un solo episodio, una volta, di tachicardia, ma non grave. Eravamo insieme, e lei non riusciva a dormire. Era come se fosse, non so, iperlucida, immersa in una percezione della realtà esageratamente veloce. Ma poi è andata in bagno, si è sciacquata il viso e la cosa è finita lì. Ora, però, in questi giorni, io non mi trovo in Italia. Da quando sono partito (4 mesi) sembra che questi piccoli episodi di tachicardia siano diventati ancora più frequenti: ultimamente raramente riesce ad addormentarsi subito, e dice di avere spesso la tachicardia, quando va a letto, la sera. Potrebbe essere la distanza tra noi, in effetti: ci vedevamo tutti i giorni, studiavamo insieme, facevamo tutto insieme, mentre ora che io sono fuori ci siamo visti solo per una settimana in 4 mesi. E' stato difficile anche per me, ma per lei, già così fragile, ancora di più. In ogni caso, vi volevo chiedere un consiglio per risolvere il suo problema. Non si tratta di attacchi di panico veri e propri... o forse si? Cioè, voglio dire, lei non ha esplicita paura di qualcosa, solo le viene una tachicardia che sembra non farla respirare bene e istantaneamente si crea un circolo vizioso: paura, paura di avere paura e ancora paura. E' come, dunque, se fosse una sorta di ansia, ma molto amplificata, al punto tale da diventare quasi paura. Non è un meccanismo facilmente gestibile psicologicamente: ci vorrebbe forse una grande forza di volontà per uscirne. Beh, altra domanda è se potete descrivere "dove" inizia un attacco di panico, cioè quando la normale ansia diventa invece "attacco".
Caro Riccardo, da quello che dici riguardo al disturbo della tua ragazza, potrebbe trattarsi di attacchi di panico. Gli attacchi sono un disturbo di per sé e non sono una naturale evoluzione o indice di un aggravamento di uno stato ansioso; ci sono persone che soffrono di un'ansia devastante, generalizzata o specifica, ma che non hanno mai vissuto un attacco di panico. Naturalmente tale indizio diagnostico va preso con cautela, prima di tutto perché le informazioni che possono essere fornite via mail sono per forza di cose ridotte e poi per il fatto che, non essendo tu a vivere questo disagio, non puoi sapere fino in fondo quello che si agita nel cuore e nella mente della tua ragazza, anche se vi unisce un forte legame, siete due persone distinte e solo lei potrebbe spiegare quello che realmente prova. Non colpevolizzarti per la lontananza a cui siete costretti, episodi del genere si erano manifestati anche prima a quanto dici, e la loro causa va ricercata in tempi decisamente più remoti e più lontani dalla coscienza. Considera che il circolo vizioso del quale parli "paura, paura di aver paura e ancora paura", è un aspetto del disagio che vive, non può controllarlo e in quel momento non è in grado di essere razionale e di ragionare lucidamente in modo da contrastare il processo. Probabilmente sarebbe necessario che affrontasse un percorso terapeutico, che non prevede il ricorso a psicofarmaci, ma richiede la volontà del soggetto. Nessuno può obbligarla ad un tale passo, neanche tu; una terapia è faticosa e impegnativa, non è un farmaco che può essere somministrato in modo coatto. Auguri Riccardo e ricorda che il vostro rapporto è quello di fidanzati, non trasformarlo in quello di medico paziente, sarebbe deleterio per entrambi!
(risponde la Dott.ssa Maria Rosaria D'Inverno)
Pubblicato in data 02/05/08
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