Disturbi da attacchi di panico (165744)
Giovanni, 24
Salve dottore,
Le scrivo per chiederle un parere da specialista dal momento che pur essendo una laureanda in medicina, non ho l'esperienza nè la preparazione richiesta per farmi un'idea da sola.
Il mio fidanzato soffre di disturbo da attacchi di panico con agorafobia, oramai da 8 anni. Dopo l'esordio della malattia è stato preso in cura da un noto specialista neurologo che, nonostante non credo sia sis competenza specificamente neurologica, lo segue da allora.
Inizialmente erano attacchi frequenti, la cura consisteva di anafranil e rivotril cpr. Dopo un netto miglioramento, contemporaneamente alla perdita di un caro amico, la malattia si è ripresentata (senza che da allora la cura sia stata mai sospesa o modificata). A tal punto il dottore consigliava di aumentare le dosi, e dopo alcuni tentativi aggiunge al rivotril cpr, il rivotril in gocce (3/die), che prima era usato solo alla necessità quando si presentava un vero e proprio attacco di panico.
La scorsa estate, nonostante i medicinali, la situazione è peggiorata ed il medico, per telefono, gli consiglio di aumentare ulteriormente il rivotril a 9 gocce/die. A settembre tra aumento della dose e l'inizio di un percorso psicoterapeutico che ha intrapreso, la situazione pare essere migliorata ma comunque vi è una forte limitazione nello svolgimento delle attività quotidiane, non pianifica viaggi, ha sviluppato una forte dipendenza dalla figura materna e va in forte agitazione se non sa esattamente dove sono i membri della sua famiglia qualora dovesse averne bisogno.
Io inoltre so che il rivotril, in particolare, tra le diverse benzodiazepine è in grado di dare una forte dipendenza. Ho sollevato dei dubbi soprattutto legati al fatto che in 8 anni la situazione non sia realmente migliorata, ma sono stata aggredita in quanto effettivamente non esperta in materia. La sua dipendenza dal rivotril è chiara oramai.
Lei pensa che ci possa essere un altro modo per trattare questa patologia, un'altra strada da percorrere che non è stata proposta sinora? La ringrazio in anticipo.
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Gentile Giovanni, mi sembra che la sua domanda contenga già la risposta!!!
Ora a fronte di attacchi di panico mi sembra corretto fare indagini su eventuali motivi fisiologici del fenomeno, una volta accertato che non esistono anomalie di tipo organico ritengo che la via maestra sia la psicoterapia!! Forse lo stesso neurologo avrebbe potuto accorgersi che non si verificavano miglioramenti, anzi...
E' opinione condivisa fra gli psicoterapeuti che gli attacchi di panico siano spesso l'epifenomeno di una condizione di depressione. Intervenire in questi casi è un procedimento abbastanza lungo ( almeno uno o due anni di psicoterapia) e necessita della disponibilità profonda del paziente, aspetto che nel caso descritto non sembra scontato. Riguardo ai farmaci gli psicoterapeuti, per legge, non li possono prescrivere e quindi li conoscono poco, l'aspetto da tenere in seria considerazione, però, è che la somministrazione di quel tipo di farmaco deve essere ridotta molto gradualmente.
L'unico suggerimento che mi sento di darle è che se iniziano ad esserci risultati positivi con la psicoterapia, di continuare pazientemente , talvolta nel primo periodo di psicoterapia i sintomi sembrano peggiorare, ma la cosa è transitoria e segnala che la cura inizia ad essere efficace.
Augurandole ogni bene, la saluto.
(Risponde la Dott.ssa Susanna Bertini)
Pubblicato in data 11/08/2015
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