Elaborazione del lutto (1526301241709)
paola, 50
Buongiorno, scrivo per ricevere un buon consiglio riguardo una situazione delicata. Il fidanzato di mia figlia frequenta l'università all'estero, è un ragazzo molto capace e intelligente, sorprendentemente maturo per la sua giovane età (20 anni).
Lo scorso gennaio ha perso la mamma per una brutta malattia, durata molti mesi, alla quale lui ha dovuto assistere un po' da lontano, non potendo abbandonare la scuola per troppo tempo. In questi mesi si è particolarmente attaccato a mia figlia, due anni più grande di lui, che frequenta anche lei l'università, ma qui a Milano. Alla morte della mamma non ha avuto particolari reazioni, anzi sembrava in qualche modo più sereno perché l'angoscia della malattia era terminata.
Ora a distanza di qualche mese ha forti crisi d'ansia per situazioni di poco conto, fa molta fatica a staccarsi da mia figlia e da me (si è molto affezionato anche a me) e a tornare a scuola, il suo rendimento scolastico (sempre eccellente in passato) inizia a risentirne e sicuramente sta attraversando solo ora la morte della mamma. A scuola è seguito da una psicologa che gli ha consigliato un periodo di stacco dall'università e un breve rientro in famiglia, ma a casa sua è molto solo e quindi si è praticamente trasferito da me.
Io vorrei aiutarlo ma non so bene come affrontare la situazione... lo tratto come un figlio ma ho sempre paura di esagerare o di mettermi sullo stesso piano della sua mamma... Ieri era la festa della mamma e io mi sono sentita molto a disagio, provo una grande tenerezza per questo ragazzo cosi apparentemente sicuro e forte che sta vivendo un grande tormento interiore che si manifesta con questi attacchi d'ansia.
Come posso fare? Grazie per quanto mi consiglierete.

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Cara Paola,
molto affetto traspare dal suo scritto.
E' evidente, da quanto mi dice, che il fidanzato di sua figlia sta avendo comprensibili difficoltà ad affrontare qualcosa che la maggior parte delle persone affronta in un momento della vita più avanzato e molto differente.
Lei, per quanto affezionata a lui, fa molto bene a tenere presente che sostituirsi in qualche modo alla sua mamma non è una buona idea e non fa parte del suo ruolo. E' di aiuto per lui in questo momento avere vicino due donne che gli vogliono bene, ma non lo è negare la perdita e la mancanza di un'altra persona, insostituibile.
Le crisi di ansia, la paura di restare a casa da solo e la ricerca di vicinanza e affetto sono aspetti normali di chi sta vivendo un lutto, e racchiudono inconsciamente la paura che la terribile esperienza di perdere una persona amata si ripeta.
Oltre a questo, potrebbe esserci in lui, consapevolmente o no, un senso di colpa per non essere riuscito a stare più vicino alla madre nell'ultimo periodo della sua vita, o forse anche per essersi sentito sollevato alla fine della sua sofferenza. Anche questa è un'emozione che ha diritto di cittadinanza nell'anima di chi ha perso un genitore, ma che piano piano potrà gradualmente risolversi e lasciare libero questo giovane uomo.
Mi chiedo come sia il rapporto tra lui e suo padre, e se possa costituire una risorsa per entrambi in questo difficile momento. Il ragazzo cerca la vicinanza del padre? La trova? Se no, perchè? Se sì, cosa accade tra loro?
Indipendentemente da quanto detto finora, credo che il ragazzo abbia molto bisogno di un ottimo supporto psicoterapeutico. Anche una terapia di gruppo, magari con metodo psicodrammatico, potrebbe essere particolarmente utile a prendere consapevolezza dei propri sentimenti e a "chiudere il cerchio" rimasto sospeso, per poter poi riprendere il suo cammino.
Lei cerchi se può di non caricarsi il mondo sulle spalle: l'affetto che dona a questo ragazzo sarà per lui una preziosa oasi di pace in questo momento, ma sarà una tessera di un mosaico più grande, che questo ragazzo ha ancora da costruire davanti a sé.
Pubblicato il 23/05/2018
A cura della Dottoressa Elisabetta Ranghino
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