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Ossessioni e Panico (080078)

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on . Postato in Ansia, Stress, Panico | Letto 599 volte

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Raffaella, 27 anni

Soffro di attacchi di panico da quasi un anno in modo non continuativo (ho avuto una pausa di qualche mese)...che sono sfaciati nell'agorafobia e nel fastidio al solo contatto anche di familiari...so che la causa è sicuramente il distacco da una storia di 10 anni con una persona ancora molto presente nella mia vita e il cui pensiero mi tormenta continuamente.
La prima domanda è: c'è qualcosa che posso fare per  "evitare" il pensiero di lui che ora esce con un'altra, vanificando tutto quello in cui ho creduto fin da piccola? Ci penso in continuazione...è ormai una vera ossessione. La seconda: il giorno dopo l'ultimo forte attacco (simile a un infarto) mi sono svegliata con un forte dolore alla mano e parte del braccio, tanto da non poterli muovere...la mia domanda è: possono essere collegati? E se sì, ci sono degli esami che dovrei fare?
(Sono già in terapia da due mesi, senza psicofarmaci) La ringrazio in anticipo per l'eventuale risposta.

E’opportuno che tutte queste questioni lei le veda con lo specialista con cui attua la terapia.
Distacco non si direbbe proprio,lei ha organizzato il suo pensiero in modo da appoggiarsi tutto il giorno a quella relazione,che si direbbe modificata nel modo in cui la vive;non più come un anno fa,ma spostata ora nei pensieri,e tutt’altro che finita..Si tratta infatti adesso di liquidarla;e ciò può avvenire mediante una esperienza di parola.
Le parole ,una dopo l’altra, hanno molti effetti…Tra i quali c’è che mentre si parla, insieme alle parole si lascia cadere anche il contenuto e a poco a poco ci si può dirigere verso altro; abbia dunque fiducia e continui o inizi una psicoterapia anche breve.Poi ,le sembrerà banale,ma creda che è necessario affidarsi a degli stimoli nuovi per cambiare pensieri, e in più ,il tempo farà la sua parte e lei non avrà più bisogno di trattenere nella sua mente questi pensieri perché altri le procureranno soddisfazione.
E infine,(con Freud), cerchi di cogliere qual è il vantaggio che le deriva dal mantenere la situazione di cui si sta lamentando,definito dalla psicoanalisi :”beneficio secondario”.

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