Paura dell'abbandono (162458)
Melissa, 28
Gentile Dottoressa,
buongiorno, volevo delle delucidazioni sul mio caso. Sono una ragazza di 28 anni, da gennaio ho incominciato a soffrire di ansia, la causa penso sia per mio suocero cui hanno diagniosticato un tumore al polmone con metastasi al fegato, sono arrivata anche a smettere di fumare di colpo.
Io a giugno mi sposo, e avevamo optato come viaggio di nozze di andare in America ma ho dovuto rinunciare perchè appena ho prenotato i voli, ho avuto degli attacchi d'ansia (permetto che ho sempre avuto paura dell'aereo ma sono sempre andata anche con la paura) che però non sono passati dopo aver cambiato la destinazione.
Mi sono rivolta ad uno psichiatra perchè continuavo a piangere tutto il giorno e pensavo che stavo diventando pazza. Ho sospeso la pastiglia di sertralina dopo 2 mesi che la prendevo e dopo 2 giorni si sono ripresentati i sintomi. Oltre all'ansia ho come un dolore dentro, come se qualcuno mi avesse lasciato o fosse morto qualcuno.(fortunatamente non ho mai avuto lutti in famiglia di persone care) Infatti continuo a piangere e quando sto male così non voglio rimanere sola.
Credo che questa paura l'ho sempre avuta sin da piccola, mia mamma mi ha detto che non poteva lasciarmi un attimo da sola che piangevo e la stessa cosa è stata quando ho incominciato ad andare a scuola, piangevo tutte le mattine. Ancora adesso quando devo fare qualcosa di nuovo o che non so come si fa non voglio farlo da sola, voglio essere sempre accompagnata.
Può essere che il fatto di mio suocero (che sta migliorando) possa avermi tirato fuori questa paura? C'è un modo per poterla gestire? Se è una cosa che ho sin da piccola può esserci stato un avvenimento ad avermelo scaturito o posso essere di carattere proprio così?
grazie in anticipo.
Cara Melissa,
da quanto scrive sembra che non abbia mai vissuto senza paura. Il timore (fobia)di prendere l'aereo si iscrive nel quadro generale che fornisce.
Non penso le sue "insicurezze" siano necessariamente da ascrivere ad un qualche trauma, mi sembra più probabile che siano da mettere in relazione con aspetti di iper protezione da parte di qualche membro della sua famiglia d'origine.
Sicuramente la malattia del suo futuro suocero l'avrà turbata, ma da ciò che scrive forse le "ansie" maggiori dipendono dalla consapevolezza di doversi staccare dalla sua famiglia d'origine.
Vorrei che queste poche righe fossero per lei uno stimolo a riflettere sulla sua situazione e sui suoi desideri effettivi, ritengo che dovrebbe fare un buon lavoro su se stessa per capire, magari con il supporto di un esperto, che grado di autonomia desidera e quale direzione vuole dare alla sua vita. Credo che i farmaci siano una scorciatoia e favoriscano la rimozione dei problemi all'origine della sua "ansia", non immagino che lei voglia diventare dipendente dai farmaci, ma preferisca esplorare le cause profonde del suo disagio.
Molti auguri.
S. Bertini
(Risponde la Dott.ssa Susanna Bertini)
Pubblicato in data 15/07/2013