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Aborto e depressione (114131)

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on . Postato in Depressione | Letto 445 volte

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Maurizia 33

Sono mamma di 2 gemelli, ho 33 anni, una casa, un lavoro e una splendida famiglia, quando quasi 2 anni fa mi accorgo di essere incinta per la 2° volta; ero la persona più felice al mondo, pensierosa sì, ma mai e poi mai avrei pensato di dover abortire quel figlio inaspettato, ma amato da me subito. La sera stessa lo comunico a mio marito che non apre bocca, ma lo comunica ai suoi genitori, e quì veramente succede il finomondo: mi aggrediscono dicendo che eravamo pazzi, che sarei stata infelice per tutta la vita, che non potevo continuare a lavorare, che il figlio nasceva nel mezzo del lavoro, etc. Morale della favola mi sbarrano tutte le porte, mio marito che è una persona succube dei suoi genitori non fa nulla per controbattare, capisco che la battaglia è persa, decido di mollare e abortisco all' 11°+3. Con la morte nel cuore passano i giorni, i mesi, un anno, il dolore sembra allentarsi ma il ricordo delle sensazioni, degli odori rimane nella mia mente. Fino a dicembre scorso di quando mia cognata non sposata, accompagnata con un separato, comunica che è incinta; ovviamente per lei non ci sono problemi, questo figlio lo deve tenere, e nascerà nel mezzo della stagione. Quì inizia il mio calvario, divento una belva con mio marito, con i miei suoceri (li odio), la rabbia è la compagnia delle mie giornate, non mangio, di dormire non se ne parla, e il nervosismo sale alle stelle. Sto impazzendo dal dolore, dalla rabbia, nessuno sembra capire questo mio comportamento, sono infelice, sempre angosciata, ho bisogno di capire cosa fare.

Cara Maurizia, purtroppo hai vissuto un grosso dolore aggravato dal fatto che la scelta non è stata tua ma "quasi" obbligata da una situazione familiare. Sicuramente i tuoi suoceri non avevano alcun diritto di interferire, ma è successo. Non hai rielaborato il grave lutto, d'altra parte è cosa difficilissima da farsi anche per le donne che hanno effettuato una scelta più o meno consapevole ancor meno per te; è una traccia indelebile e stare a dare le colpe è poco costruttivo. Rivolgiti ad uno psicologo, meglio se con tuo marito per esprimere la rabbia, il rancore, portare fuori tutto. E' una cosa da farsi nel breve periodo. Un abbraccio.

(risponde la Dott.ssa Maristella Copia)

Pubblicato in data 28/05/08

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