Insoddisfazione e tristezza (166305)
Chiara, 44
Gentile Dottore....probabilmente la mia lettera sarà simile a tante altre ma il racconto che segue rappresenta la "mia" vita e la "mia" esperienza.
Mi sono trasferita a Reggio Calabria ben 16 anni fa, quando ho sposato mio marito...calabrese doc. In realtà anche da ragazza ero sempre pronta a partire....a sperimentare nuovi posti...spesso lavoravo fuori anche se per brevi periodi....mi sono laureata in lingue straniere con la voglia di viaggiare e diventare cittadina dell'Europa.
Naturalmente tutto questo non è successo....qui non ho neanche trovato un vero lavoro....sono una delle tante precarie della scuola italiana...ho un contratto a tempo determinato con un Ente della Pubblica Amministrazione ...faccio ciò che capita...
La mia famiglia è cresciuta...sono mamma di tre figli, il più piccolo ha 5 anni.
Il problema è che sono molto triste. Molto molto triste.
La mia vita in questo posto non è mai stata granché felice...mio marito non mi ha mai dato importanza come moglie...mi sono sentita subito.."abbandonata"...e naturalmente man mano la mia nostalgia del mio paese d'origine è andata aumentando. Ho dovuto sempre fare tutto da sola...con i bambini...con la casa...la spesa...i vari lavori...e in fondo sento di non aver mai avuto una mia vita. Spesso sento di odiare mio marito....mi ha sradicata con
promesse che non ha mai mantenuto...non mi sono mai sentita considerata...non abbiamo mai festeggiato un anniversario...non si è mai presentato con un regalo...o un fiore e per lui rientrare a casa alle 18,00 è un atteggiamento da "borghese". Adesso è Sindaco di un paesino sperduto nelle montagne Calabresi (il suo paese d'origine) e vive
soltanto per quello. Io nonostante tutto sono ancora qui...a stirare le sue camicie e preparare manicaretti che forse neanche si renderà conto di mangiare....Mi chiedo...ma....a questo servono le mogli? Io gentile dottore non ce la faccio più....sento di non aver creato una solida base matrimoniale...di non avere progetti di vita da condividere con questa persona tra l'altro anche un pò tiranna. Piango spesso...anzi molto...e il mio primo pensiero la mattina è la seguente domanda: "ma io che ci
faccio qui?"...Io ho una famiglia...i miei genitori...mia sorella...zii e cugini...avrei potuto avere una vita più facile...con un minimo di aiuto...quella vita che sento di aver perso. Per non parlare dell'aspetto più intimo! Passione zero!! E’ sempre stato così..eppure ci tengo molto a curare la mia persona e il mio abbigliamento e tante volte
mi sono chiesta se in me c'era qualcosa che non andava. Ma dove vado adesso con tre figli due dei quali frequentano le superiori? Come faccio cambiare città? Da dove ricominciare tutto?...io non sono una donna "di servizio"...dov'è la mia dignità? Lo so ...avrei bisogno di un avvocato....ma ci vuole anche una forte supporto psicologico per
sostenere questa situazione...ecco solo questo....vorrei dei consigli e mi auguro che voi possiate darmeli...almeno come spunto di riflessione per poter prendere una decisione ponderata. Grazie
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Gentile Chiara, ogni storia è personale e non possiamo in alcun modo assimilarla alle altre, anche se gli eventi possono essere simili i vissuti e l’unicità della persona restano individuali per cui la ringrazio per questa analisi dettagliata della sua situazione e del coraggio che ha dimostrato nello scrivere le sue perplessità.
La tristezza che racconta sembra essere molto legata agli eventi della sua vita e al divario tra l’ideale immaginato e il reale vissuto, bisognerebbe scavare profondamente nel suo animo per comprendere cosa si aspettava e cosa ha ottenuto. Come donna, come moglie, come madre c’è qualcosa che la rende incompleta, dovrebbe indagare questi ruoli nella sua vita compiendo anche uno sforzo generazionale.
Molte volte dietro uomini soddisfatti sul lavoro e con posizioni di spicco c’è una donna che sa supportarlo, aiutarlo, comprenderlo, a volte a scapito del proprio benessere ma non è detto che le due cose debbano necessariamente essere in opposizione. Dalla lettura che fornisce della situazione matrimoniale sembra emergere un forte dispiacere ed un sentimento di frustrazione molto forte, i pensieri che riporta sono di connotazione depressiva e forse varrebbe la pena di parlare con uno specialista per poter ritrovare quella spinta vitale che inizialmente aveva.
Non dimentichiamo che l’alternativa sembra essere sempre meglio di ciò che abbiamo, (il giardino del vicino ha l’erba sempre più verde) ma il cambiamento, quando possibile, porta soddisfazioni e gioia. Il primo passo spesso non è un allontanamento fisico ma uno spazio mentale che permetta di pensarsi diversamente. Come psicoterapeuta non sarebbe etico darle consigli su come agire, sarebbe importante poterla aiutare nel valutare cosa è meglio per lei e come il suo desiderio le dice di agire, ma per fare questo è necessaria una relazione terapeutica e un setting strutturato, per questo, al fine di valutare in maniera più opportuna tutta la gamma di sentimenti che la dominano le suggerisco di consultare uno specialista con cui parlare.
A disposizione per ulteriori approfondimenti le auguro di trovare la sua strada.
Dr.ssa Luisa Bonomi
(a cura della Dottoressa Luisa Bonomi)
Pubblicato in data 17/09/2015
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