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Liceo scientifico (1470481340917)

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on . Postato in Depressione | Letto 1486 volte

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le risposte dellespertoFrozo91, 25

 

D

 

 

Scrivo questo perchè ho bisogno di sfogarmi, ho bisogno anche di ascoltare pareri ed esperienze analoghe per poter capire come e se è possibile superare uno stato tale, di totale insoddisfazione e sofferenza.

Insoddisfazione, frustrazione, penso siano le parole che più descrivono il momento che sto vivendo. Un senso generale di inutilità e quel profondo terrore che le cose non cambieranno mai. Sono un ragazzo di 25 anni, nella mia vita ho fatto diverse esperienze, ma non credo di aver goduto appieno in nessuna di esse.

Ho sempre avuto un senso di smarrimento e di vuoto, come se mancasse qualcosa di enorme nella mia vita. Non ho mai avuto un vero scopo nè un obiettivo e molte delle scelte che ho preso le ho prese per poter evadere, fuggire dal posto in cui vivo.

A volte anche con la speranza di vivere situazioni che mi avrebbero portato a cambiare, a diventare una persona migliore di quello che sono ora. In breve, mi sento insoddisfatto su tutti i livelli della mia vita, specialmente in questo momento.

Non ho una forte base di studi alle spalle, nessuna abilità o formazione, nè passione che mi possa dare stimoli o tornare utile, la mia famiglia è un disastro: per quanto sia consapevole della bontà dei miei genitori nutro un forte risentimento nei loro confronti, quasi infondato, che ha portato con il tempo ad un distacco che è però non dichiarato, ho un rapporto di odio con mio fratello con il quale non parlo più ormai da anni; economicamente anche peggio, vivo ancora alle spalle della mia famiglia e mi vergogno per ogni centesimo che ricevo da loro; ho una paura, quasi da sempre, ad approcciarmi con l'altro sesso: a volte ho come un blocco che mi impedisce di agire nel modo in cui vorrei, e mi fa venire voglia di scappare piuttosto che provare a fare qualcosa.

Non ho avuto relazioni nella mia vita, l'unica è stata un rapporto a distanza con una ragazza conosciuta durante un periodo di lavoro all'estero che è durata un anno, e finita da pochi mesi. Finita perchè lei aveva smesso di amarmi mentre io l'ho amata, e la amo ancora, più di qualsiasi altra cosa nella mia vita, probabilmente anche attribuendole una sorta di speranza nel riportarmi "a galla" e costruire una vita migliore insieme a lei.

Nonostante ci sentiamo ancoa, anche se in un modo freddo e distaccato, la cosa mi fa soffrire ancora tantissimo e ne sono quasi ossessionato, non riesco a togliermela dalla testa e soffro ancora molto a volte, mentre lei ha praticamente dimenticato tutto e mi vede come un amico, o anche meno. Nelle relazini con gli altri mi sono reso conto di dare un peso assurdo a quello che possono pensare di me, un peso che mi schiaccia, che mi toglie la mia identità, un insano bisogno di consenso che mi sta lentamente annullando. Non riesco ad essere me stesso e mi sento irrilevante agli occhi degli altri. Spesso, mi ritrovo a pensare al suicidio.

A volte ci ho anche provato. Mi blocca la sofferenza che arrecherei ad i miei genitori. Sopratutto mia madre che, essendo molto vulnerabile, potrebbe addirittura non farcela fisicamente a sopportare una cosa del genere. È infatti questa l'unica cosa che mi impedisce di farla finita al momento, e continuare questo trascinarsi nella vita come una nullità, un corpo sbiadito e sofferente senza più una ragione per vivere.

Ho i mie momenti di felicità a volte, è vero, in cui si accende una fievole speranza, ma che presto svanisce per lasciare di nuovo spazio a questo travolgente dolore che mi sta lentamente divorando l'anima.

 


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R

 

 


Gentile Frozo91,
il quadro che descrive è davvero raccapricciante, l'unico sentimento autentico che sembra emergere è l'odio per suo fratello, che disastro! Il fatto di sentirsi insoddisfatto su tutta la linea non sembra casuale.

Il risentimento non esplicitato nei confronti dei suoi genitori avrà pure un origine. Azzardo un' ipotesi, forse infondata: i suoi genitori non le hanno dato regole alle quali attenersi, non sono stati in grado di "costringerla" a seguire un percorso che in seguito le avrebbe fruttato una migliore autostima.

Non è il caso di colpevolizzare i genitori, hanno fatto quello che erano in grado di fare e probabilmente lei ha contribuito significativamente a minare l'autorevolezza dei suoi genitori.

Ora lei è a un bivio: può continuare ad autogiustificarsi, a minacciare di uccidersi e commiserarsi oppure prendere in mano la sua vita e recuperare ciò che è realisticamente possibile. Se sceglie la seconda via, che le suggerisco caldamente, deve essere consapevole che è un percorso faticoso e doloroso, ma che dà la possibilità di costruire un vita degna di essere vissuta e ricca di gioie e soddisfazioni.

Ora se decide per la vita dovrebbe farsi aiutare da un professionista esperto, da scegliere fra gli psicoterapeuti, iscritti all'ordine degli psicologi della sua regione, che offrono il primo colloquio gratuito.


Non mi resta che augurarle ogni bene e salutarla.
Susanna Bertini

 

A cura della Dottoressa Susanna Bertini

 

Pubblicato in data 19/09/2016

 

 


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Tags: depressione insoddisfazione frustrazione risentimento supporto psicologico senso di vuoto famiglia disatrosa bivio

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